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 2009  ottobre 24 Sabato calendario

Il conto misterioso della signora Abelli - L’inchiesta sui fondi neri dell’area Montecity-Santa Giulia, in quel di Rogoredo a Milano, illumina con un faro potente degli inquirenti anche strani movimenti di denaro avvenuti alla Servizi Industriali di Orbassano, altra società dell’impero industriale di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche finito in carcere martedì scorso con accuse che vanno dall’associazione per delinquere all’appropriazione indebita, alle false fatturazioni

Il conto misterioso della signora Abelli - L’inchiesta sui fondi neri dell’area Montecity-Santa Giulia, in quel di Rogoredo a Milano, illumina con un faro potente degli inquirenti anche strani movimenti di denaro avvenuti alla Servizi Industriali di Orbassano, altra società dell’impero industriale di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche finito in carcere martedì scorso con accuse che vanno dall’associazione per delinquere all’appropriazione indebita, alle false fatturazioni. Dalla sede della società specializzata nella lavorazione di rifiuti pericolosi e sorta su una vecchia discarica di rifiuti industriali vicino a Torino, la Guardia di Finanza avrebbe infatti trovato traccia di rimesse in nero (tramite un giro di società di trasportatori tedesche e svizzere) che sarebbero finite all’estero. Precisamente sul conto «Trullo» aperto da Grossi a Madeira (in Portogallo) per far confluire i capitali illeciti ottenuti attraverso le false fatturazioni sui trasporti del materiale da bonificare. E dato che una sede della Servizi Industriali è appunto a Orbassano e amministratore delegato risulta quel Paolo Titta arrestato martedì scorso assieme a Grossi, si capisce come l’interesse degli investigatori si sia acceso anche per le attività torinesi della società. I fronti aperti sono dunque molteplici. Da una parte i rapporti di Grossi - che si autodefinisce «il più grande imprenditore nel settore delle bonifiche industriali in Italia» - col mondo politico lombardo e nazionale, posto che buona parte dei 22 milioni di euro in nero, rintracciati nel sistema off-shore all’estero, rientrando in Italia non si sa che fine abbiano fatto; dall’altra l’attività dell’imprenditore nel campo delle bonifiche e dunque delle discariche, così come nel campo immobiliare. Grossi infatti, oltre a quelli nell’area ex Sisal di Pioltello (dove in cambio della bonfica avrebbe chiesto concessioni edilizie e dove, secondo le accuse, avrebbe replicato il sistema Montecity) aveva da tempo grandi interessi per la costruzione di un gigantesco centro commerciale di 100 mila metri quadrati a Casei Gerola, nel Pavese. Proprio nell’area (da lui bonificata) di Italia Zuccheri Spa che ha avuto come presidente Mario Resca, uomo potente vicino a Silvio Berlusconi, direttore generale dei Musei Italiani e con il quale Grossi, nelle intercettazioni, sembra essere in grande confidenza. Tanto da offrirgli un passaggio per le vacanze sul suo aereo privato, nel giugno scorso. Amicizie importanti e influenti quelle di Giuseppe Grossi, come quella con l’assessore all’Ambiente della Regione Lombardia, Massimo Ponzoni, o il vice coordinatore nazionale del Pdl Giancarlo Abelli. Questi nelle intercettazioni viene definito «il Faraone», negli ultimi giorni (anche ieri) in qualità di parlamentare non ha mancato di far visita in carcere alla moglie Rosanna Gariboldi, assessore provinciale di Pavia, pur non avendo il permesso di farlo come marito. La donna, arrestata assieme a Grossi e altri manager martedì scorso con l’accusa di riciclaggio, per aver gestito un conto a Montecarlo (sul quale aveva la procura Abelli) su cui sono passati svariati milioni dell’imprenditore delle bonfiche. «Erano soldi che investivo attraverso Grossi che è un amico di famiglia», avrebbe spiegato la donna ai pm che l’hanno interrogata l’altra sera. Di quali soldi si tratti non è chiaro, visto che nella dichiarazione dei redditi dell’assessore si va dai 50 mila euro del 2006 ai 90 mila del 2008, mentre sul conto di Montecarlo fin dal 2003 giravano cifre in entrata e in uscita da 300 mila a 500 mila euro per volta, con un saldo finale per i coniugi Gariboldi-Abelli pari a un milione e 200 mila euro. Alla fine Rosanna Gariboldi Abelli si è convinta di aver dato tutte le spiegazioni del caso, anche su un altro conto aperto presso il Credit Suisse di Lugano e chiuso (a suo dire) nel 2005. Ieri i pm hanno respinto le richieste di scarcerazione avanzate dai due ex finanzieri, collaboratori di Grossi, arrestati in gennaio. Respinta anche la richiesta presentata dal manager Paolo Titta.