lettera al manifesto 21/10/2009, 21 ottobre 2009
LETTERE
Trovandomi per studio a rovistare fra libri e vecchie riviste degli anni ’70, mi è accaduto di imbattermi in un articolo del 1972 - per altro molto acuto - di Fabrizio Cicchitto. Pubblicato su Mondo Operaio nel febbraio di quell’anno, l’allora giovane e (mi dicono) brillante esponente della corrente lombardiana del Psi sviluppava alcune interessanti analisi di carattere storico-politico sulle strategie della Cisl in materia di sindacato unitario. Il titolo dell’articolo era «La Cisl: dall’integrazione al conflitto con il sistema». Dopo averne stigmatizzato «l’anticomunismo più vieto» degli anni seguiti alla rottura del ’48 (si esprime proprio così), Cicchitto proseguiva con una riflessione che - riferita agli anni antecedenti all’autunno caldo - mi appare di una qualche perdurante (e inquietante) attualità. Scrive: «Una parte cospicua dell’esperienza Cisl di ’contrattazione aziendale’ è stata fondata sull’accordo separato, sull’erogazione paternalistica del padrone, sulla manipolazione e sul gioco al ribasso nei confronti dei contratti nazionali» (p. 50). A questo punto non si sfugge all’impressione che se da allora Cicchitto è cambiato in una misura veramente esagerata (e, perché no? sconcertante), la Cisl - al contrario - è cambiata troppo poco. E che certi brutti vizi, da quelle parti, sono veramente duri a morire.
Salvo Leonardi