Paolo Conti, Corriere della sera 20/10/2009, 20 ottobre 2009
Lite sull’eredità Caracciolo Il giudice ferma Jacaranda- Paternità, la causa dei Revelli può continuare ROMA – Nuovo capitolo per la saga Caracciolo-Revelli
Lite sull’eredità Caracciolo Il giudice ferma Jacaranda- Paternità, la causa dei Revelli può continuare ROMA – Nuovo capitolo per la saga Caracciolo-Revelli. La prima sezione civile del tribunale di Roma, presieduta da Rosaria Ricciardi, con la sentenza 21203/2009 ha dichiarato «inammissibile» la richiesta di Jacaranda Falck Caracciolo (fino a oggi unica figlia legalmente riconosciuta dell’editore Carlo, scomparso il 15 dicembre 2008) di intervenire nel giudizio di disconoscimento di paternità avanzato da Carlo Edoardo e Margherita Revelli nei confronti di Carlo Revelli senior, prestigioso agente di cambio scomparso nel 2002. Tutto apparirebbe complicato se non fosse, alla fine, molto più semplice: ovvero che torna da oggi in possibile discussione l’eredità di Carlo Caracciolo (100 milioni di euro, cioè una quota dell’ 11,7% de L’Espresso e il 33% di Libération più la splendida tenuta di Torrecchia vicino Latina) fino a ora di piena proprietà di Jacaranda Falck Caracciolo. Saranno i giudici a stabilire se Carlo Edoardo e Margherita Revelli sono altri due figli naturali di Carlo Caracciolo, editore, principe di Castagneto e duca di Melito, e quindi con altrettanti diritti sul suo patrimonio. Sempre la prima sezione civile di Roma ha deciso l’immediata prosecuzione del giudizio di disconoscimento di paternità. La prossima udienza, a questo punto senza Jacaranda Falck, è fissata per il 25 marzo 2010. I giudici hanno rigettato la tesi della figlia di Caracciolo: cioè che i due Revelli non avrebbero potuto chiedere il disconoscimento poiché, ad avviso di Jacaranda, avrebbero saputo della loro reale paternità (Carlo Caracciolo) da ben più di un anno dal momento in cui avevano aperto l’azione giudiziaria. La legge prevede, infatti, solo un anno di tempo dalla «notizia» per avviare il procedimento. Nulla ancora si sa a proposito della prova del Dna, che sarebbe possibile grazie al sangue del principe-editore ancora sigillato e depositato (sempre per ordine del giudice) nella clinica «Pio XI» di Roma. Secondo quanto scrisse il 19 gennaio scorso sul Corriere della Sera in una lettera Carlo Edoardo Revelli, la scoperta della «diversa paternità» risale solo all’ottobre del 2007 e sarebbe stato lo stesso Caracciolo a incoraggiare i due fratelli nell’ottobre 2008 «a iniziare il prima possibile le pratiche per il disconoscimento e il riconoscimento. Fu sempre lui che concordò insieme a noi ogni parola degli atti che presentammo al tribunale, facendoci allegare una lettera in cui ci riconosceva come suoi figli ». Ancora nel memoriale pubblicato dal Corriere si legge che «fu ancora lui a presentarci come suoi figli, nel giugno 2008, durante un incontro al quale erano presenti, tra gli altri, la sorella Marella, la nipote Marellina e il fratello Ettore». Disse in quei giorni al Corriere Jacaranda Falck Caracciolo: «Una cosa voglio dirla: non sto difendendo l’eredità e la mia non è una battaglia per i soldi. Ciò che conta sono gli affetti e la volontà di chi è scomparso, che mi sembra sia stata molto chiara. Ero sola quando lui stava male. L’ho amato e curato anima e corpo, ho dormito per terra negli ospedali pur di stargli accanto, per me non c’era un pacco di milioni lì davanti a me ma un uomo meraviglioso, era facile adorarlo». La «volontà molto chiara» alla quale si riferiva Jacaranda era il testamento dell’agosto 2006 in cui suo padre la designava erede universale alla presenza del notaio Fabio Ricci di Aprilia. Infatti il testamento venne sottoscritto nella tenuta di Torrecchia. La proprietà terriera di Garavicchio era stata già destinata in vita da Carlo Caracciolo a Uberto, Guido e Caterina Pasolini dall’Onda, figli di sua moglie Violante Visconti di Modrone. A questo punto, bisognerà aspettare il marzo 2010 per conoscere la seconda puntata. Carlo Edoardo e Margherita Revelli sono in pieno accordo con la loro madre Maria Luisa Bernardini (sarebbe stata lei, nell’ottobre 2007, a svelare la verità) e soprattutto con i loro fratelli più grandi Andrea, Paolo e Francesca Revelli, pronti, a loro volta, a sottoporsi al test del Dna per poter aiutare gli altri due a dimostrare di non essere figli di Carlo Revelli senior.