Adriano Sofri, La Repubblica 25/10/2009, 25 ottobre 2009
Ogni matrimonio è misto a modo suo - [...] Oggi, in Italia, quando si parla di coppie miste non si pensa a un triestino e una norvegese, o un canadese e una napoletana
Ogni matrimonio è misto a modo suo - [...] Oggi, in Italia, quando si parla di coppie miste non si pensa a un triestino e una norvegese, o un canadese e una napoletana. Si pensa soprattutto a uomini italiani e donne dell´Europa del centro e dell´est: più anziani, benestanti e bruttini i primi, più giovani, belle e povere le seconde. Oppure donne italiane e uomini nordafricani, o anche senegalesi, con una differenza d´età minore, o addirittura inversa, e anche di reddito, e soprattutto con una differenza di cultura identificata sommariamente con quella religiosa: donne cristiane e uomini musulmani. La Chiesa cattolica - e le chiese in genere, di qualunque fede, con maggiore o minore impazienza - è la più risoluta nel mettere in guardia contro questi matrimoni misti, di cui teme insieme il fallimento e l´abiura. Poiché l´allarme può rivolgersi in un attentato contro l´amore, e attentare all´amore di due persone è un peccato mortale, bisogna maneggiare con cautela la stessa cautela. E specialmente quando l´amore investe una ragazza straniera di famiglia patriarcale e islamista e un ragazzo italiano, e il mondo congiura contro di loro. Tuttavia non ci si può certo sorprendere della frequenza con cui queste coppie miste vanno incontro al naufragio, e che il loro naufragio, in particolare per il destino dei figli, sia mediamente più tempestoso. Si può dire anzi che la difficoltà maggiore che le coppie miste devono affrontare non stia nell´unione, ma nella separazione. La fiducia, e l´impegno, per chi ce lo mette, nella tolleranza, nella reciproca curiosità e conoscenza, e nell´amalgama fra culture diverse (fisionomie, nazionalità, religioni) dà per scontato un tempo lungo di generazioni, e anche progressi e retrocessioni, come nelle aspirazioni identitarie di ritorno delle seconde e terze generazioni. Nel matrimonio e nella coppia quel processo riguarda singole persone, e il tempo della loro vita singolare. La società aperta va conquistata in due, in un corto circuito di pochi anni. Questa sfida investe l´idea della parentela, le abitudini quotidiane, la concezione religiosa o irreligiosa, e, al fondo, il modo di trattare la donna, e la "propria" donna. Che è il cuore di ogni relazione di coppia, del resto. Ma la tentazione dell´analogia non deve far velo - diciamo così - alle differenze. L´esempio tipico è la poligamia. Se un signore senegalese può avere quattro mogli - si sente dire - quanto è diffuso l´adulterio fra gli italiani, e quante amanti si permette ipocritamente un signore italiano, o, metti, un capo di governo? Certo: l´ipocrisia, oltre una certa soglia ragionevole, è indecente. Ma la poligamia codifica solo il diritto dell´uomo ad avere più mogli, dunque il più oltraggioso dei privilegi, mentre nella nostra ipocrisia le donne possono prendersi la libertà, e almeno qualche libertà. Ho nella mia esperienza personale un grande amore misto. E ho fatto l´esperienza indiretta, grazie al carcere, degli amori fra giovani maghrebini e ragazze italiane. Un caso parzialissimo e vicino a essere estremo. Poiché gran parte di quei giovani aveva finito per trovare, nel nostro nuovo mondo, la droga, e per farne uso e spaccio, i loro amori ne erano segnati, le loro ragazze li seguivano e li tradivano seguendo la roba, la rottura con le famiglie era rovinosa, l´intenzione di metter vita insieme era velleitaria e non di rado insidiata dalla violenza. Però anche in quella condizione estrema, in quella perseguitata feccia della speranza, nascevano e duravano amori veri e teneri e rispettosi, e vere conversioni. Perché il futuro è dei matrimoni misti, e tutti i matrimoni sono misti a modo loro.