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 2009  ottobre 23 Venerdì calendario

Scattata la corsa al partito dei piccoli Ma i ribelli non smobilitano- In rete circola persino un sondaggio che chiede, in maniera sibillina, agli imprendi­tori di dichiararsi favorevoli o contrari alla nascita di «un movimento politico esclusi­vamente delle piccole e medie imprese al fi­ne di essere tutelati con propri rappresen­tanti all’interno del Par­lamento italiano ed euro­peo »

Scattata la corsa al partito dei piccoli Ma i ribelli non smobilitano- In rete circola persino un sondaggio che chiede, in maniera sibillina, agli imprendi­tori di dichiararsi favorevoli o contrari alla nascita di «un movimento politico esclusi­vamente delle piccole e medie imprese al fi­ne di essere tutelati con propri rappresen­tanti all’interno del Par­lamento italiano ed euro­peo ». la riprova di co­me la corsa alla rappre­sentanza dei Piccoli sia in pieno svolgimento. L’annuncio da parte del premier di voler rivede­re l’Irap segna indubbia­mente un punto a favo­re del «movimento» e incoraggia micro-im­prenditori e artigiani a organizzarsi in ma­niera più incisiva. Una mappa della rappre­sentanza delle Pmi oggi segnala tre aree pre­valenti: i piccoli della Confindustria, gli arti­giani e commercianti che aderiscono alle cinque organizzazioni del cosiddetto Patto del Capranica (Confcommercio, Cna, Confe­sercenti, Confartigianato e Casartigiani) e i comitati spontanei di Imprese che resisto­no presenti in Piemonte e in Lombardia. I piccoli della Confindustria oggi terranno il loro meeting a Mantova. Il titolo del convegno è un po’ generico (’Giù i costi’) ma l’obiettivo è ambizioso: convincere gli industriali non solo a spingere con le ban­che per aver credito e con il governo per ta­gliare le imposte, ma anche ad aggregarsi. Finora nessuno ha avuto il coraggio di dire ai Piccoli che senza fusioni non c’è salvezza, ci prova il vice-presidente (uscente) della Confindustria, Giuseppe Morandini. Si sa che il progetto è molto elaborato, dovrebbe chiamarsi «T-Holding» ed è stato studiato in collaborazione con l’università di Peru­gia. Non è detto che funzioni e del resto la storia confindustriale è piena di documenti di buone intenzioni rimasti lettera morta, il tentativo comunque va nella direzione giu­sta. All’assemblea della Cna tenutasi a Roma il patto del Capranica ha fatto un passettino in avanti con una tavola rotonda comune. Non è mai semplice tentare di unificare o solo federare organizzazioni concorrenti (basta ricordarsi la storia dei tentativi unita­ri di Cgil, Cisl e Uil), però in molti sono con­vinti che sia l’ora giusta. Il calendario dell’ unità inizialmente prevedeva tappe più spe­dite (adesso invece si parla di primavera 2010) e le indiscrezioni riferiscono di qual­che contrasto di leadership sorto tra le due organizzazioni di matrice bianca, Confcom­mercio e Confartigianato. previsto un por­tavoce unico, un comitato scientifico di per­sonalità illustri e si parla addirittura di un Festival della piccola impresa. Un’associa­zione di rappresentanza che alla fine do­vrebbe avere dietro di sé tra 1,5 e 2 milioni di imprese è un colosso con il quale la politi­ca probabilmente non ha voglia di fare i conti. E anche questo peserà. I comitati spontanei intanto vanno avan­ti. Il tentativo della Lega Nord di stoppare «gli artigiani ribelli» si può dire che non sia riuscito anche perché a Vergiate non è stata presentata da parte del Carroccio una vera proposta, ci si è limitati a fare manutenzio­ne del consenso. La Confartigianato e la Cna locali non hanno gradito e c’è stata qualche polemica. Ma visto che le 2 mila aziende del Varesotto a rischio chiusura non sono nel frattempo uscite dalla zona grigia, il movimento va avanti. Sono in pre­parazione assemblee un po’ ovunque, a Be­snate, a Varese e di nuovo a Jerago. Anche loro comunque stanno vagliando un proget­to per l’aggregazione di imprese messo a punto con la Camera di Commercio locale. In Piemonte, intanto, l’ala più combattiva di Imprese che resistono, guidata da Luca Peotta, sta preparando la propria assemblea regionale e non sembra proprio avere in te­sta di abbandonare il campo.