Massimo Gaggi, Corriere della Sera 23/10/09, 23 ottobre 2009
Halloween al tempo della crisi: si moltiplicano i negozi temporanei - 

Le maschere del supertruffatore Bernard Madoff e di Michael Jackson sono quelle più vendute, in America, in questi giorni che precedono il «carnevale macabro » di Halloween
Halloween al tempo della crisi: si moltiplicano i negozi temporanei - 

Le maschere del supertruffatore Bernard Madoff e di Michael Jackson sono quelle più vendute, in America, in questi giorni che precedono il «carnevale macabro » di Halloween. La crisi accentua il desiderio di evasione e una festa piena di fantasmi e «morti viventi» sembra particolarmente adatta al momento economico. A New York questi costumi riempiono negozi spuntati ovunque in città. Sono i cosiddetti «pop-up shops», empori temporanei che aprono per poche settimane o anche pochi giorni, magari approfittando delle opportunità commerciali offerte da una ricorrenza.

Negli Usa non sono una novità: anche in passato, ad esempio, comparivano qua e là punti vendita stagionali di addobbi natalizi. Ma con la «grande recessione» che ha lasciato sfitti molti immobili commerciali, quest’anno il fenomeno è divenuto imponente: Spirit Halloween, ad esempio, ha aperto a settembre ben 725 negozi che chiuderanno all’inizio di novembre, subito dopo la «festa delle streghe».

 Il «precariato» dei negozi è un fenomeno che coinvolge anche le grandi catene commerciali: «Toys R Us», il maggior distributore di giocattoli degli Usa, ne ha aperti 350 denominati Holiday Express che chiuderanno dopo le festività natalizie.

Ma non si tratta solo di Halloween e Natale: la grande disponibilità di locali nelle vie dello shopping o nei «mall», i proprietari disposti ad affittarli anche per brevi periodi e con canoni assai bassi, spinge aziende dei settori più disparati a tentare questa strada con obiettivi diversi: smaltire la merce accumulata in magazzino, testare il mercato su nuovi prodotti, movimentare le vendite on line, offrendo per periodi limitati l’alternativa del negozio fisico a quella della vetrina virtuale su Internet.

 anche questo un modo per tentare di vivacizzare le vendite, di inseguire consumatori che sono ovunque in ritirata, ma molti parlano di «Frankenshops»: negozi-Frankenstein che riemergono dal sepolcro di qualche celebre esercizio commerciale che ha chiuso i battenti dopo decenni. il caso di «Circuit City», la seconda catena di negozi elettronici d’America, fallita nel marzo scorso: tutti i suoi 600 negozi hanno chiuso i battenti. Con i «pop-up» le vetrine abbandonate, polverose, i marciapiedi sporchi, si rivitalizzano per un po’, ma ben presto le luci si spengono e torna l’abbandono.

Anche catene dell’abbigliamento come Gap o grandi magazzini come Jc Penny utilizzano, in certi casi, questi negozi temporanei: per lanciare sul mercato un nuovo modello di jeans o, a fine estate, per le vendite legate alla ripresa dell’attività scolastica (zaini, divise, libri, materiale didattico). Così mentre, stressati dalla crisi, tutti cercano stabilità, la precarietà aumenta: sul posto di lavoro e perfino tra le vetrine.