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 2009  ottobre 28 Mercoledì calendario

PAGAMENTI IN RITARDO PER SEI AZIENDE SU DIECI - C’è

una correlazione inversa tra fatturato e puntualità nei pagamenti. Più le imprese sono piccole e prima saldano i loro fornitori. I big invece, spesso, tendono a procrastinare i saldi delle fatture. Un luogo comune o una leggenda metropolitana del business? In effetti è una situazione che Il Sole 24 Ore, sollecitato dalle Pmi, ha più volte raccontato. E adesso un rapporto fotografa la situazione mettendo nero su bianco i numeri di questi ritardi e la loro segmentazione a livello settoriale. Il tema è stato discusso ieri mattina nella Sala Collina del quotidiano, in via Monte Rosa, a Milano.
Vediamo i dati, elaborati da Cribis D&b (gruppo Crif) che ha passato ai raggi X i comportamenti delle aziende e le procedure di cash management del sistema Italia mettendo in evidenza un peggioramento su questo versante, in seguito alla crisi. In particolare, dal 2007 ad oggi la percentuale dei «buoni pagatori», cioè delle società puntuali nel pagare i fornitori, è scesa di circa il 10 per cento. «Un dato che conferma – spiegano i ricercatori – le difficoltà che da mesi stanno vivendo le aziende, schiacciate dalla crisi».
Infatti, mentre nel 2007 il 50,1% delle imprese saldava i propri debiti entro i termini stabiliti, nel 2008 la percentuale è scesa al 48,55% per poi letteralmente precipitare nei primi nove mesi di quest’anno fino a raggiungere il 41,87 per cento. Ma non basta. Ben il 54,20% delle aziende ha peggiorato la propria performance rispetto al 2007. A fronte di un 32,06% che ha mantenuto invariate le proprie abitudini, solo il 13,74% le ha migliorate nell’ultimo biennio.
Ed ecco la classifica per comparti. Rispetto al 2007, i settori in cui si registra il numero più alto di «buoni pagatori» sono i trasporti, l’edilizia, l’industria estrattiva e quella del mobile: la percentuale di imprese che pagano con grave ritardo (cioè oltre i 120 giorni) non supera mai l’otto per cento. Al contrario, le società più lente nel saldare appartengono alla grande distribuzione e al commercio al dettaglio, oltre che alla Pubblica amministrazione.
Una conferma del combinato disposto virtuale Pmi-legno viene da un imprenditore del calibro di Rosario Messina, presidente di FederlegnoArredo: «Circa il 40% dei nostri fornitori sono pmi. E su questo versante dobbiamo necessariamente essere puntuali». In un certo senso, quasi "obbligati". Continua Messina: «Se stessimo due mesi senza pagare un operatore che si colloca a monte delle nostre lavorazioni, rischieremmo di non trovarlo più perché chiude o fallisce. Diverso è il rapporto con le società di maggiori dimensioni dove si può negoziare maggiormente ». Racconta invece Stefano Portolano, amministratore delegato di Celgene: «Nella Pubblica amministrazione, la situazione dei ritardi nei pagamenti è in contrasto con le scelte di politica e programmazione sanitaria. Infatti, mentre la volontà politica è quella di adottare strumenti di incentivo all’innovazione e provvedimenti che migliorino la competitività del nostro Paese nel settore farmaceutico, sul fronte gestionale la tagliola dei ritardi nei pagamenti da parte della sanità colpisce tutti indiscriminatamente ». E anche Celgene non ha un’esperienza diversa da quella delle altre società: «Subiamo dalle Aziende sanitarie e ospedaliere tempi di pagamento medi pari a 249 giorni, in linea con il benchmark di 292 (dati Assobiomedica aggiornati a giugno)». La situazione è però diversificata: «Le regioni – conclude il giovane manager napoletano ”che mostrano iritardi più contenuti sono Lombardia, Toscana, Trentino e Friuli, mentre all’estremo opposto Lazio e Campania superano i 400 giorni, seguiti a ruota da Puglia e Calabria. Nonostante tutto abbiamo deciso di continuare a investire nella ricerca clinica con una spesa di circa 20 milioni di euro».