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 2009  ottobre 26 Lunedì calendario

ECCOLI MENTRE CI SPARAVANO


C’ è quel ragazzino che si copre - con calma - il volto con un fazzoletto rosso. Poi prende la mira e spara. Il proiettile di acciaio, da 30 metri di distanza, esploso con una pistola ad aria compressa, quasi fora il vetro della finestra del salotto buono di una tranquilla famiglia torinese. Tre, quattro, colpi. Che sfiorano il proprietario, Mario B., 54 anni. Lui sta cercando di riprenderli con una videocamera. La ripresa dura pochi secondi, interrotta da una pioggia di piccole sfere di acciaio. Crepitano contro gli infissi, i muri. Qualche minuto prima, dall’altro lato del fabbricato, un’altra raffica. Questa volta diretta verso la moglie, che era uscita sul balcone a vedere se la figlia era arrivata dal lavoro. I ragazzini - già denunciati dalla squadra mobile di Torino alla procura dei minori, fermati in una strada di un quartiere di frontiera, Barriera Milano - stavano attraversando un cortile interno. Hanno sparato per divertirsi. Una folle sequenza che dura non più di cinque minuti. Gli stessi che hanno centrato a un occhio una professoressa torinese, in una strada non troppo distante dall’ultimo raid. Sarà presto operata per rimuovere il proiettile.
Due giorni dopo, Mario B. rievoca con precisione ogni istante di questa vicenda inquietante e assurda. L’orario è più o meno lo stesso di venerdì: «Abbiamo fatto tanti sacrifici per acquistare questa casa. Non ne posso più. Con mia moglie, abbiamo pensato di andarcene. Qui, è invivibile». Racconto drammatico. «Era uscita sul balcone... d’un tratto, è rientrata in casa. Era agitata, sconvolta, diceva che le sparavano addosso. Le ho detto di non esagerare, chissà che cosa aveva visto. E sono andato a controllare». Tutto vero. C’erano i pallini di metallo sul pavimento, due o tre, altri potrebbero essere caduti in cortile. «Mi sono affacciato. Sono rientrato di corsa e mi sono avvicinato alla finestra sull’altro lato. Volevo capire chi fossero, e riprenderli con la videocamera per poi denunciarli alla polizia. Anche loro si erano spostati ed erano proprio là sotto. Eccoli, mentre iniziano a prendere la mira. Sparano. Ho visto che un pallino aveva rotto un vetro. A quel punto, sono andato a prendere la videocamera». Paura? «L’ho avuta sì, ma volevo documentare questa storia, non volevo potesse passare sotto silenzio. Così, ho incominciato a riprenderli, quelli continuavano a sparare e mi sono messo al riparo».
Momenti di tensione. Quando non sai cosa fare, se continuare o lasciar perdere: «Mi hanno visto e ricominciato il tiro. Mia moglie continuava a dirmi di togliermi dalla finestra, perché era pericoloso. No, non potevo lasciar correre. Sono venuti i poliziotti, hanno esaminato il filmato, spero che possa servire a qualcosa. Quella è gente pericolosa».
Mario B. racconta qualcosa di incredibile. Un tratto del giardino interno trasformato in una specie di poligono clandestino. Sembra il preludio del blitz dei tre aspiranti cecchini, uno studente torinese e due amici di genitori marocchini ma nati in Italia: «Ho addirittura filmato gente che si allenava al tiro a segno proprio sotto il nostro condominio. Credo che fossero armi ad aria compressa, ma questo non è un tiro a segno. Siamo vicini a una scuola, c’è gente che passeggia. Bambini. Possibile che questa gente non si renda conto? Ci sono anche adulti che insegnano a utilizzare le armi. Non sto scherzando, è così. Tutto filmato».
Le immagini non lasciano dubbi. Ecco un tizio, sui quarant’anni, che trae dalla valigetta una pistola ad aria compressa. La carica, la mostra a un ragazzino (suo figlio), gli spiega il funzionamento e poi preme il grilletto. Nell’audio si avverte distinto il tintinnio dei proiettili che colpiscono la ringhiera. Quelli fuori bersaglio, un pupazzo appoggiato al muretto. Erano le 14,30 di un pomeriggio di settembre. Sullo sfondo si intravedono passanti, bambini che giocano. «Non basta. C’è un degrado incredibile. La notte arriva gente di ogni tipo».
E ora sarà la procura dei minori a decidere le sorti dei tre ragazzi. Hanno già detto, sprezzanti, ai poliziotti come andrà a finire: «Siamo minorenni, non potete farci niente».La minaccia
Il giovane punta una mano per far capire all’uomo che deve smettere di usare la videocamera.Il volto nascosto
Uno dei tre «baby pistoleri» si accorge di essere filmato e si cala sul volto un bavaglio rosso.La finestra scheggiata
L’appartamento della coppia viene bersagliato da «pallini». Nel cerchio, il foro nel vetro.