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 2009  ottobre 28 Mercoledì calendario

TRECCANI LA RESA DEI CONTI


Costi, ricavi e litigi

Alle minacce di ridimensionare il Dizionario biografico la redazione risponde: "Le perdite sono contenute, meno dell´un per cento del fatturato, si possono coprire con gli sponsor"
Gli stipendi sono tutti bassissimi Il direttore dell´opera guadagna 34 mila euro lordi all´anno
Adriano Prosperi: "Si rischia un colpo mortale a un´impresa che fa onore alla cultura italiana"

E se in gioco non fosse soltanto il Dizionario Biografico degli Italiani, l´autoritratto nazionale più rigoroso tra le opere dello stesso genere in circolazione in Europa? Se in gioco fosse il destino stesso della Treccani, la più prestigiosa istituzione culturale italiana? In attesa del consiglio d´amministrazione, programmato per domani, nell´augusta cittadella di piazza dell´Enciclopedia Italiana si rincorrono interrogativi e timori, alimentati in questi giorni dal nuovo progetto sul Biografico illustrato da Giuliano Amato e soprattutto dall´ordine di servizio dell´amministratore delegato Franco Tatò, che annuncia i tagli alla redazione e muove pesanti critiche alla biografia nazionale.
Il clima nella redazione del Biografico è cupo ma non rassegnato. Al terzo piano di Palazzo Mattei prevale il convincimento che, impoverendo la grande opera nazionale, la Treccani finirebbe per annullare "la sua stessa ragione sociale". «In base a una legge del 1925», dicono i redattori, «la Treccani è un istituto di interesse nazionale, la cui ragione di esistere è stata fissata nella produzione dell´Enciclopedia Italiana e del Dizionario Biografico. Negli anni Ottanta l´Istituto è diventato una spa, con tutti i vincoli derivanti, primo fra tutti l´obbligo di fare profitti e non perdite. La sua esistenza avrebbe ancora un senso se la Treccani spa riuscisse a produrre utili tali da poter coprire, senza patemi, le perdite – tutto sommato abbastanza modeste – del Biografico fino alla fine dell´opera». Questo però non accade. «Allora l´Istituto deve prendere atto di tale situazione e, per non venir meno alla sua stessa ragione di esistere, deve adoperarsi per coprire l´attuale indebitamento del Biografico. In che modo? Incentivando le vendite, ottenendo sponsorizzazioni, incrementando i ricavi degli altri prodotti e anche ritagliando parte dei costi senza però modificare la natura dell´opera, che corrisponde all´obiettivo di cultura previsto dall´atto di fondazione». Se questo non fosse possibile, aggiungono gli agguerriti paladini dell´autoritratto nazionale, «sarebbe necessario promuovere una fondazione, con la partecipazione di Camera e Senato, Università, presidenza della Repubblica, Banca d´Italia, anche degli azionisti della Treccani». Alla fondazione, in sostanza, spetterebbe la parte istituzionale, "di servizio"; alla Treccani spa, la casa editrice propriamente detta.
Tra gli argomenti usati da Tatò per mettere in discussione il Biografico figura la sua perdita quantificata intorno ai seicentotrentamila euro annui. Una perdita contenuta, obiettano i redattori, se paragonata al fatturato annuo dell´Istituto che è di 63 milioni 296 mila euro, ossia poco meno dell´uno per cento. «L´onere complessivo, a opera completata, sarebbe inferiore a 10 milioni di euro. Questa cifra oltre tutto potrebbe sensibilmente scendere passando alla vendita diretta (eliminazione degli agenti mediatori) per abbonamento e aumentando con vari incentivi il numero di abbonati». Il costo del Biografico è stato indicato intorno al milionecinquantamila euro all´anno, ossia il 2,2 per cento dei costi complessivi della Treccani, che nel bilancio del 2008 risultano intorno a 48 milioni 220 mila euro. Se ci fermiamo ai costi della redazione del Biografico, le cifre sono piuttosto austere: ventisette persone, studiosi di prim´ordine, con compensi che si aggirano mediamente intorno ai milleduecento euro al mese, incluso lo stipendio del direttore Caravale che guadagna all´anno 34 mila euro lordi. Compensi, fanno notare alla Treccani, distanti dagli stipendi dei cinque dirigenti che hanno continuato a prendere premi di produzione fino al marzo di quest´anno, mentre si programmava per la redazione lo stato di mobilità e i contratti di solidarietà (altro discorso per Giuliano Amato, che ha rinunziato al suo stipendio di 150.000 euro all´anno). Con questa incidenza, vale la pena distruggere o ridimensionare un´opera celebrata dall´intera comunità scientifica come la migliore nel mondo? In una lettera ad Amato, il direttore Caravale suggerisce tagli che riguardano la stampa e i caratteri, senza toccare la redazione. Ora è attesa una risposta del presidente.
Le spese in sostanza non sembrano giustificare la scure di Tatò sul Biografico, soprattutto se si aggiunge che una voce del dizionario – saggi critici, non semplici cronologie – viene pagata quarantuno euro a cartella. La paura diffusa è che si voglia cambiare radicalmente la natura dell´opera nazionale, come è accaduto in altre sezioni dell´Enciclopedia, ormai quasi completamente affidate a service esterni. Di redazioni, nelle stanze della Treccani, ne sono rimaste poche. Il palazzo di piazza Monte dei Cenci appare completamente svuotato. Per l´attività editoriale sono ormai prevalenti gli appalti esterni: "Alicubi", "Ervin", soprattutto "Marchesi Grafiche Editoriali", che sia detto per inciso stampa anche la rivista Italianieuropei (rivista di cui è direttore responsabile Massimo Brai, il dirigente della Treccani considerato a Palazzo Mattei il principale artefice del "nuovo corso"). Tra gli altri appalti risultano anche la "Sec" per la "comunicazione" e i "comunicati stampa" (alla Treccani esiste già la struttura Relazioni esterne), "Cultur-e" per la gestione, promozione ed elaborazione contenuti del nuovo Portale, "Engineering" per il Sistema di produzione redazionale: questi ultimi due appalti, assicurano all´interno della Treccani, occupano una voce importante del bilancio.
Intanto continuano a piovere in redazione le lettere di solidarietà di molti studiosi. «Nessuna ricerca sulla storia e sulla cultura italiana», sostiene Adriano Prosperi, «può fare a meno del Biografico. Qualunque forma di riduzione del controllo scientifico e dell´impegno istituzionale e finanziario rappresenterebbe un colpo mortale a un´impresa che oggi fa onore alla ricerca italiana», ma che domani si potrebbe rovesciare «nel simbolo stesso della tragica mancanza di serietà come maledizione ricorrente nella storia del nostro popolo». Parole non lievi su cui domani dovrà riflettere il consiglio d´amministrazione.