Edward Hadas e Una Galani, La Stampa, 21/10/2009, 21 ottobre 2009
LA SPECULAZIONE IN AGGUATO IL PETROLIO POTREBBE TORNARE A 100 DOLLARI AL BARILE
La sterlina divide. «Comprate sterline!» dichiara la banca d’investimenti Goldman Sachs, che consiglia ai trader di scommettere sul rialzo della valuta inglese a 1,70 dollari. «La sterlina è in crisi!» avvertono la Cbi (Confederation of British Industry) e, separatamente, Sir Howard Davies, ex direttore dell’Fsa, la Consob inglese. Intanto, Ernst & Young Item Club prevede una «parità sterlina/euro» che potrebbe durare cinque anni. La volatilità del mercato valutario è tale che tutte e tre le opinioni potrebbero rivelarsi corrette. Ma la tendenza di medio periodo sembrerebbe favorire la tesi della sterlina debole, con un considerevole rischio di crisi valutaria in stile Reykjavik. Ora, il mercato è negativo ma la sterlina tiene ancora. Secondo la Commodity Futures Trading Commission, dal 13 ottobre i trader hanno fatto scommesse da record contro la sterlina. Ma qualunque mercato caratterizzato da un eccesso di posizioni corte può essere soggetto a un rimbalzo. Questo spiega forse il balzo della moneta inglese dal minimo di 1,57 dollari a quota 1,64 alla fine della settimana scorsa.
Il timore è che le ingenti misure di stimolo abbiano ritardato il necessario riassestamento dell’economia. La spesa dei consumatori, le vendite di automobili, l’occupazione, i prezzi degli immobili, tutto è stato sostenuto dallo stimolo fiscale. Persino la ripresa delle compravendite di immobili di lusso a Londra è frutto del salvataggio delle banche a opera del governo. Ma le risorse finanziarie del governo si stanno avvicinando alla soglia di allarme. Non è possibile continuare a lungo ad accumulare debiti senza incorrere in una crisi. La crescita del settore finanziario e immobiliare di cui ha goduto la Gran Bretagna deve essere sostituita da qualcosa di più durevole di uno stimolo economicamente insostenibile. Mervyn King, il governatore della BoE, ha ripetutamente citato il possibile ruolo della sterlina. Le esportazioni devono crescere; la Gran Bretagna deve diventare meno cara per i turisti. La soluzione, dolorosa per gli inglesi, sarà quella di diventare un po’ più poveri e più competitivi. E L’indebolimento della sterlina avrà un ruolo importante. /
Il petrolio da 80 dollari al barile rischia di essere troppo costoso per il mondo. L’Arabia Saudita e gli altri grandi produttori dovrebbero pensare a come rallentare l’ascesa del prezzo del greggio. Forse, invece, saranno ben contenti di vederlo volteggiare sempre più in alto. La maggior parte dei paesi del Golfo, e la Russia, arrivano al pareggio con un prezzo di circa 65 dollari al barile. I governanti sauditi ritengono che il prezzo giusto sia intorno ai 75 dollari, abbastanza alto per impedire ai clienti di innervosirsi e abbastanza basso da evitare che si dedichino troppo alla riduzione dei consumi o alla ricerca di alternative. La proposta di Abdallah Salem el-Badri, segretario generale dell’Opec, è fissare il prezzo a 80 dollari per sostenere gli investimenti. Ma dopo un aumento del 20% in meno di un mese, è tempo che i grandi produttori riflettano sulla propria resistenza ad aumentare la produzione.
Per loro è semplice trovare una giustificazione a un altro aumento dei prezzi. El-Badri ha sottolineato che nel 2009 il prezzo medio di un barile di greggio è stato appena di 57 dollari. Il minidollaro riduce però il potere d’acquisto di 80 dollari di petrolio. E forse i produttori hanno bisogno di ripagare debiti ingenti. Il rally delle ultime settimane è partito nonostante le scorte abbondanti. Di norma, peraltro, lo stretto coordinamento tra i produttori riesce a mantenere un buon equilibrio tra l’offerta e la domanda di petrolio. uno schema tristemente familiare. Quando il prezzo del petrolio era schizzato a oltre 100 dollari al barile a inizio crisi, gli analisti avevano giustificato l’aumento con l’ipotesi di un’imminente contrazione dell’offerta causata dall’eccesso di domanda nelle economie asiatiche in espansione. In realtà, il mercato era governato da un’enorme offerta di denaro, da parte dei fondi di materie prime e degli acquirenti del settore industriale. Oggi sta accadendo qualcosa di simile. Se il flusso di liquidità non sarà interrotto, un probabile risultato sarà un prezzo del barile a tre cifre. /
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