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 2009  ottobre 27 Martedì calendario

ALLARME PER IL GOVERNATORE. LA MOGLIE: «MA IO CI SONO»


Piegare i giornali e riporli in un cantuccio. Anzi, pregare il portiere di non consegnare proprio i giornali. Spegnere la tv. No, tenerla accesa ma sui canali tematici di Sky. Mandare la bimba, la più piccola, dai nonni e non a scuola. C´è questa paura terribile in casa di Piero Marrazzo: che il marito, il papà delle tre ragazzine, non si sia fatto ancora tutto il male possibile. Che nella sua visione oramai sospesa e artefatta della vita e del potere, e delle diverse responsabilità che esso comporta, possa prendere il sopravvento la voglia del gesto clamoroso.
«Forte stress psicofisico», recita il comunicato sanitario del Policlinico Gemelli che assegna all´ex presidente della Regione Lazio trenta giorni di prognosi. il titolo dietro cui si nascondono tutte le ombre che oggi inseguono Marrazzo. Con le ombre deve lottare anche sua moglie Roberta che ha scelto di stargli accanto ancora adesso: «Io ci sono». E resistere. Racimolare ogni forza e far fronte alle incombenze. Primum vivere. Dunque, chiamare il medico per valutare l´esatta portata, la necessità e la congruità della terapia farmacologica che pare necessaria e urgente. Assisterlo sempre, tenerlo d´occhio sempre e ridurre, per quel che è possibile, lo stato d´ansia, l´alternanza troppo repentina di momenti di eccitazione, «adesso scrivo una nota!» ha detto ieri, a quelli, e sono tanti, di profonda depressione («sono finito, ho vergogna di me!»). Tante lacrime, poi la calma provvisoria prima di altre lacrime.
Non è mai semplice la cura dell´anima, e diviene un incubo se si complica con gli obblighi di legge. Con la richiesta, sembra venuta dalla Procura, di accertare con un test del sangue l´assenza o la presenza di tracce riconducibili all´uso di stupefacenti; con la domanda, che presto verrà dagli inquirenti, di riallineare lo stato patrimoniale, riepilogare gli estratti conto bancari, le somme uscite e quelle entrate. La quantità del danaro speso commisurato alla qualità dell´indennità percepita.
«Sta molto male», dice l´assessore Mario Di Carlo. « molto provato, e sono preoccupato per lui», aggiunge il collega Esterino Montino. Provato e solo. «Stategli vicino», ha chiesto la moglie agli amici. In realtà sono poche le auto che imboccano la via Tiberina, e poche quelle che sostano all´ingresso del complesso residenziale dove i Marrazzo hanno scelto di vivere, a un passo dalla casa dei nonni. Sono i genitori di lei. Lui ha perso il papà, il noto cronista televisivo di nera Giò, quando aveva 26 anni. La mamma poco dopo. Ha vissuto finora nella venerazione del padre, tentando di amplificarne la memoria così cara e presente. Questa memoria è la seconda odierna dannazione, perché la vergogna si va facendo più grande e smisurata, la contrizione più esasperata.
«Dillo a Marrazzo». Nessuno ancora è riuscito a cassare dalla home page del sito istituzionale la posta indirizzata al governatore. Che in queste ore si ingrossa come un torrente e dilaga nella contestazione, nell´ironia, nel sarcasmo. Un potente, di qualunque stazza sia, ha onori sconosciuti ai più. Ma anche la pena si fa atroce grazie alla cura con la quale gli elettori esprimono l´indignazione e lo sconcerto, il tempo che impiegano per irrorare di insulti la missiva. In rete si alternano gruppi che si convocano adottando il vizio ("Un cubano per Marrazzo!"), ad altri che alimentano un qualche sostegno, l´incoraggiamento a non farla finita con la politica.
Invece è finita. Il decorso politico si abbrevierà mano a mano che la posizione giudiziaria si aggraverà convertendo la figura di vittima in indagato. «Ha violato, al pari di Berlusconi, il sesto comandamento», dice commiserandolo Francesco Cossiga. Cattolicissimo, Marrazzo deve però confrontarsi non solo col peccato e con gli atti impuri commessi.
Ha infatti smesso di indossare la cravatta, alla quale ha sempre tenuto molto. Ed è tornato a vestire col maglione. Segno, almeno estetico, di un primo pentimento.