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 2009  ottobre 29 Giovedì calendario

LE MATERIE ALL’UNIVERSIT E QUELLA RIDUZIONE DIFFICILE


Il disegno di legge sulla rifor­ma universitaria approvato ieri dal Consiglio dei ministri, e che dovrà passare ora al vaglio del Parlamento, ne­cessiterà di severi decreti attuativi se in­tende risultare efficace nell’applicazio­ne.

In generale coglie alcuni aspetti che anche il Corriere ha sottolineato in que­sti anni come utili per un rinnovamento negli studi, quali la ripartizione dei fon­di anche in relazione ai meriti, l’introdu­zione di un nucleo di valutazione dei sin­goli atenei non composto dagli stessi do­centi e che agisca in relazione a un «co­dice etico», l’accorpamento dei piccoli atenei, un CdA e un direttore generale chiamati a gestire con più efficienza l’ateneo, l’importanza della docenza a contratto ma non a titolo «gratuito». Il ddl mostra un po’ di «demagogia» nel ritenere discriminante la valutazione de­gli studenti ai professori per assegnare i fondi agli atenei: l’efficacia della didatti­ca andrebbe verificata nei suoi effetti re­ali (se dà lavoro e produce innovazione) e non in corso d’opera (dove è bravo il professore che fa superare l’esame).

Due gli aspetti più delicati. Il primo è la riduzione del 50% dei settori discipli­nari (cioè dei gruppi di «materie»), che attualmente sono tantissimi, 370. L’in­tento è buono, cioè sfavorire ed elimina­re le conventicole, ma potrebbe finire con il creare aggregazioni improprie. discutibile infatti il criterio che si inseri­sce per ridurli: sopravvivranno solo i set­tori che hanno almeno 50 docenti ordi­nari.

Il ddl introduce anche l’abilitazione nazionale per aspiranti docenti (perché non anche per i ricercatori?), per titoli, davanti a una commissione con profes­sori anche stranieri, come da più parti auspicato. Il ddl stabilisce che siano poi le singole università a chiamare i docen­ti scegliendoli da questa lista di idonei, ma senza specificarne i criteri. Perché questo sistema funzioni e risulti effetti­vamente meritocratico è necessario che la commissione d’abilitazione resti ano­nima ed estranea a logiche di scambio; altrimenti il rischio è che a Roma si fac­ciano todos caballeros e poi si applichi­no nuovamente le logiche di filiazione già note in sede locale.