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 2009  ottobre 23 Venerdì calendario

Ecco il paradiso Lussemburgo, tre storie di ordinario off shore- MILANO – Alla fine anche «il vano adiacente la proprietà Locatelli» finì in Lussemburgo

Ecco il paradiso Lussemburgo, tre storie di ordinario off shore- MILANO – Alla fine anche «il vano adiacente la proprietà Locatelli» finì in Lussemburgo. Pagine di minuziosissima descrizione catastale raccontano di quella volta che uno dei fratelli Sigma-Tau, cioè Paolo Cavazza azionista (34%) con Claudio (51%) del gruppo farmaceutico, decise di spedire all’estero gli immobili ereditati dal padre e dalla madre. Spedire la proprietà, s’intende. Un portafoglio plurimilionario in ville, appartamenti, garage, tra Milano, Roma e Pomezia, il tutto «impacchettato» sotto l’ombrello della Logic société anonyme. Risultato: Cavazza è un italiano residente a Lugano (Svizzera) che controlla una società lussemburghese proprietaria di una serie di immobili in Italia. Esigenze di riservatezza, probabilmente, oppure l’intramontabile «ottimizzazione fiscale». Negli anni il Granducato, tradizionale base d’appoggio per gruppi con diramazioni internazionali, è diventato sempre più destinazione finale anche di piccoli e grandi patrimoni immobiliari, oltre, ovviamente, terreno fertilissimo per la nascita delle holding di famiglia. Tuttavia la convenienza fiscale oggi è per molti aspetti venuta meno ed è finito il tempo in cui in città c’erano più macchinette trita documenti che parcometri. Eppure mentre le holding rimpatriano, gli immobili, invece, continuano ad essere spediti. E non necessariamente dai ricconi. quello che ha fatto il 22 settembre un pensionato, ex professore di diritto alle superiori. R.F., siciliano, trapiantato in Veneto, 57 anni, dice che «non c’è un perché» sulla scelta di far emigrare la proprietà delle sue case. Semplicemente si è messo su la Trebeurden société anonyme perché «ognuno fa quel che vuole e a me piace viaggiare». Il notaio lussemburghese Martine Schaeffer gli ha piazzato uno statuto di quelli che si fanno in serie, una roba standard che va bene per tutto. Il capitale (poco meno di un milione) è stato sottoscritto conferendo gli immobili del pensionato a Jesolo Lido, Portogruaro e altri comuni veneti. Socio di minoranza dell’ex prof è una signora che lavora in un istituto per estetiste. Ma perché tutto questo «traffico» per un patrimonio tutto sommato modesto? Una convenienza ci sarebbe, secondo gli esperti, a far «turismo» immobiliare verso il Lussemburgo (e non solo): trasferendo case, terreni, magazzini, mansarde (spesso in joint venture con l’amante) si pagherebbe solo una tassa fissa di 168 euro e nessuna imposta di registro. Però il rischio di vedersi contestare la gettonatissima esterovestizione è altissimo. Gli immobili, dunque, «tirano». Anzi emigrano. Altro esempio tra i tanti. Una bella e grande casa di via Giustiniani a Roma ha idealmente salutato il catasto italiano due mesi fa per diventare lussemburghese. Marisa e Maurizio P., coniugi con la passione della viticoltura (i loro vigneti producono un paio di vini premiatissimi), l’hanno divisa in due. Un pezzo è finito nella holding Valentina e l’altro nella Carolus (forse i nomi dei due figli). E tale Antonio Maestoso è diventato il «rappresentante delle società – si legge sui documenti – per i rapporti fiscali in Italia». Maestoso? Era un professionista, vicino a Calisto Tanzi, che a Parma in un filone giudiziario di Parmalat ha patteggiato una pena di 2 anni 10 mesi e 20 giorni. E fino a pochi mesi fa era il presidente dell’azienda agricola di Fausto Tonna, il ragioniere del grande crac.