Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 20 Martedì calendario

FASCISTA DELL’ULTIMA ORA CARLO SCORZA E IL 25 LUGLIO


Che fine ha fatto Carlo Scorza, ultimo segretario del Partito nazionale fascista, dopo il 25 luglio 1943?
Luca Meconi
lucameconi@yahoo.it

Caro Meconi,
Forse occorrerà anzitutto spiegare che cosa Scor­za abbia fatto fino al giorno in cui il Gran Consiglio del fascismo approvò una mo­zione che toglieva a Mussoli­ni, di fatto, i suoi poteri civili e militari.
Quando divenne segretario del Pnf, nell’aprile del 1943, Scorza aveva 46 anni e, alle spalle, una lunga carriera nel­l’apparato fascista, fatta di alti e di bassi. Molti ebbero la sen­sazione che la scelta di Musso­lini fosse caduta su un frusto arnese della vecchia guardia, ma Scorza prese il suo incari­co sul serio e dette prova di un insospettato dinamismo. Nei suoi lunghi discorsi alle assemblee dei quadri, denun­ciò il grigiore della burocrazia fascista, le baronie clientelari all’interno del partito, la corru­zione dilagante ai vertici del si­stema politico. Disse addirittu­ra, durante un incontro, che occorreva abolire «la profes­sione di gerarca». Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia fu tra quelli che cercarono di suscitare una reazione patriot­tica e invitò i maggiori diri­genti, senza grande successo, a impegnarsi in una campa­gna di conferenze attraverso il Paese. Quando apprese, alla vi­gilia del Gran Consiglio, che Dino Grandi aveva preparato un ordine del giorno contro Mussolini, scrisse e propose a sua volta una mozione che rendeva omaggio al re, ma era sostanzialmente mussolinia­na. E la mattina del giorno do­po, a Palazzo Venezia, sosten­ne, nel corso di un lungo collo­quio con Mussolini, che l’ordi­ne del giorno votato durante la notte doveva considerarsi privo di qualsiasi validità. Fi­no al pomeriggio del 25 lu­glio, quindi, Scorza fu un fasci­sta leale e inflessibile.
Il primo mutamento appar­ve nel tardo pomeriggio quan­do il segretario del partito ap­prese che Mussolini, dopo l’udienza con Vittorio Ema­nuele III, era stato arrestato. La sua prima mossa fu quella di prendere contatto con il co­mando generale dell’Arma dei Carabinieri dove apprese di es­sere al primo posto fra coloro di cui il maresciallo Badoglio aveva ordinato l’arresto. Nella sua grande opera sulla Storia della Repubblica di Salò, edita da Einaudi, lo storico inglese Frederick W. Deakin scrive che Scorza si difese osservan­do che «il suo arresto avrebbe lasciato i fascisti senza ordini e senza guida e avrebbe scate­nato una guerra civile». L’ar­gomento convinse il coman­do dei Carabinieri che lo la­sciò libero; e Scorza si sdebitò impartendo alle sedi del parti­to l’ordine di non prendere al­cuna iniziativa.

Fu quell’ordine, insieme a una lettera diretta a Badoglio nei giorni successivi, che fece di lui, dopo l’8 settembre, un «traditore». Durante la Repub­blica di Salò venne arrestato e processato a Parma. E sarebbe stato molto probabilmente condannato se Mussolini non fosse intervenuto fermamen­te in suo favore dichiarandolo «onesto». Deakin s’interroga sulle ragioni di questa clemen­za e avanza l’ipotesi che «Scor­za sapesse troppe cose e che la farsa del processo fosse stata concordata precedentemen­te ». Liberato, fu catturato do­po il 25 aprile dai partigiani, ma riuscì a fuggire e riparò in Argentina per parecchi anni. morto in Italia nel 1988.