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 2009  ottobre 19 Lunedì calendario

STASI, NON ERA PEDOFILIA


Premettono di non voler «anticipare le conclusioni concernenti altro procedimento», quello per la detenzione di materiale pedopornografico, e di non aver ancora «condotto analisi conclusive». Ma poi i periti informatici incaricati dal gup di Vigevano nell’ambito del processo per l’omicidio di Chiara Poggi dedicano alla questione sei pagine. E si può ricavare che Alberto Stasi va incontro ad una più che probabile assoluzione anche per l’altra accusa infamante. E non solo perché quel materiale era stato cancellato da molti mesi, sicuramente da prima del 5 aprile 2007, quando era stato reinstallato il sistema operativo. I file pedofili recuperati erano meno di quanto gli viene contestato e potrebbero essere finiti sul computer inconsapevolmente. Intanto, osservano l’ingegner Roberto Porta e il dottor Daniele Occhetti, delle 22 immagini individuate dai Ris e dichiarate pedopornografica, 6 non lo sono, 2 sono «non classificabili» e più della metà delle altre, in una scala di 10 categorie di crescente oscenità individuata nell’ambito del progetto europeo anti-pedofilia «Copine», si collocano ai livelli più bassi. Soprattutto, 18 su 22 «risultano di piccolissima dimensione e 4 di piccola dimensione». Insomma francobollini che fanno concludere ai periti: «Più che ad immagini acquisite per fruirne, appaiono attribuibili a ”immagini di banner” che pubblicizzano siti o ”immagini di anteprima” o ”immagini di copertina” di siti Internet che in realtà possono anche non risultare, all’accesso, di natura pedo-pornografica». Per l’ingegner Porta e il dottor Occhetti, inoltre, le foto sul computer e sul disco rigido esterno di Alberto non sono né produzioni amatoriali, né professionali e neppure «pseudofotografie, cioé immagini di bambini inesistenti (o artefatti) impegnati in comportamenti esplicitamente sessuali», ma «rappresentano materiale pseudo-pedo-pornografico facilmente reperibile su Internet».
Per quanto riguarda invece i filmati, 16 tra computer e disco rigido esterno, «i periti d’ufficio esprimono significativi dubbi in merito al risultato dell’analisi dei Ris e alle tecniche di recupero dell’informazione utilizzate». Si tratta infatti di «frame o porzioni video di breve durata all’interno di altri filmati di natura non pedo-pornografica», tanto che «in ipotesi potrebbe esistere anche un solo filmato di natura pedo-pornografica cancellato e quindi destrutturato in cluster indipendenti che poi, nel recupero, sono confluiti in filmati diversi».
Inoltre tali video «risulterebbero tutti scaricati a mezzo di software ”peer to peer” dalla rete internet». Ma attraverso l’impiego di questi programmi «risultano messi in discussione gli aspetti di consapevolezza e di detenzione». Infatti «l’utente non può avere consapevolezza della reale natura di un contenuto multimediale sino a quando (almeno parte rilevante di esso) non risulta già scaricata e memorizzata sul suo disco fisso» e «nella pratica comune non è così infrequente che un film di genere pornografico contenga parti video di natura pedo-pornografica» e anzi capita spesso, scaricando un film, che il file abbia un titolo ma il contenuto sia diverso.
Infine, il materiale pedo-pornografico trovato è «estremamente limitato, sia in senso assoluto, sia in rapporto al restante materiale di natura esclusivamente pornografica», che era abbondantissimo, oltre 10 mila file. In conclusione «il profilo di Stasi» che emerge è quello di un «soggetto privo delle caratteristiche tipiche di chi fruisce abitualmente e consapevolmente di contenuti di natura pedo-pornografica».