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 2009  ottobre 26 Lunedì calendario

COSI’ SONO RIPARTITO DOPO LO SCANDALO


Quando il peggio della bufera sarà passato, Piero Marrazzo dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di comprare un cagnolino e farsi vedere nei giardini vicino a casa mentre lo accompagna a fare i bisogni. E’ la strategia usata da un suo ex collega caduto in disgrazia, Eliot Spitzer, per ricominciare a uscire dopo giorni e giorni di angoscia. E per tornare a vivere, forse anche con la prospettiva di una seconda carriera politica.
Procuratore di ferro nella Manhattan di inizio millennio e poi governatore dello Stato di New York, Spitzer fu costretto alle dimissioni nel marzo 2008 dopo la scoperta che ogni mese versava migliaia di dollari a una società di escort di lusso. La sua «Natalie», quella risultata fatale, si chiamava «Kristen», nome d’arte della ventiduenne Ashley Dupré: a rovinarlo furono le tracce bancarie dei 4.300 dollari versati dal governatore per un paio d’ore con Ashley in una camera del Mayflower Hotel di Washington.
Un anno e mezzo dopo la drammatica conferenza stampa nella quale annunciò le dimissioni, con la mascella serrata per la vergogna e la moglie Silda al fianco, Spitzer è ancora un uomo sposato e le tre figlie femmine lo hanno perdonato. La scorsa primavera, con cautela, ha ricominciato anche a essere un personaggio pubblico, scrivendo articoli sui guai di Wall Street. L’uomo che sognava di diventare il primo presidente ebreo degli Stati Uniti oggi ha ambizioni assai minori e ha perso l’arroganza di un tempo. Ma è sempre in piedi, e rappresenta un caso che Marrazzo un domani potrebbe studiare, insieme a quelli di Bill Clinton, Ted Kennedy, Gary Hart e altri big della politica americana coinvolti in scandali a luci rosse. «La mente umana - ha raccontato Spitzer a «Newsweek» - fa e permette di fare alle persone cose che sappiamo essere sbagliate, scandalose. Eppure cediamo alle tentazioni pur rendendoci conto di quanto siano stupide. Quando ti guardi alle spalle, non puoi che chiederti: ”Ma come ho fatto?”». Spitzer, da bravo americano, si è sottoposto alla consueta trafila di psichiatri e terapisti, ed è arrivato alla conclusione che è tutto un problema «di tensione e bisogno di rilassarsi». C’è anche l’aspetto dell’adrenalina che «ti circola dentro quando sei un potente: essere al centro dell’attenzione può essere seducente e pericoloso».
Nei giorni dopo le dimissioni, Spitzer si blindò nel proprio appartamento di Manhattan. Poi, pian piano, arrivò la decisione di affrontare di petto la situazione. La prima uscita la fece a notte fonda, portando il terrier di famiglia, James, a fare pipì. I fotografi erano in attesa, e subito circolarono le immagini dell’ex governatore ai giardini. Poi fu la volta di Jesse, l’altro cane di casa, un bichon frisé che fino ad allora Spitzer si era sempre vergognato di portar fuori, perché si scontrava con la sua immagine «maschia». Altre foto, altra folla di telecamere. Ma giorno dopo giorno si spense l’interesse per l’ex potente a spasso con il cagnolino.
Spitzer ha provato a ricostruire una nuova vita. Lavora nell’agenzia immobiliare del padre, fa volontariato, ha ripreso ad accompagnare le figlie a scuola e ora ha iniziato a fare l’opinionista per giornali e Tv, facendo girare voci di un ritorno alla politica. Non ha cambiato casa, e Silda è al suo fianco. «Tutte le coppie devono fare i conti con delle sfide», ha detto la moglie. L’ex governatore che faceva terrore ai mastini di Wall Street, ora gira a Central Park con un cagnolino bichon frisé al guinzaglio. E la gente lo riconosce e talvolta lo rassicura: «Eliot, siamo con te!».