Marco Castelnuovo, La stampa 19/10/2009, 19 ottobre 2009
”Meglio rendere obbligatoria quella cattolica” TORINO Ministro Calderoli, che male c’è a lasciar frequentare un’ora di religione islamica ai bambini musulmani? «L’ora di religione non è mica l’ora di catechesi
”Meglio rendere obbligatoria quella cattolica” TORINO Ministro Calderoli, che male c’è a lasciar frequentare un’ora di religione islamica ai bambini musulmani? «L’ora di religione non è mica l’ora di catechesi. I docenti non fanno indottrinamento, insegnano a conoscere meglio un fattore fondante della nostra tradizione, dei nostri valori e della nostra cultura. Anzi, fosse per me...». Fosse per lei? «Renderei obbligatoria per tutti l’ora di religione cattolica». E perché non lo propone? Siete al governo. «Per un segno di rispetto estremo». Non crede che lo sarebbe anche la possibilità di seguire un’ora di insegnamento della propria religione? «Ma perché nessuno ha proposto l’ora di protestantesimo o di ebraismo, in passato? Non sono religioni da rispettare?». Per i proponenti sarebbe anche questa una forma di integrazione. «Ma via, smettiamola di guardare i colori dei fiorellini sulle tende delle finestre quando c’è da tirare ancora su la casa». Infatti questa è una proposta di FareFuturo e ItalianiEuropei, che sull’argomento stanno stilando un ampio documento. «Mi viene da sorridere. Pensano che con la cittadinanza facile e l’ora di religione islamica si risolva un problema così complesso come quello dell’immigrazione? E’ un approccio del tutto superficiale». E allora qual è il cuore del fenomeno? «L’incontrollabilità delle persone che entrano. Per questo noi abbiamo introdotto il reato di clandestinità e i respingimenti». Con i respingimenti gli sbarchi si sono praticamente azzerati. Ma gli arrivi via mare non sono che il 10% del totale. «I respingimenti sono solo un aspetto della questione, infatti. Ma con il reato di clandestinità, se ti scade il visto turistico con il quale sei entrato, ora sai che verrai espulso». Nel pacchetto di proposte delle fondazioni di Fini e di D’Alema c’è anche il voto amministrativo agli immigrati. «Ripeto, solo fatti accessori. Noi stiamo parlando di persone. Di gente che scappa dal paese di origine, dove tra l’altro non vota. Le pare che gli immigrati siano urtati dal fatto che non abbiano diritto di voto?». La tesi è che attraverso la concessione di diritti politici si giunge a una migliore integrazione. «Ripeto: basta guardare il colore dei fiorellini sulle tende. Occupiamoci di cose serie». Se la proposta arriva dal presidente della Camera, nonché suo alleato, come fa a non prenderla sul serio? «Non sono preoccupato. Le cose di cui stiamo parlando non sono scritte nel programma elettorale, firmato tra gli altri anche da Fini. Quindi non c’è nessuna possibilità che queste proposte possano diventare legge. O almeno non in questa legislatura». Ci sono anche leggi che nascono da iniziative parlamentari. «Per noi vale solo il programma elettorale. Tutti abbiamo rinunciato a qualcosa quando lo abbiamo firmato, ora tutti lo devono rispettare».