Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 23 Venerdì calendario

L’archivio di Vasari finisce a una società russa- Ceduto per 150 milioni. Il ministero: troppi, informiamo i magistrati MILANO – Giorgio Vasari, il padre della Storia dell’arte ita­liana, comprò casa in Borgo San Lorentino ad Arezzo nel 1540

L’archivio di Vasari finisce a una società russa- Ceduto per 150 milioni. Il ministero: troppi, informiamo i magistrati MILANO – Giorgio Vasari, il padre della Storia dell’arte ita­liana, comprò casa in Borgo San Lorentino ad Arezzo nel 1540. E vi attese a dipingerla per una de­cina d’anni, nel periodo in cui co­nobbe colui che celebrò nelle «Vi­te » (1555) come miglior dono del cielo: Michelangelo. Alla sua morte (27 giugno 1574), questa ca­sa passò agli ere­di ed è arrivata si­no a noi negli af­freschi, nelle car­te e in alcuni arre­di.  di ieri la noti­zia che l’ultimo proprietario dei beni della casa, Giovanni Festari, appena deceduto, ha venduto l’archivio del pittore e scrittore custodito in un arma­dio chiuso a chiave dell’abitazio­ne a una ignota società russa per l’astronomica cifra di 150 milio­ni di euro. Il passaggio di proprie­tà è stato notificato al Comune di Arezzo dalla Soprintendenza ar­chivistica della Toscana, alla qua­le, per legge, è stato reso noto. L’archivio contiene 31 filze di do­cumenti, con autografi di Vasari, lettere (tra le quali 17 di Miche­langelo) e corrispondenze con i papi (Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, Pio V). Ma è bene sotto­lineare che l’archivio, almeno le­galmente, non potrà spostarsi da Arezzo: gli organi dello Stato han­no da tempo disposto quanto in loro potere per salvaguardarne l’italianità. Vasari lasciò la casa agli eredi. Estinti questi la dimora passò al­la Fraternità dei laici di Arezzo e da questi all’esecutore testamen­tario Spinelli, che la tenne per la famiglia. Nel 1911 lo Stato riuscì ad acquistarne i muri, ma non i beni all’interno, che gli eredi Spi­nelli cedettero ai Festari. Si aprì una controversia, ma i Festari si videro riconosciuta in appello la proprietà delle carte. Come rispo­sta, la Sovrintendenza ha posto due vincoli: il primo consente al­le istituzioni italiane di avere di­ritto di prelazione in caso di ces­sione (da qui la cifra astronomi­ca dichiarata, e inaccessibile per Stato); il secondo, di pertinenza, rende i beni inamovibili dal luo­go dove si trovano. La notizia ha comunque susci­tato reazioni. Il sindaco aretino, Giuseppe Fanfani, ha chiesto che sia lo Stato a comprarlo «evitan­do che i documenti finiscano in mani straniere». E ha scritto una lettera a Berlusconi, nelle ore in cui il premier era ospite di Putin. «Se la vendita verrà confermata, il Comune chiederà una verifica degli atti alla Procura. Tutto que­sto accade – ha concluso – mentre stiamo preparando il cin­quecentenario della nascita di Va­sari ». La sovrintendente ai Beni ar­chivistici, Diana Toccafondi, sot­tolinea le perplessità sulla cifra: «Noi abbiamo prima respinto la cessione, poi posto un doppio vincolo; gli enti pubblici hanno ora 180 giorni di tempo per ac­quistarla: ma la cifra fa sospetta­re qualcosa. Comunque credo si possa rivedere la vendita, ora che Festari è deceduto». Anche il ministero esprime «perplessità, non solo per l’enormità della somma, ma soprattutto perché l’archivio Vasari, chiunque ne sia il proprietario, è soggetto ad un vincolo pertinenziale e pertanto non può essere spostato da Arez­zo. A ciò si aggiunge il fatto che il proprietario dell’archivio è de­ceduto alcuni giorni fa. Per que­sta ragione – conclude la nota – verrà informata l’Autorità giu­diziaria ».