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 2009  ottobre 29 Giovedì calendario

E’ MEZZANOTTE MA SPLENDE IL SOLE CHE VITA SAREBBE SENZA FUSO ORARIO


Vladivostok, estremo oriente russo, mezzogiorno del 22 dicembre 2012. Buio pesto. Infatti è notte piena. Ma da quando è entrato in vigore il nuovo fuso orario che accorpa i sei vecchi fusi orari siberiani, bisogna fingere che sia giorno.

E che a Mosca - lontana diecimila chilometri - siano invece soltanto le dieci del mattino. Perché? Perché prima la Russia era regolata da undici fusi orari. Il più occidentale, quello dell´enclave di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania. Il più orientale, l´undicesimo, quello della Chukotka e della Kamchatka, sino allo stretto di Bering. In mezzo, Mosca, il Caucaso, gli Urali, Perm, Ekaterinenburg, Novosibirsk, Irkutsk, Vladivostok. Una riforma radicale ha ridotto e concentrato il più esteso paese del mondo in soli quattro fusi orari: Kaliningrad, Mosca, gli Urali e la Siberia.
Nemmeno Stalin, che ci aveva fatto un pensierino, riuscì a varare il fantascientifico progetto. Ma nell´era del Virtuale, tutto è diventato più facile. A modificare gli orari dei treni e degli aerei ci hanno pensato i computer globalizzati. A informare e istruire la popolazione sulle nuove scadenze, Internet, radio, tv satellitari. A ribaltare i turni di lavoro, i sindacati.
Certo, armonizzare le proprie abitudini come se bastasse un clic d´orologio, non è affatto semplice: intanto, alzarsi assai prima del solito; lavorare di notte, nel lungo e gelido inverno siberiano, è una sfida nella sfida. Saltano i bioritmi, insorgono nuove patologie psicosociali, si complicano i rapporti con gli Stati limitrofi: la frontiera tra Russia e Cina corre per ben 4192 chilometri lungo i fiumi Amur, Argun e Ussuri. E qui, attraverso ventun valichi, il mondo slavo comunica con quello asiatico. Ma se i russi hanno deciso di dormire di giorno e lavorare di notte, potranno convincere i loro partner coreani e cinesi ad imitarli? Davvero, la drastica riduzione dei fusi conviene?
Sì, dice il professor Ghennadi Lazarev, rettore dell´università di Economia della città di Vladivostok, deputato da quattro legislature dell´Assemblea legislativa dell´Estremo Oriente. La proposta è sua. L´ha partorita alla fine di ottobre del 2009, con l´appoggio dell´Assemblea di cui fa parte: «Per attuarla, bastano tre anni: uniformeremmo burocrazia ed economia».
Se Mosca è la testa, la Siberia è il corpo. Può la testa alzarsi otto ore prima del corpo? «E´ un´idea che non ha senso», obietta Konstantin Kuimov, capo dell´Ufficio Astrometria e Ora Esatta dell´Istituto Statale di Astronomia P. K. Sternberg presso l´università di Mosca, «ogni tanto salta fuori qualcuno che la ripropone. I deputati della regione di Samara volevano abolire il loro fuso e aderire a quello di Mosca. Qualche conto e si scoprì che non conveniva. Inoltre, il progetto di Lazarev scombussolerebbe l´andamento naturale della vita degli abitanti. Perché le notti in ogni caso non possono essere abolite. Perché si deve costringere la gente a lavorare di notte, come faceva Stalin: a lui piaceva, e costringeva tutti i suoi collaboratori a fare come lui. E´ un combattimento contro natura. E poi, di quali vantaggi economici parla Lazarev? Secondo il Codice del Lavoro, gli orari notturni si pagano di più». Macché, replica Lazarev: cambierebbero anche i codici.