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 2009  ottobre 29 Giovedì calendario

L’arma segreta di Rutelli si chiama finanza bianca - Non è ancora un partito. Per dirla con Lorenzo Dellai, inventore della Margherita e presidente della provincia di Trento, è «un percorso politico: niente di più, ma neanche niente di meno»

L’arma segreta di Rutelli si chiama finanza bianca - Non è ancora un partito. Per dirla con Lorenzo Dellai, inventore della Margherita e presidente della provincia di Trento, è «un percorso politico: niente di più, ma neanche niente di meno». Una strada che si comincia a percorrere in nome del «cambiamento e del buongoverno», come si legge nel manifesto fondativo. Ma nella scommessa che altri, a breve, si aggiungeranno cammin facendo. Dove gli ”altri” sono pezzi di classe politica in uscita da Pd e PdL. Ma anche pezzi dell’imprenditoria, dell’establishment. Della finanza e delle banche. Quel mondo, per esempio, che si è trovato dalla stessa parte di Francesco Rutelli nella battaglia contro la scalata di Unipol a Bnl, quando dall’altra parte della barricata c’era quel Bersani che oggi guida il Pd. L’ex leader della Margherita non se ne va dal Pd. Ma comincia a fare altro. E di certo non è un «club di riflessione culturale», per citare Dellai. Parte da un manifesto firmato da undici persone che ieri ha presentato a Palazzo Ruspoli: oltre a Dellai e Rutelli, Massimo Cacciari, Giuliano Da Empoli, Linda Lanzillotta, Vilma Mazzocco, Andrea Mondello, Roberto Mazzotta, Giuseppe Vita, Bruno Tabacci, Elvio Ubaldi. Una paginetta che fissa il senso e l’orizzonte di una Cosa tutta da fare. Si parte da una constatazione: l’attuale schema non è soddisfacente. Da una parte il «populismo della destra». Dall’altra un Pd che, come dice Tabacci, «con il nuovo segretario ha scelto la continuità con il Pci-Pds-Ds». Per questo «occorre costruire una nuova offerta politica». Aperta a chi vuole starci. Ma - e il messaggio è a Pier Ferdinando Casini -senza riproporre «le esperienze attuali». Il primo paletto, dunque, è che questa Cosa si colloca tra il Pd e l’Udc. Nella scommessa che «questa esperienza ne muoverà altre». E non chiamateli scissionisti: «Io non devo andar via da nulla, perché non sono del Pd», precisa Dellai. Il piano di Rutelli - che ieri si è tenuto defilato, proprio per dare l’idea che non si tratta di fare «il suo partitino» - è costruire un soggetto il più possibile laico (nel manifesto non si fa alcun accenno alle tematiche teodem e Paola Binetti ieri non c’era). Che metta insieme ex dc come Tabacci, esperienze amministrative che non hanno riferimenti nazionali (Dellai) o non si trovano in quelli attuali (Cacciari), laboratori politici che tentano nuove strade (Da Empoli è assessore alla Cultura nella giunta di Matteo Renzi), società civile (Mazzocco). E aperto a chi, nel Pd di Bersani, non si sentirà a casa. Non pochi, a giudicare dalle telefonate che stanno arrivando a Rutelli: consiglieri comunali e regionali ex Dl che temono la dalemizzazione del Pd. Insomma una Margherita 2. A livello parlamentare ha già 20 deputati e 10 senatori pronti a seguirlo in un gruppo autonomo. Ma un progetto ha bisogno di soldi. E qui si misura la novità più interessante. In questi mesi Rutelli ha creato una tela di rapporti. Personalità che da tempo aspettano la nascita di un soggetto capace di rompere lo schema destra-sinistra. E che possono trovare le risorse necessarie. Rutelli, in quanto presidente della Margherita, che giuridicamente esiste ancora, potrebbe reclamare almeno una parte dei rimborsi elettorali che il vecchio partito riceverà fino al 2011 (circa 25 milioni). Ma chi degli ex Margherita resta nel Pd potrebbe opporsi. Può contare su alcuni think tank: il Centro per un Futuro sostenibile, Glocus, il Centro di formazione politica. Bracci culturali. Ma non fonti di finanziamento. Decisiva, invece, è la rete economica che si sta muovendo attorno a quello che è ancora un embrione di partito. Uno è Mondello, firmatario del manifesto, che alla guida della Camera del Commercio della Capitale è stato tra gli inventori del modello Roma (Rutelli punterebbe a candidarlo alle Regionali). Mazzotta, altra firma, è il banchiere cattolico per eccellenza: ex presidente della Banca popolare di Milano, ora di Cariplo. Poi la finanza: nella squadra degli undici c’è Vita, presidente del cda di Allianz Spa, tra i più grandi gruppi assicurativi, e presidente onorario di Deutsche Bank. Ed è solo il giro più stretto. L’altro giorno a Milano, dopo la presentazione del libro ”La svolta”, l’imprenditore Francesco Micheli ha organizzato una cena per Rutelli. E c’erano, tra gli altri, Bruno Ermolli (toh! il grande stratega del Biscione berlusconiano), Piergaetano Marchetti, presidente di Rcs, l’economista Mario Monti (da sempre fan del Grande Centro), Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, Antonella Camerana della Fondazione Cariplo e Chicca Olivetti della Fondazione Etica. Un mondo che nel 2005 fu ostile alla scalata di Unipol e che è in attesa del Big Bang capace di scardinare lo schema attuale. Quando? «Il nostro modello è Wiki», scherza un rutelliano. Wiki come la tecnologia web basata sull’aggiunta libera di contenuti. Vedremo chi si aggiungerà.