Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 18 Domenica calendario

Prove tecniche di collaborazione tra giornali e blog, informazione tradizionale e nuove masse digitali

Prove tecniche di collaborazione tra giornali e blog, informazione tradizionale e nuove masse digitali. Lunedì 13 ottobre il quotidiano The Guardian ha ricevuto dall’Alta Corte di Londra il divieto a riportare i dettagli di un’interrogazione parlamentare su una brutta storia di rifiuti tossici scaricati al largo della Costa d’Avorio. Un’anomalia per la Gran Bretagna, dove è consuetudine che tutto ciò che avviene in Parlamento sia pubblico e pubblicabile. Il giornale ha rispettato l’ordine della Corte, denunciando però il fatto ai lettori. E un suo redattore ha commentato amaramente la storia su Twitter, il servizio di messaggistica online sul quale milioni di persone chiacchierano, segnalano e analizzano i fatti del giorno. Il «bavaglio al Guardian» è diventata la notizia più discussa sul Web e in poche ore il popolo di Twitter e dei blog ha rintracciato e diffuso tutte le informazioni che erano state vietate al giornale, a cominciare dai nomi della società coinvolta (Trafigura) e dello studio legale che aveva chiesto all’Alta Corte la diffida a pubblicare la storia (Carter-Ruck). Martedì mattina tutto il Web conosceva la storia proibita e nel pomeriggio Carter-Ruck ha rinunciato al divieto, permettendo anche ai cronisti del quotidiano di raccontarla liberamente. «Grazie a Twitter e ai suoi utenti per il fantastico supporto nelle ultime 16 ore», ha commentato il redattore del Guardian. « stata una grande vittoria per la libertà d’espressione». E la prova che stampa tradizionale e social network non devono per forza guardarsi in cagnesco. A volte possono anche allearsi per un obiettivo comune: un’informazione completa, efficace, adatta ai tempi, non imbavagliabile.