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 2009  ottobre 18 Domenica calendario

Per alcuni è la città dove Van Gogh s’è fatto le ossa da studente, per altri è l’antica capitale olandese della lana

Per alcuni è la città dove Van Gogh s’è fatto le ossa da studente, per altri è l’antica capitale olandese della lana. Per i belgi, invece, Tilburg è la soluzione al problema del sovrappopolamento cronico delle carceri del paese piatto, esaurite in ogni ordine di posto: le ultime cifre danno i detenuti a quota 10.316, le brande disponibili a 8.456, e l’emergenza alle stelle, visto pure che le evasioni sono un’occorrenza tragicamente frequente. Per questo il governo s’è risolto a trattare con l’Olanda che ha il problema opposto, ovvero le celle vuote. Risultato: da gennaio, se tutto andrà come previsto, 500 detenuti «belgi» saranno trasferiti oltre la frontiera settentrionale in un penitenziario affittato con un contratto triennale da 90 milioni. «La differenza è di appena quaranta chilometri», assicura il centrista Stefaan De Clerck, ministro guardasigilli di Alberto II. Il negoziato estivo con l’Aia non è stato facile, questione di soldi e di polemiche animate da antiche rivalità fra confinanti. Bruxelles si è affrettata a dire che il progetto è temporaneo, che la locazione del bagno penale durerà quanto basta per costruire sette prigioni nuove. Ha promesso che l’amministrazione sarà quella federale e la legge vigente belga, anche se molti hanno il dubbio che il trasloco dei carcerati possa dare adito a dispute legali. Alla fine, sembra aver convinto tutti. Se poi funziona davvero, bisognerà aspettare di vederlo in pratica. In dieci anni il numero di persone finite dietro le sbarre in Belgio è cresciuto del 30%. In Italia, nello stesso periodo, è sostanzialmente rimasto stabile. In Germania l’aumento è stato del 7% e in Francia del 14. I Paesi Bassi sono andati controtendenza, passando dai 17.600 detenuti del 2005 a circa 12 mila attuali, in un sistema capace di ospitare 14 mila malviventi. In tempi di crisi e di ristrettezza di bilancio, il viceministro per a Giustizia Orange, Nebahat Albayrak, ha dichiarato che è necessario chiudere sino a otto istituti di pena, il che equivale a un risparmio di 164 milioni l’anno e a un taglio di 1200 posti di lavoro. Che, ora, si potrebbero in parte salvare col Belgio. «L’eccedenza di celle è causata da un calo della criminalità in generale e di quella grave in particolare», ha spiegato Albayrak. In Belgio, invece, si registra una stretta nel nome della sicurezza e tutte le strategie per contenere l’esercito dei reclusi si sono dimostrate inutili. A questo si è aggiunta un’inefficienza che i giornali olandesi hanno elevato al ruolo di barzelletta. Da gennaio a tutto luglio in Belgio ci sono state 39 evasioni. Venticinque detenuti se ne sono andati direttamente dal carcere, alcuni in elicottero, uno risulta aver indossato il pastrano d’un visitatore ed essersene andato dalla porta principale. Nello stesso periodo, i Paesi Bassi hanno registrato una sola fuga. Il ministro de Clerck ha fatto del risanamento carcerario un punto d’onore. Vuole condizioni più umane e vigilanza severa. A Tilburg spedirà i detenuti di lingua neerlandese, impegnati a scontare da tre o cinque anni, insieme con quanti sono prossimi alla scadenza della propria condanna. Il trasferimento sarà su base volontarie, ma a Bruxelles c’è che nota come «il comfort» che li attende nelle celle olandesi lascia pochi dubbi circa il loro consenso. Il governo è pronto a pagare 30 milioni l’anno, cioè 164 euro al giorno per ognuno dei 500 turisti dei penitenziari. Qualcuno dice che è una somma abbastanza grande per costruire più di un carcere. Il governo risponde che non si può aspettare e non molla. Gli olandesi ringraziano per il succulento quanto inedito business: tenendo i belgi al fresco, fanno cassa e salvano posti di lavoro.