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 2009  ottobre 25 Domenica calendario

Storie di vita e piatti della memoria in un libro di sei donne di Dogliani, Piemonte (CN) - Saggezza contadina cultura del limite e i sapori di una cucina segnata dal tempo della miseria

Storie di vita e piatti della memoria in un libro di sei donne di Dogliani, Piemonte (CN) - Saggezza contadina cultura del limite e i sapori di una cucina segnata dal tempo della miseria. In quel di Dogliani da qualche tempo fa parlare di sé una piccola esperienza che ruota intorno a sei energiche donne di Langa. Adriana Brero, Caterina Manera, Giovanna Cornero, Marina Adriano, Mariuccia Farinetti e Pina Ferrero hanno un´età avanzata che la buona educazione non consente di precisare e una gioia di vivere che non ti attenderesti. Ognuna di loro conserva nella memoria un frammento del tempo che fu, frammenti unici e personalissimi, mai identici. Due anni fa da una chiacchierata a sei su come si prepara il bonet sono emersi sei diversi modi: chi aggiunge il caffé, chi nega la presenza del liquore, chi insiste sull´amaretto e così via… Ma, sfrondate queste varianti, è stato possibile ricavare la ricetta del bonet tradizionale e ben presto da questo si è passati agli altri piatti della memoria. Il tutto è stato raccolto in un libro sapientemente intitolato "Quanto basta", efficace espressione che rimanda alla concreta saggezza contadina che conosceva la cultura del limite, che utilizzava l´esistente senza cercare altro. Non a caso il libro prende in considerazione le ricette estive, autunnali e invernali ma non quelle primaverili, «che non esistono perché - precisano le autrici - in quei mesi la campagna non produce nulla e si utilizzano i prodotti messi da parte precedentemente». D´altra parte "quanto basta" è anche un´espressione tipica della gastronomia contadina di un tempo, quando le dosi non erano pesate con la bilancia bensì "a pugni". E nel rievocare queste ricette è riemerso il mondo gramo della guerra e dell´immediato dopoguerra quando, in mancanza del frigorifero, il minestrone, «bollito e ribollito», versato nel secchiello era calato nella frescura del pozzo che lo avrebbe conservato per qualche giorno. In quel mondo le donne allora bambine andavano a scuola percorrendo a piedi chilometri su chilometri e stringendo nella tasca una manciata di caldarroste, loro colazione autunnale. E nel pomeriggio, con il conforto di una frittata, andavano per i campi o al pascolo dissetandosi nei ruscelli fedeli al detto «acqua corrente / la beve il serpente / è benedetta da Dio / la bevo anche io». E pazienza se l´acqua era quella che proveniva dal lavatoio pubblico distante pochi chilometri. Era il mondo della miseria, che queste donne ricordano bene: «Allora c´era la tessera alimentare, il pane nero dentro il quale chissà cosa ci sarà stato e non potendo comprare la carne mangiavamo tante uova, eppure non soffrivamo il colesterolo!». Era il mondo del «riso e fagioli pranzo e cena e nelle grandi occasioni… fagioli e riso!». Per non dire della classica polenta, («Quanta polenta abbiamo mangiato...»), e per di più senza la proverbiale acciuga. Era il mondo del riuso degli abiti, delle rimagliatrici che ripassavano, accorciavano, allungavano abiti passati di mano in mano. Pina, una delle sei, era la quinta di cinque sorelle, «potete immaginare la qualità del vestito quando è venuto il mio turno». Ma era un mondo più solidale, nel quale ci si conosceva e frequentava tutti, «non come oggi che non si sa nemmeno il nome del vicino di casa». E le feste, non solo quelle religiose, erano vere e come tali onorate da un desco più ricco. Così capitava, ad esempio, per la trebbiatura quando si metteva in tavola persino un po´ di carne. «E pazienza se con la carne si mangiava anche un po´ di pula che volteggiava nell´aria». Tuttavia queste sei donne non sono ripiegate su se stesse, non rimpiangono un passato definitivamente andato. Organizzate nell´associazione "Un sole per chi è solo" ogni lunedì pomeriggio si ritrovano presso il salone dell´ospedale doglianese per trascorrere un po´ di tempo con gli ospiti della struttura, ma anche con gli anziani che, pur vivendo ancora a casa, vogliono stare in compagnia di chi è ricoverato. Durante questi appuntamenti, denominati "Ci vediamo il lunedì", è cominciata la citata sfida tra le sei per la preparazione del migliore bonet. Esse vivono con consapevolezza il loro tempo. Ad esempio con entusiasmo hanno accettato di insegnare ad alcune ragazze che risiedono a Dogliani ma provengono da famiglie maghrebine e balcaniche come preparare i tajarin, la maionese, il bagnetto verde. Con questo lavoro le sei donne hanno lanciato un ponte verso il futuro, favorendo la trasmissione di saperi e sapori che vogliono preservare per le generazioni a venire. Ma si è andati ben oltre. «Le lezioni di cucina sono state importanti - raccontano le protagoniste - non solo come scambio di tradizioni e di ricette tra popoli e generazioni differenti, ma anche come momento di incontro e confronto tra persone che altrimenti forse non si sarebbero neppure parlate». Il 5 settembre, in occasione dell´inaugurazione del Mercato della Terra a Dogliani, hanno allestito un loro banco dove, assieme alle giovani coinvolte nei corsi, in diretta hanno impastato e tirato la pasta, producendo tajarin subito venduti. Come non bastasse, queste energiche signore hanno prodotto un calendario da tavolo che, con una veste grafica colorata, vivace, allegra come lo spirito delle autrici, propone le ricette di 12 dolci. Ma questa esperienza appartiene già al passato. Oggi le sei donne protagoniste di questa storia attendono con trepidazione che il loro libro, ormai esaurito, sia tradotto in inglese e tedesco, un modo intelligente per lasciare qualcosa di sé e di questo territorio a chi viene a visitarlo da lontano. E lontano è già andato il loro libretto che, varcato l´Atlantico, è arrivato persino negli Stati Uniti: «E chi si aspettava, a quest´età, di finire in America…». storiedipiemonteslowfood. it