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 2009  ottobre 21 Mercoledì calendario

IL PARTITO DI GALAN" METTE SILVIO IN CRISI


Inutile insistere, io Berlusconi non lo mollo. Ma anche lui deve sapere che non può mollarmi, che non sarà semplice...». Bisogna partire da qui, da questa frase di Giancarlo Galan, per capire che questo tiramolla veneto non ha ancora vincitori e sconfitti. Il governatore la dice in mezzo al mare, in visita al nuovo rigassificatore, altra medaglia per la sua regione. «Vado a tutto gas», scherza mettendo assieme l’inaugurazione e l’ultimo sondaggio che lo mette in cima alla classifica dei governatori più amati. A tutto gas vanno anche i suoi tifosi. Berlusconi, così assicurano, l’altra notte sarebbe ripartito da Venezia con più di un dubbio.
Sa di essere un problema, Galan. Salutato Berlusconi, incassato il suo «Giancarlo, ne parleremo», lo ha ammesso: «Per le prossime elezioni regionali sarò una rogna». Ma non se l’è andata a cercare, aggiunge. Se davvero Berlusconi e Bossi si son promessi l’eredità di Galan, lui che c’entra? «Vedo che per la prima volta il Pdl dimostra di non essere un partito di plastica, che non discute e va solo dietro il suo leader». Il riferimento è al documento dei big veneti che lo rivorrebbero ancora governatore.
A tutti i costi e tutti, compresi quelli che non l’hanno mai amato come Renato Brunetta, Aldo Brancher o Nicolò Ghedini.
«Mi hanno commosso», dice. E di più l’hanno commosso gli industriali veneti che l’altra sera hanno improvvisato (forse) un robusto pressing su Berlusconi. Tra la saletta riservata dell’aeroporto e la cena di gala con l’emiro del Qatar il buongoverno di Galan è stato sostenuto da Luigi Marchi, Bepi Stefanel, Luigino Rossi, Enrico Zoppas. Anche con loro Berlusconi ha preso tempo, ha parlato d’altro, è sembrato sfuggente. Tanto, se è vero quel che riferiscono dalle stanze del governatore, da essersi quasi scusato ieri mattina, al telefono. «Dovete parlarne con Bossi». E’ lui che va convinto, ammesso che non sia troppo tardi.
Il Pdl della regione, Confindustria del Veneto, 180 sindaci. Il partito di Galan s’ingrossa e quando rientra dal rigassificatore di Porto Viro il governatore trova buone notizie da Roma. Ha parlato, come coordinatore Pdl, Ignazio la Russa. Dice che «per il Veneto non è stata presa una decisione definitiva, anche se non è scandaloso che la Lega aspiri alla guida di una grande regione». Per la verità c’è anche Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona e possibile candidato governatore, che insiste: «I sondaggi ci danno in crescita e il Veneto tocca a noi». Ma Tosi, con tutto il rispetto di tifosi di Galan, non è Bossi.
Così il governatore può continuare a sentirsi governatore. «Nessuno mi ha comunicato il contrario», spiega. «Ed è inutile metter giù l’elenco delle offerte, ministro di qui o di là. Sono giorni che continuo a ripetere le stesse cose. Perché dovrei farmi da parte? Ho governato male?». Roma non lo attira, nemmeno le presidenze dell’Enel o dell’Eni. Neppure il sindaco di Venezia. O governatore o governatore. E visto che rientra dall’inaugurazione del rigassificatore la buttà lì: «Ricordo che la Lega era contraria. Come era contraria a tutte le Grandi Opere, dal Passante di Mestre al Mose...».
Ovvio che il tiramolla andrà avanti parecchio, non sarà semplice e Galan dovrà giocarsela bene. Il suo partito sono i 15 anni da governatore, un sistema di potere strutturato, strade, ospedali e sanità, il porto, i finanziamenti alla cultura, le Grandi Opere come le dighe mobili del Mose che nel 2009 pesano 1900 milioni di euro. Forse a Berlusconi non l’avevano raccontata tutta, la vera storia di Galan. O non hanno spiegato che i veneti son veneti, che qui un governatore conta più di chi governa a Roma. Gliel’hanno detto gli imprenditori alla cena di gala. «Parlatene con Bossi...». E Galan, serenissimo, aspetta.

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