Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 18 Domenica calendario

Per raggiungere l’obiettivo della indipendenza dei magistrati, in America resta fondamentale la relazione del sistema giudiziario con la politica: quella diretta dei cittadini chiamati al voto per eleggere certi giudici, e quella mediata dalle figure istituzionali elettive, Presidente e governatori, con potere di nomina

Per raggiungere l’obiettivo della indipendenza dei magistrati, in America resta fondamentale la relazione del sistema giudiziario con la politica: quella diretta dei cittadini chiamati al voto per eleggere certi giudici, e quella mediata dalle figure istituzionali elettive, Presidente e governatori, con potere di nomina. Il federalismo americano prevede due famiglie di magistrati, una che fa capo al governo centrale (per i reati federali), e una che è articolata su base locale, a livello di Stati (che trattano la stragrande maggioranza delle cause). Il rapporto tra corti federali e statali è complesso: la Costituzione e le leggi federali sono prevalenti su quelle statali, ma le corti degli Stati non sono subordinate alle corti federali. Ci sono cioè due assetti paralleli di corti, con giurisdizioni che in qualche caso sono in conflitto. La sintesi ultima, in ogni caso, è la Corte Suprema. Per la Costituzione Usa tutti i giudici federali, distribuiti nei 94 distretti giudiziari e nelle 12 corti d’appello, più gli 11 membri della Corte Suprema, sono nominati dal Presidente, e confermati o respinti dal Senato: se confermati, lo sono vita natural durante. C’è solo una possibilità prevista per la rimozione di un giudice federale, e risiede in un voto di «impeachment» da parte della Camera dei deputati «per tradimento, corruzione o altri crimini o reati». A quel punto, il giudice sotto accusa viene «processato» dal Senato, che per rimuoverlo deve votare con una maggioranza dei due terzi: in tutta la storia degli Stati Uniti solo 13 giudici federali sono stati censurati dalla Camera e 7 condannati dai senatori, e nessuno per «motivi politici». La gran parte dei giudici americani, però, non sono federali bensì statali: appartengono cioè ai diversi gradi delle corti locali. A differenza dei giudici federali, in molti Stati (una ventina) ma non in tutti, a decidere chi occupa il posto di magistrato a livello distrettuale o di appello sono gli elettori con il voto diretto. Negli altri Stati, la scelta è prerogativa dei governatori. Dopo la prima nomina, però, in alcuni Stati si prevede che i giudici di secondo grado si presentino agli elettori in occasione delle prime elezioni generali, per essere confermati o rigettati con un sì o con un no, senza che nessun altro candidato possa sfidarli. Se hanno una maggioranza di sì, stanno in carica per 12 anni e possono poi ripresentarsi per altri 12. L’elezione diretta nei casi previsti avviene come per i deputati e i senatori, sia dei parlamenti statali sia del Congresso federale, ossia dopo eventuali primarie all’interno dei due partiti: di solito, chi si ricandida per il mandato successivo non viene sfidato da un aspirante del proprio partito. La campagna elettorale che precede il voto comporta la raccolta di fondi tra il pubblico, e ciò può essere una ipoteca sulla indipendenza d’azione del magistrato. Il procuratore capo (district attorney) è il pubblico ufficiale che rappresenta la pubblica accusa. A seconda del sistema in vigore nei vari Stati o contee, i procuratori possono essere nominati dall’alto o eletti dal popolo.