28 ottobre 2009
Mariagrazia Drago, 35 anni. Catanese, casalinga, lunghi capelli neri a incorniciare un bel volto mediterraneo, era la moglie di Carmelo Sanfilippo, 48 anni, impiegato in una ditta di pompe funebri, «padre premuroso e affettuoso» di Federica, 13 anni, e Barbara, 8
Mariagrazia Drago, 35 anni. Catanese, casalinga, lunghi capelli neri a incorniciare un bel volto mediterraneo, era la moglie di Carmelo Sanfilippo, 48 anni, impiegato in una ditta di pompe funebri, «padre premuroso e affettuoso» di Federica, 13 anni, e Barbara, 8. La famigliola, che viveva in un appartamento modesto ma dignitoso di ottanta metri quadri, a detta di tutti «filava d’amore e d’accordo», in realtà pare che lui negli ultimi tempi fosse diventato assai geloso di quella moglie bella e giovane e che lei lo accusasse di non portare a casa abbastanza soldi. Lunedì 26 ottobre il Sanfilippo si alzò come d’abitudine all’alba ma invece di andare a lavorare impugnò un coltellaccio da cucina, entrò in punta dei piedi nella camera coniugale dove la consorte dormiva beata, e le infilò la lama venti volte nella pancia, continuando a straziarle le carni anche quando non respirava più da un pezzo. Quindi andò nella stanzetta delle figlie, bloccò con una mano il volto di Barbara, e la colpì sette volte nella pancia. Subito dopo infilzò al fegato la primogenita, che però riuscì a sfuggirgli dalle grinfie e tutta tremante corse fuori casa, il pigiama lordo di sangue, urlando: «Salvate la mia sorellina». A quel punto il Sanfilippo si sedette sul divano del salotto e si ficcò la lama nel petto e nella pancia, senza però riuscire a morire. Ai carabinieri, che lo trovarono in una pozza di sangue, la lama ancora in pugno, disse così: «Pensate che l’ho fatto in un eccesso di stress? Sì, scrivete quello che volete, tanto non mi importa più niente». Dopo le 6 di mattina di lunedì 26 ottobre in via dell’Iris, nel rione San Giorgio, a Catania.