Massimo Gaggi, Corriere della sera 23/10/2009, 23 ottobre 2009
Chiudono le fattorie dei coccodrilli- Che gli allevatori americani, da tempo alle prese con un prezzo del latte poco remunerativo, avrebbero pagato caro una recessione che accentua gli effetti negativi dell’eccesso di produzione, era stato messo nel conto
Chiudono le fattorie dei coccodrilli- Che gli allevatori americani, da tempo alle prese con un prezzo del latte poco remunerativo, avrebbero pagato caro una recessione che accentua gli effetti negativi dell’eccesso di produzione, era stato messo nel conto. Meno prevedibile era che la crisi si sarebbe propagata negli angoli più remoti del sistema economico, fino a colpire allevatori di tutt’altro genere: quelli delle «fattorie dei coccodrilli» della Louisiana. Gli esperti le chiamano unintended consequences : le conseguenze impreviste della crisi. Sono i fattori che gli economisti Usa non hanno calcolato quando hanno previsto, ad esempio, un calo dell’occupazione molto meno grave di quello che si sta verificando, o una ripresa del mercato immobiliare della quale, in realtà, non c’è traccia. I soldi pubblici dati alle banche e lo «stimolo fiscale» di Obama (il pacchetto di sostegni all’economia) dovevano rianimare il sistema produttivo, ridurre la perdita di posti di lavoro, crearne di nuovi. L’impatto c’è stato, ma minore del previsto perché una parte di questo denaro ha preso la strada degli investimenti speculativi. Un’altra delle conseguenze impreviste della crisi è quella dell’impatto della perdita di posti di lavoro sul mercato immobiliare. Il governo federale ha faticosamente costruito una rete di sicurezza per evitare il tracollo del mercato dei mutui-casa, concentrandosi sulle istituzioni finanziare più esposte nei mutui «subprime», quelli concessi a soggetti privi di requisiti di solvibilità. Il problema è stato in qualche modo tamponato, i cittadini meno abbienti che hanno comprato casa sono stati aiutati, ma i benefici in termini di stabilizzazioni del mercato immobiliare non si sono visti. Tappata la falla dei subprime , infatti, hanno continuato ad affluire sul mercato un gran numero di case abbandonate anche da chi, pur avendo in teoria una posizione finanziaria abbastanza solida, non riesce più a pagare la rata del mutuo perché nel frattempo ha perso il lavoro. Così le quotazioni di un mercato immobiliare alluvionato di case invendute continuano a contrarsi e le famiglie americane continuano a impoverirsi. Nel caso della Louisiana, uno degli Stati più poveri dell’Unione, a pesare è la crisi del mercato del lusso. Da Gucci a Chanel, il calo della domanda di borse, scarpe e cinturini di coccodrillo è assai forte. Che anche chi produce beni per i ricchi paghi il suo prezzo per la crisi, è sicuramente giusto. Ma per le fattorie dei coccodrilli della Louisiana che controllano l’80% del commercio delle pelli di alligatore americano, è un vero disastro: in un solo anno il numero delle pelli vendute sul mercato è sceso da 53 mila a 7500. un intero sistema produttivo – per piccolo che sia – che si dissolve. Fattorie a rischio chiusura, allevatori disperati; e non possono nemmeno piangere lacrime di coccodrillo.