Luciano Canfora, Corriere della sera 23/10/2009, 23 ottobre 2009
Dizionario biografico Se diventa un surrogato sul modello Wikipedia- «Bisogna salvaguardare un’opera unica nel mondo» Le ricorrenze non sono sempre occasioni esteriori
Dizionario biografico Se diventa un surrogato sul modello Wikipedia- «Bisogna salvaguardare un’opera unica nel mondo» Le ricorrenze non sono sempre occasioni esteriori. Quella del centocinquantesimo anniversario della riunificazione politica del nostro Paese si sta già innervando di polemiche molto attuali. In queste polemiche, come ognuno sa, il «convitato di pietra» è l’epifenomeno leghistico: per dirla con metafora medica, è come se si fosse di fronte ad un «ascesso» che segnala il malanno. Il presidente Napolitano ha ricordato tempestivamente la scadenza, ma le risposte sono state fredde: specie da parte di chi tende a pensare in termini di «lombardi», «padani», «ticinesi», «bustocchi » e così via, non già, complessivamente, di «italiani». dunque in un momento molto delicato, e in concomitanza con celebrazioni che saranno tutt’altro che stanche occasioni retoriche, che si sta manifestando – nel mondo della cultura e per tutt’altre cause – un fenomeno molto negativo: l’intendimento (per ora soltanto ipotetico, per fortuna) di intaccare l’alto livello, e dunque il prestigio, del Dizionario biografico degli Italiani . Dell’opera cioè che rappresenta, e rappresenterà, in Italia e fuori, per un tempo lunghissimo, la storia degli italiani, nel modo più serio e concreto. Stiamo parlando di un’opera di cui sono già apparsi 73 volumi, e che è giunta ormai ben oltre la metà del cammino (è alle soglie della lettera N). Vengono addotte ragioni economiche. Ma io credo che, in questo caso, esse dovrebbero cedere il passo ad altre e più importanti considerazioni. Non dimentichiamo che, quantunque dolorosamente trasformato, anni addietro, in Spa, l’Istituto della Enciclopedia Italiana è pur sempre l’epicentro della cultura italiana. E non a caso il suo Presidente è nominato dalla più alta carica dello Stato. Quale prova più evidente dell’eccezionalità di questo soggetto, e dunque dei suoi doveri nei confronti della cultura mondiale? Quale prova più evidente che, in questo caso, c’è un interesse superiore da salvaguardare? E che ne sarebbe, d’altronde, del mondo della cultura se le decisioni più delicate venissero improvvidamente delegate agli «amministratori delegati»? Nel 1961, nella ricorrenza, allora, del centenario dell’unificazione politica del nostro Paese, prese avvio il grande Dizionario della lingua italiana del Battaglia, gloriosa realizzazione della Casa Editrice Utet. L’opera, giunta alla conclusione, è strumento impareggiabile, come sanno gli studiosi delle più diverse discipline, scienziati inclusi. C’è voluto molto tempo per giungere al termine della fatica. Ma le persone che hanno la necessaria preparazione culturale sanno che queste sono opere di lunga lena. Sanno che è nel vaglio critico dei singoli dati, nella serietà della ricerca e nel lavoro di una redazione di prim’ordine (qual è quella del Biografico e più in generale dell’Istituto della Enciclopedia) che risiede il segreto della durevolezza e della insostituibilità di ciò che viene realizzato e stampato. noto che tutto questo costa. (Ma, attenzione, le redazioni Treccani non sono soltanto competenti ma anche asceticamente retribuite!). E comunque ci sarà pure una scala di valori, direbbe Croce, «dello spirito», che non può essere stravolta o ignorata. Sola contro la Germania trionfante, l’Inghilterra produsse pur sempre, nel 1941, il XVIII volume della preziosa serie dei Papiri di Ossirinco , edita sotto l’egida più elevata, quella della Egypt Exploration Society. Non credo che la nostra sofferente Spa versi in difficoltà maggiori dell’Inghilterra martoriata dai bombardamenti tedeschi. In casi del genere è lo Stato che deve poter fare la sua parte, ignorando tutto lo sciocchezzaio iper-liberistico che ci aduggia e che, del resto, sta passando di moda. C’è poi da dire che il caso del Dizionario biografico degli Italiani è davvero unico nel panorama mondiale. Le sue voci sono spesso veri e propri saggi d’autore. Il che lo rende ben superiore non soltanto rispetto al meritorio «Dictionnaire de biographie française» o anche alla lentissima e benemerita «Neue deutsche Biographie», e persino rispetto a un repertorio di prim’ordine quale l’«Oxford Dictionary of National Biography». Il nostro Dizionario biografico , invece, assunse sin dal primo momento come sua «divisa» il livello più alto. Farò solo qualche nome. Autori di voci che hanno lasciato il segno nella cultura italiana sono stati uomini come Arnaldo Momigliano, Armando Petrucci, cioè alcuni dei nostri storici maggiori, o un Piero Treves, che fu egli stesso un pezzo della nostra storia culturale, e ancora oggi il criterio è quello di arruolare sempre e soltanto i migliori competenti per ogni singola voce. E mi piace qui segnalare la voce su Gaetano De Sanctis, primo presidente post-fascista dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, redatta da chi più di ogni altro conosce opera, biografia e documenti riguardanti De Sanctis, cioè Leandro Polverini. Momigliano scrisse la memorabile voce su Giulio Beloch, tedesco e maestro a Roma di Gaetano De Sanctis, ma divenuto cittadino italiano, e perciò incluso nell’opera. Un bell’esempio che potrebbe anche aiutare a snebbiare le menti obnubilate dalla ritornante xenofobia. Le persone che hanno familiarità col mondo degli studi sanno che già l’Enciclopedia Italiana fu, al tempo suo e per volontà di uno straordinario direttore e organizzatore di cultura come Giovanni Gentile, la più importante e la meglio fatta delle enciclopedie generali. La maggiore bibliografa francese, Louise- Noëlle Malclès, soleva dire: quando ho un dubbio, per prima cosa guardo nella «Treccani». Finora il Biografico si è affiancato degnamente alla grande «Treccani» ed ai suoi impareggiabili Supplementi. Davvero non ha senso, folgorati da «Wikipedia», andare alla ricerca di popolareschi surrogati di opere di così grande livello.