Arturo Zampaglione, la Repubblica 27/10/2009, 27 ottobre 2009
STRETTA DEL TESORO USA SUI BIG DI WALL STREET
La riforma dei meccanismi finanziari perseguita da Barack Obama e dal suo ministro del Tesoro Tim Geithner si arricchisce questa settimana di un capitolo decisivo. Riguarda le società «too big to fail», cioè troppo grandi per fallire senza rischi di destabilizzazione dell´intera economia globale. Sono proprio gruppi del genere, come Bear Stearns, Lehman Brothers e Aig, a generare l´anno scorso il timore di una crisi sistemica. Il peggio fu evitato con un´energica azione del governo e l´iniezione di centinaia di miliardi di dollari del contribuente americano. Adesso la Casa Bianca, consapevole anche dell´irritazione dell´opinione pubblica, vuole evitare il ripetersi di situazioni simili, imponendo regole più severe ai grandi istituti finanziari.
Secondo un piano che, d´intesa con il ministro Geithner, sarà presentato a giorni dal presidente della commissione bancaria della Camera, il deputato democratico Barney Frank, la Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) avrà la «resolution authority», cioè in pratica il potere di commissariamento di questi megagruppi in caso di difficoltà. La Fdic, che è l´agenzia federale che tutela i depositi bancari esercita già funzioni simili per banche di media grandezza: e quest´anno ne ha già salvate, vendute e chiuse centouno. La strada proposta ora consentirà di allargare gli strumenti in mano al governo che ora si limitano all´iniezione di capitali pubblici o, come accadde con Lehman Brothers, a guardare inerme il tracollo di un´istituzione e ovviare ai danni in seguito.
La Fdic, ha spiegato ieri in un´intervista alla rete economica Cnbc, il ministro Geithner, si servirà dell´aiuto di un comitato formato dai maggiori responsabili di economia a cominciare da quello del Tesoro. I grandi gruppi dovranno anche adottare regole diverse dagli altri, sia in materia di riserve, aumentando la quota obbligatoria, che evitando di assumersi un livello di rischio troppo elevato.
Dal settembre dell´anno scorso, cioè dall´avvio della fase più acuta della crisi finanziaria, le banche «too big to fail» sono sempre state nell´occhio del ciclone. Un lungo saggio, appena pubblicato con questo titolo, di Andrew Ross Sorkin, un giornalista di punta del New York Times, ne ricostruisce le vicende spiegando come i dirigenti di Washington e Wall Street abbiano fatto di tutto per salvare il mondo della finanza (e soprattutto il proprio ruolo). Ma anche se tutti concordano sull´importanza di un nuovo assetto, ci sono pareri discordanti sul metodo.
Il governatore della Banca d´Inghilterra Mervyn King e l´ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker, chiedono che le banche rinuncino alle attività puramente speculative. Volcker in particolare, che figura tra i consiglieri di Obama pur avendo una concezione diversa da quella di Geithner, vorrebbe tornare alla separazione tra banche commerciali e banche d´investimento che fu introdotta negli anni della depressione e poi abrogata nell´ultimo decennio. Secondo il predecessore di Alan Greenspan Ben Bernanke, è stata proprio l´attrattiva di guadagni facili a Wall Street, ancorché molto rischiosi, a spingere le banche americane nel baratro dei mutui subprime e dei prodotti derivati.