Francesco Spino, La stampa 20/10/2009, 20 ottobre 2009
BANCHE, BENZINA E BORSA NEL MIRINO
Il ministro invitato a parlare alla scuola del Partito comunista cinese
Si è scagliato contro gli economisti, ha punito i petrolieri, ha massacrato le banche, citando Marx e finendo per essere invitato alla Scuola del Partito comunista cinese. Giulio Tremonti cominciò poco dopo essere giunto (di nuovo) dietro la scrivania di Quintino Sella. La crisi non era ancora scoppiata in tutta la sua virulenza. Andò in tv da Lucia Annunziata per dire un paio di cosette. La prima era che del cosiddetto «tesoretto» non aveva trovato nemmeno l’ombra (era il 10 maggio di un anno fa). La seconda che qualcuno avrebbe pur dovuto fare sacrifici. Chi, i soliti operai? Macché. «Toccherà ai banchieri e a chi incassa la rendita petrolifera, certo non ai poveri». Un mese dopo ci fu l’annuncio della Robin Hood tax che colpiva le due categorie, tra proteste e proclami. L’altra faccia della medaglia sarà la Social Card per i meno abbienti, che finirà nell’oblio tra disguidi e ritardi. Ma allora lui la difese a spada tratta: «Non accetto critiche dagli snob che scrivono sui giornali e frequentano i salotti».
Ma è proprio con la Robin Tax che comincia il duello infinito del ministro. Non tanto coi petrolieri (a Moratti dirà: «Vorrà dire che ridurranno l’ingaggio a Mourinho...»), quanto con le banche. A cui non perdona il fatto di non aver aderito in massa ai Tremonti Bond, che il ministro non vorrebbe neppure fossero ricordati con il suo nome. Così tra un duello e l’altro con gli economisti (al meeting Cl li definisce «maghi. Dovrebbero chiedere scusa e starsene zitti per un anno», salvo poi far pace alla Bocconi), gli strali contro la speculazione («la peste del secolo»), il suo obiettivo principe sono le banche che «non fanno la loro parte nel sostegno alle imprese». E ancora: «Chi non usa i bond va contro l’interesse del Paese»; «Le banche devono essere al servizio della gente, non la gente al servizio delle banche». Le banche che sono «troppo grandi» e «vedono troppo poco il territorio, le famiglie, gli imprenditori...». Fino al rimpianto per le vecchie Bin e l’accusa al mondo del credito di taglieggiare gli italiani «con commissioni mostruose». Per rispolverare anche da ministro il vero, unico, antico mito di tutte le mamme italiane: il posto fisso, preferibilmente in banca.