Marcello Sorgi, La stampa 27/10/2009, 27 ottobre 2009
VELTRONI CANDIDATO L’UNICA SCELTA DEL PD
Anche se ancora si tratta solo di voci, e all’orecchio dell’interessato magari non è arrivato niente di concreto, l’ipotesi di Veltroni candidato governatore del Lazio al posto di Marrazzo sarebbe una buona soluzione per il Pd e il centrosinistra, e un modo di uscire rapidamente dallo scandalo che ha investito l’amministrazione di centrosinistra di una delle più importanti regioni su cui si gioca la prossima tornata elettorale.
Per quattro buone ragioni, che prescindono, al momento, dalla volontà dell’ex segretario e fondatore del Partito democratico, e dipendono naturalmente dalla sua disponibilità ad uscire dalla riserva e rispondere a un’eventuale chiamata. Prima ragione: Veltroni ha tutte le qualità per ricoprire l’incarico in caso di vittoria e rappresenterebbe, con il suo curriculum di ex-vicepresidente del consiglio, ex-ministro dei Beni culturali ed ex-sindaco di Roma, la classica soluzione di alto profilo e il segnale che il centrosinistra è in grado di reagire con prontezza all’incidente in cui è incorso.
Seconda ragione: Bersani - che ha manifestato dopo la sua elezione l’intenzione di mettersi subito al lavoro per riunificare il suo partito, in preda dalla nascita a una dilaniante lotta interna di correnti -, ottenendo il consenso di Veltroni a rientrare in lizza e lanciandone la candidatura, compirebbe un gesto simbolico di grande effetto e darebbe una prova di autonomia anche rispetto al suo maggiore sponsor politico interno D’Alema, avversario pubblico numero uno dello stesso Veltroni.
Terza ragione: a parte il fin troppo evidentemente impossibile tentativo di battere Berlusconi dopo il flop del governo Prodi, Veltroni ha sempre vinto quando s’è misurato nelle sfide elettorali, e ha sempre dimostrato maggior voglia e maggior capacità di svolgere compiti istituzionali, che non di ricoprire cariche di partito, dalle quali, presto o tardi, s’è invece dimesso. Lo stesso «potenziale» della sconfitta maturata alle politiche del 2008 (il quasi 34 per cento raggiunto da un partito appena nato, e generato dai due soci fondatori Margherita e Ds, che insieme non arrivavano al 27 per cento) ha confermato di recente che nel testa a testa Walter è una macchina da guerra raccogli voti. Né va trascurato che il quartier generale del veltronismo è a Roma. E la capitale, da sola, vale metà del Lazio.
Quarta e ultima ragione: al di là di quel che sostiene il centrodestra, che sul Lazio si prepara nei prossimi giorni ad alzare il tiro della polemica, la pantomima dell’autosospensione di Marrazzo per motivi personali e di stress non regge. Dà l’idea di una coalizione che non è in grado di affrontare rapidamente e seriamente il problema, e di un prolungamento dei tempi inutile e incomprensibile per gli elettori colpiti dall’entità dello scandalo. Un partito serio, se vuol fare le primarie, le fa come le ha fatte l’altro ieri (con Veltroni candidato, peraltro, non ci sarebbe match). E poi accetta la sfida con il candidato che ha scelto.