Andrea Sorrentino, la Repubblica 24/10/09, 24 ottobre 2009
SUDAFRICA, IL POTERE DONNA ANCHE PER GUIDARE I MONDIALI
Women power. Nella politica, negli affari. Nelle aziende private e in quelle pubbliche. E nel calcio, con l´organizzazione dei prossimi Mondiali: sarà una donna a gestire uno staff di 500 persone e alcune decine di migliaia di volontari. Una World Cup declinata al femminile, la prima di sempre, in un paese che si prepara con emozione incredula all´Evento e in cui il 48% degli appassionati, tra stadi e pubblico televisivo, è composto da donne. Donne sudafricane. Sono ovunque, e comandano. Perché tra di loro si caricano così: «Gli uomini, saranno pure la testa, e magari lo sono ancora. Ma noi donne siamo il collo. E senza collo, la testa non può muoversi». Insomma i maschi facciano spazio, una buona volta: il potere alle signore.
Per trovarne traccia bisogna dimenticare l´Italia e scendere fin quaggiù, fino all´ultimo granello dell´Africa, incastrato sotto la Table Mountain come un diamante. Cape Town, la magnifica: un colpo d´occhio che mozza il respiro, e foche e pinguini che sguazzano davanti al Waterfont. Capitale della provincia di Western Cape il cui premier, nonché ex sindaco della Città del Capo, è Helen Zille: donna, ovviamente. Poi si può risalire a piacere, verso nord o verso est, fino a Johannesburg e fino agli elefanti e ai leoni del Limpopo: cambia poco. Su nove province sudafricane, cinque sono governate dalle ladies. «Uno stato non razzista, uno stato non sessista», fu lo slogan di Nelson Mandela prima delle elezioni del 1994. Nell´attuale governo del presidente Zuma, 14 ministri su 34 sono signore, e spesso in ruoli di primo piano: tra gli altri Interni, Educazione, Difesa, Energia, Miniere, Scienza e Tecnologia. Quasi il 55% dell´amministrazione pubblica, tra quadri dirigenziali e impiegati, è donna.
Così non è affatto strano che il numero 2 del Comitato Organizzatore, di fatto il capo operativo, sia una donna di 38 anni, madre di due figlie di 21 e 12 anni («Ma ho un marito che è un sogno di uomo»): si chiama Nomfanelo Magwentshu, è partita da zero, ultima di nove figli, il padre guidava autobus a Johannesburg. Ha studiato, ha fatto carriera, è già stata manager di spicco nella compagnia di bandiera sudafricana. il braccio destro di Danny Jordaan, il capo assoluto. Ma è Nomfanelo che sceglie le persone: «Mi accusano di preferire le donne, dato che il 37% dello staff è femmina, ma non è vero: scelgo in base alla competenza e alla capacità organizzativa, e in questi campi spesso le donne si fanno preferire». Ed ecco le manager per le relazioni internazionali, per le risorse umane, per il marketing, per l´accoglienza e l´ospitalità. Mamme da combattimento, e gli uomini a obbedire.
«La parità dei diritti? Qui in Sudafrica l´abbiamo raggiunta», assicura Nomfanelo. Ma attenzione. Sotto la superficie c´è ancora parecchio da lavorare, perché non ci sono soltanto le elite culturali, ma anche le masse. Tipica contraddizione del Continente, il Sudafrica è ancora uno dei paesi più violenti al mondo, nella criminalità in genere e anche nelle violenze sulle donne, che di recente sono persino in crescita. «Il machismo non è stato sconfitto, anzi negli strati sociali più bassi continua a dilagare», avvertono le organizzazioni per i diritti umani. E il terribile caso di Eudy Simelane, la stella della nazionale femminile di calcio, lesbica dichiarata, pestata e uccisa la scorsa primavera, poi trovata in un burrone fuori Johannesburg, fa accapponare la pelle. Anche se il Sudafrica di Mandela fu il primo stato al mondo a dichiarare illegale, nella sua costituzione, la discriminazione in base agli orientamenti sessuali.
Ma se la parità dei diritti, per molte donne della Repubblica, è ancora una chimera, la passione per il calcio le coinvolge tutte. Nelle township è in corso da anni un campionato di calcio femminile rigorosamente over 40: giocano anche ragazze di oltre settant´anni, la più anziana ne ha 83 e non sente gli acciacchi, quando vede le tribune piene di gente che strombazza la vuvuzela e tifa sul serio. Hanno chiesto alla federazione di giocare una partita prima di una gara della prossima World Cup: «Hanno promesso che faranno di tutto per accontentarci». Ma non deludetele: col women power c´è poco da scherzare.