Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 25 Domenica calendario

Il profumo di cannella che soffiava dall´aldilà - Il più divertente e allegro giorno dei Morti che mi possa ricordare l´ho passato nel cimitero di Forza D´Agrò, un paesetto molto meno celebre di Taormina, ma altrettanto affascinante, che si protende verso Capo Sant´Alessio, immerso nello Ionio

Il profumo di cannella che soffiava dall´aldilà - Il più divertente e allegro giorno dei Morti che mi possa ricordare l´ho passato nel cimitero di Forza D´Agrò, un paesetto molto meno celebre di Taormina, ma altrettanto affascinante, che si protende verso Capo Sant´Alessio, immerso nello Ionio. Ai suoi tempi, subito dopo la guerra mondiale, ci veniva spesso D. H. Lawrence che ci ha lasciato descrizioni non memorabili, in cui ripete un paio di volte per pagina, che la Calabria al tramonto sembra un «opale incandescente». Ero arrivato in questo luogo incantato accompagnato da un gruppo di amici, allora giovani padri con figliolanza, tutti siciliani, che nei film sulla Sicilia negli anni Sessanta sarebbero stati costretti dai costumisti di Cinecittà a vestirsi unicamente di nero o sistemati in coda ai funerali, ultimi rappresentanti del pessimismo isolano catafratto ad ogni speranza e tragediatori incalliti. Quel giorno non indossavano vestiti neri, portavano maglioni multicolori, erano pronti alla battuta sarcastica e non al lamento, e appena scesi dalle auto avevano sistemato i molto eccitati ragazzi del gruppo al di sotto dei quattordici anni sopra plaid sparsi intorno alle insegne funerarie. Sembrava di stare non in Sicilia, ma in uno di quei deliziosi cimiteri anglicani che attraversano il centro di Oxford, dove all´ora di pranzo i bancari tirano fuori dalle tasche i sandwich di pane tostato sedendosi sui rialzi delle tombe, mentre le segretarie si stendono sull´erba incuranti nella leggera, interminabile pioggia. Dopo aver aspettato per qualche minuto in più del necessario, per rendere l´attesa più vivace, i miei amici tirarono fuori immense scatole da cui uscì un glorioso corteo composto da quantità inverosimili di biscotti fatti in casa o comprati, duri o semiduri, da riposto o da immediato consumo, "belli e brutti", con le mandorle o senza. C´erano le fave e le ossa di morto preparate per l´occasione, ma anche i buccellati, le conchiglie di pistacchio, i bocconotti di pasta frolla, le minne delle vergini e le cassate, i meravigliosi frutti di marturana o di pasta reale, i pupi di zucchero e i giocattoli. Ci fu un attimo di esitazione da parte dei carusi di fronte a tutta quella abbondanza. Poi si lanciarono con le mani tese, senza che i genitori riuscissero a frenare la loro ingordigia, molto naturale e assai poco antropologica. Quei dolci, chiamati le "cose dei morti", erano destinati solo a loro, una sorta di Befana anticipata, con la differenza che a preparare tali meraviglie non era stata una vecchia megera, ma i simpatici defunti della famiglia: nonni, zii, o anche lontani parenti, tutti i cari estinti che invece di puzzare di zolfo, profumavano di cannella, di zucchero, di chiodi di garofano, di marmellata di cotogne, di mandarino, di cedro, e via inebriando. Naturalmente i bambini, che non erano proprio scemi, e avevano capito benissimo che i cari estinti non c´entravano per nulla, facevano finta di crederci per timore di interrompere il flusso delle leccornie. Consolare l´anima il due novembre Feste comandate i sapori Prima di chiamarlo all´americana il weekend in arrivo era quello dei santi e dei defunti. Dal Nord al Sud si ripeterà l´omaggio che i morti, per tradizione, fanno ai vivi e col quale i vivi ricordano i morti: pupi di zucchero, frutti di martorana, torroncini, biscotti secchi Gaetano Savatteri Nottata persa, lunghissima, ancora più lunga per Nanìa che era rientrato quella stessa mattina da una licenza di quattro giorni per le feste dei morti, lo stomaco tuttora gonfio di buccellato e frutta di martorana e vino forte LICIA GRANELLO Santi, morti e anime vaganti. Fino a pochi anni fa, il virtuale ingresso nel tempo dell´inverno coincideva con una quattro-giorni meditativa. I primi due giorni dedicati alla festa dei quarantamila santi iscritti nel Martirologio romano e al ricordo dei defunti. Un giorno di pausa e poi l´anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale. Girato l´angolo del millennio e incuriositi dai rituali altrui, abbiamo accorciato le celebrazioni novembrine e inglobato nei festeggiamenti il 31 di ottobre, notte di Halloween. A legare feste sacre e pagane, l´elenco dei dolci che accompagnano le ritualità novembrine da una parte all´altra del pianeta. Difficile distinguere tra funzione consolatoria e occasione di trasgressione: gli zuccheri rilasciano le endorfine benedette che aiutano a superare i momenti bui e rallegrano il cuore. Così, con un paio di bocconi tamponiamo gli umori tristi e preveniamo le lacrime. Il ventaglio è tanto ampio da comprendere tutte le ispirazioni, dalle più penitenziali a quelle sfacciatamente golose. Non è la devozione a fare da discrimine, anzi: il più zuccherino e colorato di tutti i dolci del mondo, da gennaio a dicembre, è quella frutta Martorana inventata dalle suore benedettine del convento omonimo, e dedicata ai giorni della commemorazione. Al di là dello zucchero, la scia degli ingredienti percorre l´Italia intera dalle Alpi alle Isole con gli stessi sapori figli del freddo: miele, frutta secca e candita, mosto d´uva cotto, cioccolato. I richiami a povertà e contrizione sono soprattutto nei nomi. «Di tutti i legumi la fava è regina, cotta la sera, scaldata la mattina», recita un antico detto popolare. Ma il cibo contadino più povero è conosciuto soprattutto in quanto sacro ai morti (da Pitagora agli Etruschi). Ad addolcirne la fama oscura, i rustici biscotti che ne ricordano la forma a losanga (fave dei morti), in concorrenza con quelli a forma di tibia (ossa dei morti). E poi torroncini, pupazzetti, e le dolcissime rotelle croccanti, come gli anelli che i fidanzati regalavano per l´occasione all´amata, chiedendo la benevolenza dei trapassati della famiglia. Treats or tricks, dolcetti o scherzetti, firmano anche la notte delle streghe anglosassone, mutuata da una leggenda celtica, secondo la quale il 31 di ottobre gli spiriti dei defunti tornavano sulla terra, alla ricerca di un corpo che restituisse loro la vita. Per sfuggire alla caccia, i vivi spegnevano i fuochi e si tingevano la pelle di nero. Furono gli irlandesi a portare la tradizione oltre oceano a metà Ottocento, e gli americani a trasformare "All Hallows Even", la vigilia di tutti i santi, nella festa horror-trash più divertente del mondo, a base di zucche vuote illuminate ed esibizioni en travesti. Se siete goliardici e golosi, regalatevi un biglietto last-minute per New York e godetevi l´affollatissima, incredibile parade che parte al calar della sera da Las Americas, la Sesta avenue, e attraversa buona metà di Manhattan, tra carri allegorici, concerti, performance, balletti. D´obbligo riempirsi le tasche di dolcetti, per evitare il rischio di scherzetti.