Elisabeth Rosenthal, la Repubblica 24/10/09, 24 ottobre 2009
Etichette anti-smog: dalla Svezia la dieta che fa bene al clima Helena Bergström, 37 anni, ha ammesso di essere rimasta perplessa quando è andata a comprare la farina d´avena e ha letto sull´etichetta: «Clima dichiarato: 0,87 kg di CO2 per kg di prodotto»
Etichette anti-smog: dalla Svezia la dieta che fa bene al clima Helena Bergström, 37 anni, ha ammesso di essere rimasta perplessa quando è andata a comprare la farina d´avena e ha letto sull´etichetta: «Clima dichiarato: 0,87 kg di CO2 per kg di prodotto». «Ora come ora, non so che cosa significhi», dice la Bergström, che lavora per una società farmaceutica. Ma se il nuovo esperimento attualmente in corso qui in Svezia avrà successo lei e milioni di altri svedesi lo scopriranno presto. Su alcuni prodotti alimentari e nei menù dei ristoranti di tutto il Paese stanno comparendo nuove etichette che elencano le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione di determinati alimenti, dalla pasta integrale agli hamburger dei fast-food. Chi vive per mangiare forse liquiderà questa novità come una stupidaggine. Ma cambiare le proprie abitudini alimentari può contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra quanto cambiare tipo di macchina o smetterla di usare l´asciugatrice, dicono gli esperti scientifici. «Siamo i primi a farlo, ed è un nuovo modo di pensare per noi», dice Ulf Bohman, direttore del Dipartimento nutrizione dell´Agenzia per il controllo degli alimenti svedese, che lo scorso anno ha ricevuto l´incarico di compilare nuove linee guida per l´alimentazione, dove clima e salute abbiano lo stesso peso. «Siamo abituati a pensare a sicurezza e nutrizione come una cosa, e all´ambiente come un´altra». Alcune delle nuove linee guida proposte, pubblicate quest´estate, forse sorprenderanno un po´ i non iniziati. Ad esempio, si raccomanda agli svedesi di dare la precedenza alle carote rispetto ai cetrioli e ai pomodori (questi ultimi due alimenti, a differenza delle carote, da queste parti devono essere coltivati in serra, e dunque consumano energia). C´è il consiglio di mangiare più pesce, anche se fa bene alla salute, perché la pesca intensiva in Europa ha messo a rischio questa risorsa. Un po´ più prevedibile è l´invito a sostituire la carne rossa con fagioli o pollo, considerando le forti emissioni legate all´allevamento di bestiame. «Per i consumatori è dura», riconosce Bohman. «Ricevono consigli ambientali e li devono armonizzare con l´esigenza di mangiare più sano». Molti svedesi dicono che è chiedere troppo. «Mi piacerebbe poter dire che questa informazione ha cambiato il mio modo di mangiare, ma non è così», dice il 27enne Richard Lalander mentre si divora un maxi hamburger (1,7 kg di emissioni di anidride carbonica), sotto al pannello che elenca i piatti in menù e che rivela che un panino al pollo (0,4 kg) sarebbe stato più benefico per il pianeta. Ma se seguissero scrupolosamente le nuove linee guida, dicono alcuni esperti, gli svedesi potrebbero ridurre le emissioni legate alla produzione alimentare del 20-50 per cento. Secondo le ricerche svolte in Svezia, un 25% delle emissioni prodotte dagli abitanti dei paesi industrializzati sono riconducibili al cibo consumato. Il consumatore, in America e in Europa, è allenato a controllare i nutrienti, le calorie o i grassi contenuti negli alimenti che compra, ma spesso non sa bene se mangiare pomodori, pollo o riso sia positivo o negativo per il clima. « un esperimento», conclude Bohman. «Dobbiamo comunque capire se funziona o no». (Copyright The New York Times/La Repubblica. Traduzione di Fabio Galimberti)