Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 26 Lunedì calendario

IN FUTURO SOLO FORMULE SENZA OPZIONI NASCOSTE

Oggi i sindaci e presidenti possono solo fuggire del tutto dai derivati che hanno in portafoglio o stare fermi. La manovra dell’estate 2008 ha infatti imposto di congelare il panorama, impedendo agli amministratori di firmare nuovi contratti o di rinegoziare le operazioni in atto (a meno che un cambio nel debito sottostante imponga di rivedere gli swap).
I tanti che, come per esempio Milano, vogliono ristrutturare i loro contratti senza chiuderli devono aspettare il regolamento che in questi giorni è in preparazione al ministero dell’Economia. Una bozza (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 28 settembre) è stata sottoposta agli esperti per una consultazione che terminerà venerdì, dopo di che il testo potrà essere corretto, se serve, ed emanato.
Gli otto articoli del provvedimento messo a punto a Via XX Settembre trasudano ovviamente di prudenza e trasparenza. Alla prima parola d’ordine risponde la drastica limitazione delle operazioni possibili: oltre agli swap di tasso di cambio, obbligatori per coprirsi dal rischio valuta nel caso (raro, in particolare per comuni e province) di operazioni di indebitamento in divise diverse dall’euro, il regolamento prevede che nel portafoglio degli enti possano entrare solo derivati "tranquilli", collegati a tassi di interesse di riferimento dell’area euro, in cui il tasso può essere compreso sotto un tetto massimo ( cap) o entro una forbice prestabilita ( collar ). Il rischio da evitare, però, è che su strutture semplici si innestino componenti pericolose, e per questa ragione il regolamento specifica che i contratti devono essere del tutto privi di «ulteriori componenti derivate».
L’esperienza insegna che oltre alla prevenzione è indispensabile il controllo diffuso, perché la finanza locale di questi anni si è riempita di contratti con clausole che già erano vietate dalle vecchie norme. A questa esigenza il regolamento dell’Economia prova a rispondere con una massiccia cura di trasparenza, che arricchisce gli obblighi già previsti (e finora poco verificati, come la nota sui derivati da allegare ai bilanci preventivi e consuntivi) e ne introduce di nuovi. Quando farà firmare un contratto a un ente, la banca dovrà indicare il «valore equo» ( fair value)
del prodotto, i costi impliciti e fornire simulazioni sull’andamento dei flussi, impegnandosi ad aggiornarle almeno una volta ogni tre mesi. Ai propri bilanci, invece, l’ente dovrà allegare una fotografia aggiornata dei prodotti che ha stipulato, indicando anche le probabilità di ottenere risultati migliori, peggiori o in linea con le attese. Una sorta di "scommessa sulla scommessa" che ovviamente i ragionieri di comuni e province potranno azzardare solo con informazioni puntuali e corrette da parte degli intermediari.