Marcello Sorgi, la Stampa 23/10/2009, 23 ottobre 2009
GIULIO S’IMPUNTA SUL RIGORE? SOLO BOSSI PUO’ AMMORBIDIRLO
Anticipato ieri da Letta in assenza di Berlusconi, l’annuncio dell’intenzione di ridurre, e tendenzialmente cancellare, l’Irap - la tassa più invisa agli imprenditori, che la considerano anche un freno all’occupazione -, è senz’altro una mossa frettolosa. Per tutta la giornata, dopo una dura dichiarazione di Bossi che minacciava la crisi in difesa dell’alleato più forte che la Lega ha nel governo, si sono rincorse voci di fortissima irritazione di Tremonti nei confronti di Berlusconi, che avrebbe agito senza accordo preventivo con il ministro, e altre voci, opposte, che l’iniziativa sull’Irap avrebbe rappresentato al contrario un punto di incontro tra i due. Resta il fatto che la Finanziaria in discussione alle Camere non prevede tagli delle tasse e che un annuncio come quello di ieri sarebbe stato indubbiamente più efficace se fatto in prossimità delle elezioni regionali, da gennaio in poi.
Se invece il premier e Letta si sono risolti ad accelerare, vuol dire che la situazione, ai loro occhi, era al limite. Ci sono analogie e differenze rispetto alle circostanze che portarono, cinque anni fa, all’uscita di Tremonti dal governo. Le somiglianze riguardano la scadenza elettorale e la contestazione ogni giorno più forte nei confronti del ministro. Nel giro di una settimana s’è passati da un animato consiglio dei ministri in cui Fitto e Prestigiacomo hanno attaccato il responsabile dell’Economia e il suo progetto di Banca del Mezzogiorno, a uno strano documento fantasma anti-Tremonti, su cui sembrava si stessero raccogliendo firme in Parlamento, a un’intervista al Corriere della Sera del presidente della Camera Fini che denunciava la paralisi dei lavori parlamentari determinata dalla mancata copertura finanziaria alle leggi che il ministero del Bilancio, o tardava, o rifiutava di dare. E tuttavia ci sono anche anche differenze significative. Anzitutto le elezioni devono ancora venire, e quelle che si sono celebrate, finora, si sono risolte a favore della coalizione Pdl-Lega. Poi, per quanto Tremonti, che deve poi risponderne a Bruxelles, sia sempre rigoroso sui conti dello Stato, le politiche anticrisi in quest’ultimo anno hanno visto più di un governo allentare i cordoni della borsa per cercare di favorire la ripresa. Ancora, come ha ricordato Bossi, l’alleanza con la Lega è imperniata strategicamente sul ruolo del ministro dell’Economia. E infine le polemiche sulla spesa pubblica potrebbero presto incrociare quelle sui futuri governatori delle regioni. Non sarebbe affatto strano alla fine che Bossi, accontentato al Nord con due candidati presidenti in Veneto e in Piemonte, consigliasse all’amico Giulio, anche a costo di aumentare il deficit, di mollare sull’Irap e di sfamare con i fondi pubblici i riottosi alleati del Sud.