Beda Romano, Il Sole-24 Ore 27/10/2009;, 27 ottobre 2009
LA GERMANIA DICE ADDIO AL RIGORE
Angela Merkel ha difeso ieri la politica economica della nuova maggioranza democristiano- liberale, sostenendo che i tagli fiscali promessi nel fine settimana sono essenziali per aiutare l’economia tedesca. Il programma di legislatura tuttavia è stato accolto con cautela da commentatori ed economisti, che si sono chiesti se sia pienamente realizzabile vista la situazione dei conti pubblici.
«Abbiamo deciso di perseguire pienamente la strada della crescita» ha spiegato la Merkel a Berlino davanti al congresso della Cdu che ha approvato ieri il progetto dei due partiti emersi vittoriosi dal voto del 27 settembre. «Non vi è garanzia che questa strategia possa funzionare, anche se ci sono buone possibilità. Non vedo invece alcuna chance di farcela se continuiamo imperterriti a risparmiare, risparmiare, risparmiare ». Nonostante le previsioni che ormai danno il debito tedesco vicino all’80% del prodotto interno lordo, il nuovo governo ha deciso di puntare sulla spesa pubblica, abbandonando l’idea di un pareggio di bilancio nei prossimi quattro anni. «Dobbiamo imparare qualcosa dalla storia - ha aggiunto il cancelliere - nella prima grande crisi globale abbiamo iniziato a risparmiare troppo presto. Questa scelta ci portò a risultati che non voglio ripetere».
Democristiani e liberali hanno presentato sabato un programma di legislatura che prevede tagli fiscali da 24 miliardi di euro dal 2011 in poi, senza copertura finanziaria. L’operazione dovrebbe servire a sostenere consumi e investimenti in un momento delicato per l’economia tedesca. La crescita sembra tornata, dopo la recessione del 2008-2009, ma il timore di molti è che la Germania, tutta rivolta alle esportazioni, sia troppo dipendente dalla domanda internazionale.
Il programma Cdu-Fdp, firmato ieri sera in pompa magna a Berlino, rappresenta per molti versi un’inversione a U nella politica economica tedesca degli ultimi anni. Il governo di grande coalizione democristiano-socialdemocratica ha preferito aumentare le imposte, per esempio l’Iva, pur di rimettere ordine nel bilancio dello stato. Evidentemente la situazione è oggi cambiata: la crisi economica e l’aumento della disoccupazione hanno ribaltato le priorità.
Chi in questi anni ha esortato la Germania a rafforzare la sua domanda interna per risolvere gli squilibri macroeconomici europei e globali dovrebbe essere contento. Tuttavia, non mancano i segnali di prudenza. Nelle ultime ore, il ministro delle Finanze in pectore, il democristiano Wolfgang Schäuble, ha lanciato due messaggi: da un lato ha detto che perseguire il pareggio di bilancio in questo momento «non sarebbe ragionevole» vista la situazione economica.
Dall’altro, in televisione domenica sera, ha lasciato planare incertezza sui tagli fiscali: «Potete essere sicuri del fatto che la coalizione ha tutto il desiderio di realizzarli». Ma ha aggiunto: «Se possibile, dal 1? gennaio 2011»; tenuto conto delle difficoltà a prevedere l’andamento dell’economia «dobbiamo seguire una politica attendista». Prima ancora di essere nominato ufficialmente alle Finanze Schäuble ha spiegato la sua filosofia.
La presa di posizione ha scatenato i liberali e i cristiano-sociali, che si sono affrettati ieri a confermare fin dal 2011 i tagli fiscali promessi sabato. Gioco delle parti o contrasti in divenire? Ancora difficile da dire. Ieri il cancelliere Merkel è sembrata ambigua: ha difeso a spada tratta i tagli fiscali, visto che anche il 2011 sarà un anno di crisi, ma notando che la politica dei conti pubblici nel prossimo futuro sarà «incredibilmente difficile».
A qualche ora soltanto dalla nascita ufficiale del nuovo governo, prevista per domani, ieri circolavano dubbi sulla politica fiscale. Molti economisti si interrogavano su un programma di legislatura che non prevede tagli alla spesa per finanziare le riduzioni fiscali. Klaus Zimmermann, dell’istituto Diw, si è chiesto se le famiglie «spenderanno il denaro non versato all’erario o se preferiranno invece risparmiare » . Norbert Walter, di Deutsche Bank, si è lamentato della mancanza di riforme al welfare. Addirittura Der Spiegel ha definito il programma Cdu-Fdp una «falsa partenza avventurosa », mentre alcuni ministri-presidenti di regione si sono detti pronti a dare battaglia al Bundesrat, preoccupati da una deriva del debito pubblico.Di tutt’altro avviso Dirk Schumacher, di Goldman Sachs: «Ridurre le tasse oggi, risanare il bilancio domani: è l’ordine giusto in cui fare le cose».