ItaliaOggi 28/10/2009, 28 ottobre 2009
Louis Vuitton ci prova in Mongolia- La scoperta di enormi giacimenti minerari rende appetibile l’investimento nel paese asiatico Scelta la capitale Ulan-Bator per il negozio numero 440 Comincia l’avventura in Mongolia di Louis Vuitton
Louis Vuitton ci prova in Mongolia- La scoperta di enormi giacimenti minerari rende appetibile l’investimento nel paese asiatico Scelta la capitale Ulan-Bator per il negozio numero 440 Comincia l’avventura in Mongolia di Louis Vuitton. La maison francese ha inaugurato il suo negozio numero 440 nella capitale Ulan-Bator. Il punto vendita, che si trova vicino alla sede del parlamento nella piazza Sukhbaatar, raccoglie l’essenziale delle collezioni Louis Vuitton: valigie, pelletteria, piccoli accessori e scarpe. Inoltre un salone Vip svela gli orologi della casa francese attraverso un allestimento originale, nel quale campeggia una sella realizzata da un artigiano locale. Ci si può domandare perché Louis Vuitton ha deciso di entrare nel paese asiatico. La risposta arriva dalla pubblicità scelta per annunciare lo sbarco: un enorme baule semiaperto, dal quale filtra un raggio luminoso che assomiglia a una cassa piena d’oro. Un riferimento agli eventi recenti che hanno interessato la Mongolia: il paese ha scoperto di avere nel proprio sottosuolo più di 80 tipi di minerali preziosi. Da allora la Mongolia, dove il salario medio è di circa 200 dollari (135 euro) al mese, ha firmato parecchi accordi di sfruttamento con le più grandi società minerarie del mondo. Gli esperti parlano di una crescita annuale del 30%, nel prossimo decennio, per l’economia del paese. Yves Carcelle, ceo della maison francese, dice ironicamente che si potrebbe farne un piccolo emirato delle steppe, riferendosi alla conformazione del territorio mongolo. Carcelle aggiunge che, rispetto allo scorso anno, ci sono stati importanti cambiamenti nella capitale: oggi ci sono ristoranti di alto livello, gallerie d’arte, progetti immobiliari e alberghieri in corso d’opera. vero che l’arrivo in Mongolia non ha le stesse premesse dello sbarco in Cina avvenuto nel 1992, ma ci sono un potenziale e una nuova classe agiata che si è già arricchita con i minerali. Esistono le premesse, insomma, per puntare al successo. D’altra parte, nella boutique accanto a Louis Vuitton, si è insediato anche Ermenegildo Zegna. E nei prossimi mesi sono attese altre prestigiose griffe: da Burberry a Giorgio Armani a Hugo Boss. L’esperimento della casa francese, dunque, è tutt’altro che isolato e da sprovveduti. Evidentemente tutti hanno intuito che la Mongolia si sta affacciando su un universo nuovo e finora sconosciuto, che la pesante eredità del comunismo riesce ancora a nascondere. Benessere e consumismo, se non diventeranno un fenomeno esteso, investiranno con ogni probabilità quella classe dirigente che è avida di articoli di lusso. Resta da capire se, per le grandi case internazionali, tutto ciò si trasformerà in un affare redditizio. D’altronde, in questo momento di forte crisi, è più che mai necessario battere tutte le piste.