Patrizia Feletig, Affari&finanza 19/10/2009, 19 ottobre 2009
BLACK-OUT ADDIO, LA RETE DIVENTA INTELLIGENTE
Farà viaggiare l’energia prodotta dalle pale eoliche danesi fino ai tinelli degli italiani. Coordinerà la domanda dei flussi elettrici in modo da ridurre il carico nei momenti di congestione. Fornirà informazioni in tempo reale sul fabbisogno di elettricità e sul prezzo. Valuterà i malfunzionamenti sulle linee ed interverrà per evitare blackout. Programmerà il carico domestico decidendo autonomamente se spostare i consumi in altre fasce orarie, potrebbe addirittura aprire la strada all’auto elettrica. Ma soprattutto, farà risparmiare energia e denaro. Tutto questo accadrà con l’avvento delle reti elettriche intelligenti, le cosiddette smart grid, "reti intelligenti", che rivoluzioneranno l’ormai ultracentenaria infrastruttura di trasmissione e distribuzione dell’elettricità.
Le smart grid costituiscono il salto tecnologico strategico per realizzare una nuova governance della filiera dell’elettricità in un’ottica di risparmio e affidabilità. Con le smart grid si superano gli ostacoli alla diffusione dei piccoli impianti a fonti rinnovabili (eolici, fotovoltaici, biomasse) accusati di scarsa affidabilità per la loro scarsa potenza ma anche per la loro discontinuità produttiva che dipende da fattori meteo. Questi impianti, è l’accusa, sottopongano la rete elettrica a elevati livelli di stress a causa degli sbalzi di tensione e frequenza. E proprio questi problemi ora saranno superati.
Le nuove reti aggirano le rigidità strutturali delle reti tradizionali pensate per trasportare passivamente kilowattora da grandi centrali allacciate in alta tensione agli utenti finali. La chiave di volta è che queste reti "intelligenti" permettono di assorbire e compensare i flussi di energia generata da qualsiasi punto venga prodotta e trasferirla (su scala nazionale, continentale e anche oltre) in altre aree.
Il concetto di smart grid non è nuovo ma l’ingente impegno finanziario, nonché una lunga serie di residue regolamentazioni nazionali e di incertezze legislative ne hanno finora ritardato l’applicazione. Lo scenario sta cambiando. Diversi governi, sotto la pressione dei target di efficienza energetica e incoraggiati dall’idea di riavviare l’economia con investimenti in tecnologie cruciali per il futuro del pianeta, varano dei progetti in questo ambito. Nel piano di incentivi economici dell’amministrazione Obama vengono destinati a questo fine 4 miliardi di dollari. In Euripa c’è il piano Address, un progetto di 1,2 miliardi di euro cofinanziato dall’Ue che vede impegnato un consorzio di 25 tra aziende, centri di ricerca e università con Enel come capofila. Proprio all’Italia è stato assegnato, durante i lavori del G8 dell’Aquila, il compito di stilare l’agenda per un piano di implementazione di reti intelligenti in Europa e presentarne i risultati al prossimo vertice Onu sul clima a fine anno a Copenhagen. Anche Australia, Canada e India si muovono e la Cina ha in programma la riconversione della sua rete entro il quinquennio. Secondo Livio Gallo, direttore della divisione Infrastrutture e Reti dell’Enel, tra 20 anni la torta del business legato alle smart grid varrà 110 miliardi di euro da spartire tra gestori, costruttori e progettisti.
Il beneficio più immediato sarà la riduzione degli sprechi e dei blackout. Oggi per cause tecniche e furti la rete disperde il 10% della potenza trasmessa e distribuita nei paesi occidentali, quota che sale fino al 50% nelle megalopoli dei paesi emergenti. I consulenti del Brattle Group monetizzano in 227 miliardi di dollari l’impatto economico delle reti intelligenti per il mercato statunitense nei prossimi 40 anni.
Con le smart grid si passa da una rete dal controllo centralizzato a un’architettura di minireti interconnesse, flessibili e interoperative ma anche autonome. In caso di necessità, le minireti possono staccarsi dal sistema e continuare a fornire energia localmente. Il tutto in tempo reale. Chiunque (dal privato cittadino con un impianto domestico di pannelli fotovoltaici alla piccola impresa fino alle aziende di grandi dimensioni) è parte attiva del sistema. Si può produrre localmente energia e utilizzarla per le proprie esigenze al di fuori della rete di erogazione elettrica e intanto attingere dalla rete principale e/o usufruire di essa per riversare la propria produzione elettrica. Concettualmente l’architettura della smart grid assomiglia a Internet, aperta e distribuita. Non a caso su questo terro sono scesi i colossi dell’Ict. L’Ibm ha integrato le smart grid nel suo piano smarter planet. Siemens punta a portare a casa commesse per 6 miliardi di euro. Cisco è convinta che inglobare intelligenza nella rete elettrica rappresenti un business 100 volte maggiore di quello di Internet. Anche Google e Microsoft scendono in campo con appositi software denominati rispettivamente PowerMeter e Hohn. StMicroeletronics, che ha fornito il cuore elettronico dei 35 milioni di contatori intelligenti che l’Enel ha installato in Italia, è stata scelta come fornitore dei contatori che Endesa sostituirà a 13 milioni di utenze spagnole. Proprio il contatore intelligente è un elemento fondamentale del governo del sistema elettrico nella piattaforma delle smart grid. L’Italia, riconosce l’Economist, è all’avanguardia nell’installazione di dispositivi di questo tipo.
Attraverso di esso si ottiene, in ogni istante, il quadro dell’energia entrante e uscente e realizzando degli interventi correttivi per ottimizzare la distribuzione nel tempo dei vari consumi energetici. Quando il contatore digitale avverte che i consumi si avvicinano al picco, presso l’utenza che ha aderito a un contratto flessibile, alcuni elettrodomestici o macchinari saranno disattivati, per ridurre la domanda elettrica fino al superamento del picco di consumi. Contropartita di questo meccanismo di interrompibilità la remunerazione dei kilowatt rinunciati. Alcuni progetti sperimentali hanno dimostrato che la conoscenza immediata dell’assorbimento energetico conducono naturalmente a comportamenti virtuosi: da 6,5% di risparmi fino a 10% nelle fasce tariffarie di punta. I negawatt al posto dei megawatt è pure l’idea di Amory Lovins, l’ambientalista che crede negli incentivi per abbattere la domanda di elettricità invece di aumentarne l’offerta costruendo nuove centrali.