CORRIERE DELLA SERA, 19 ottobre 2009
CORRIERE DELLA SERA, 15 OTTOBRE 2009
Il Times di Londra in edicola oggi lancia accuse molto pesanti contro i servizi segreti italiani e, di riflesso, nei confronti del governo Berlusconi. Il giornale britannico sostiene, in pratica, che gli 007 del nostro Paese hanno pagato i capi talebani per evitare attacchi ai militari che presidiavano la base di Surobi, 65 chilometri a est di Kabul.
Nel luglio del 2008 quella base fu presa poi sotto controllo dai francesi, i quali un mese dopo, il 18 agosto, furono vittime di un agguato in cui 10 militari vennero massacrati e 21 feriti. Secondo il Times , «i pagamenti clandestini effettuati dai servizi segreti italiani agli insorti afghani hanno contribuito alla morte di 10 soldati francesi caduti in un sanguinoso agguato l’anno scorso nella regione orientale dell’Afghanistan».
Il giornale londinese afferma che gli italiani tennero nascosta la storia dei pagamenti ai francesi, i quali però, vedendo che i loro colleghi italiani si muovevano con una certa tranquillità, non presero particolari precauzioni. La mancata conoscenza dei pagamenti li avrebbe indotti in errore, li avrebbe portati «a una valutazione errata dei possibili pericoli e quindi alla catastrofe che ne è seguita ».
Sono notizie che il Times dice di aver appreso da «fonti militari occidentali». Specifica che le somme ammontavano a «decine di migliaia di dollari». Venivano versate in «modo regolare ai singoli comandanti nella zona di operazione delle truppe italiane».
Gli americani, sostiene ancora il quotidiano, sapevano. E questo avrebbe provocato l’irritazione dell’ambasciatore statunitense a Roma, Donald Spogli, che alcune settimane prima dell’attacco al contingente francese, «fece una protesta » nei confronti del governo Berlusconi.
Le informazioni erano state raccolte dagli americani grazie alle intercettazioni delle comunicazioni telefoniche. La scoperta delle transazioni monetarie clandestine lasciò «costernati» gli 007 degli Stati Uniti. Inizialmente, però, gli americani ritenevano che i pagamenti avvenivano a Ovest, nella zona di Herat, dove c’è una base a comando italiano. Successivamente si scoprì che le mazzette di banconote venivano versate a est di Kabul, nella zona di Surobi, che in quel momento era sotto il controllo italiano. Si può anche pagare, sostiene un alto ufficiale della Nato citato dal Times, ma «è una follia farlo senza rivelarlo ai tuoi alleati».
La reazione del ministro della Difesa Ignazio La Russa alle accuse del Times è molto secca: «Ancora una volta il giornale londinese raccoglie spazzatura ». Poi aggiunge che nell’estate del 2008 «io mi ero insediato da poco al ministero, non ho mai avuto notizia dai servizi segreti di pagamenti ai capi talebani ».
L’atteggiamento più benevolo verso gli italiani che operano in Afghanistan, secondo il ministro, non è dovuto ai dollari, «ma al comportamento dei nostri militari, ben diverso rispetto a quello degli altri contingenti, questo è alla luce del sole, loro hanno sempre manifestato una vicinanza umana alla gente e ne vengono ricambiati. Mettere in relazione tutto ciò con la morte dei francesi, poverini, mi sembra un’assurdità».
C’è una valle a ovest di Kabul, controllata fino a poco tempo fa dai turchi. «Ora – dice il ministro – ci sono gli italiani, sono andato a trovarli l’altro giorno. I turchi rimanevano chiusi nel loro bunker, gli italiani escono, parlano con la gente e ne stanno conquistando la fiducia ».
Avveniva così anche a Surobi? Un anziano della zona, Hagi Abdullah Rackman, intervistato dal Times , dice: «Non so di pagamenti, so che con gli italiani le relazioni erano buone».
Lorenzo Cremonesi Marco Nese
CORRIERE DELLA SERA, 16 OTTOBRE 2009
ROMA – Silvio Berlusconi ieri, ha fatto negare che il suo governo abbia autorizzato di pagare talebani in danaro affinché risparmiassero attacchi contro i nostri militari in Afghanistan. Un po’ sibillinamente, poi, in una nota di Palazzo Chigi messa a punto in mattinata il presidente del Consiglio ha voluto aggiungere di non essere al corrente di via libera del genere da parte di Romano Prodi.
«Spazzatura» è stata la definizione assegnata dal ministro della Difesa Ignazio La Russa all’articolo del quotidiano britannico The Times secondo il quale, invece, è con mazzette per decine di migliaia di dollari che in passato i servizi segreti italiani avrebbero evitato ai connazionali agguati nella zona di Sorobi. «Campagna anti- italiana», ha accusato il ministro del Pdl annunciando di voler querelare la testata. Nella notte, il capovolgimento di un blindato Lince tra Herat e Shindad aveva causato la morte di un alpino, Rosario Ponziano. Alle due smentite ne sono seguite una di un portavoce militare francese (articolo «infondato ») e un «a noi non risulta alcuna informazione interna » di uno della Nato. Il caso e la fattispecie degli scambi soldi-sicurezza, tuttavia, appaiono più complessi di un quiz dalle sole risposte tutto vero o tutto falso.
La zona di Sorobi, a Est di Kabul, è passata a metà 2008 dal comando del nostro Paese a quello della Francia. Secondo il Times , il 18 agosto seguente sarebbe stata la mancanza di spiegazioni italiane su come si era garantita una certa tranquillità a far cogliere di sorpresa una pattuglia francese: un’imboscata talebana costò dieci morti.
«Non sappiamo se i servizi hanno fatto ciò di cui parla il Times », ha detto uno dei più fedeli nel Pdl a Berlusconi, Fabrizio Cicchitto, membro del Comitato parlamentare sugli apparati di sicurezza. «In ogni caso, il crimine che verrebbe attribuito ai nostri 007, cioè di aver lavorato per evitare guai alle nostre truppe, non è un crimine, ma secondo me fa parte del loro lavoro», è stato il suo attestato di fiducia, adatto a dare agli agenti la sensazione di non essere privi di copertura dalla maggioranza. Francesco Cossiga ha riservato alla tesi britannica sulle mazzette un commento tra il sarcastico e il professionale («Legittime, anzi doverose per la tutela dei nostri militari, le operazioni ’commerciali’...») e si è augurato che la smentita di Palazzo Chigi derivi dal «criterio curialesco» per cui «si smentiscono le notizie vere perché quelle false si smentiscono da sole». Che l’esigenza di opporre una versione negativa al Times sia stata avvertita presto è indubbio. Palazzo Chigi ha sostenuto «che il governo Berlusconi non ha mai autorizzato né consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro » a «membri dell’insorgenza » e «né ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo». Il Berlusconi IV è in carica dall’8 maggio 2008. La nota «esclude» che nel giugno 2008 l’allora ambasciatore degli Usa Ronald Spogli, come riferito dal giornale, abbia inoltrato al governo Berlusconi «un formale reclamo» per pagamenti a Herat. L’ambasciata Usa, ieri: «Non commentiamo conversazioni che possono avere o non avere avuto luogo». Una conferma? No. Smentita neppure, però.
Maurizio Caprara