Fabio Cavalera, Corriere della Sera 18/12/2009, 18 dicembre 2009
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA – Scot? O Michelle? Marito e moglie erano una elegante coppia di arcimiliardari britannici, condividevano un patrimonio di 400 milioni di sterline, ville, panfili, Rolls Royce, e il loro salotto ospitava ciò che di meglio può offrire il mercato pregiato della mondanità rampante. Peccato che la loro storia d’amore e di affari si sia sfasciata nel peggiore dei modi. Adesso i coniugi Young si parlano solo attraverso gli avvocati e si tirano addosso cannonate di ogni genere. Lei, quarantenne col fisico di un’adolescente, vive con le due figlie in un appartamento in affitto ma non ha i soldi per pagarlo e pare che in suo soccorso provvedano alcuni amici. Ai giornali ha raccontato di non avere più neppure un penny per fare la spesa. Lui non le passa un soldo perché, sostiene, ha perso tutto nella crisi della City. Azioni, investimenti, proprietà immobiliari. Il tracollo, dal paradiso all’inferno. Sarà vero? Oppure recita una messinscena per non passare alla ex consorte, una volta così tanto amata, il 50 per cento della sua (della loro) straordinaria fortuna? Insomma, quel patrimonio dov’è?
Storia appassionante per i tabloid, avidi di scoop sul bel mondo. Ma anche una scommessa sulla quale puntare qualche denaro per arrotondare la rendita e riempire il conto in banca. Investire nella causa di divorzio fra Scot e Michelle è l’ultima passione della finanza creativa londinese. I derivati e quella infinita sottospecie di titoli spazzatura che hanno piegato l’economia internazionale sono articoli superati. Gli hedge fund hanno scoperto un nuovo filone e si sono specializzati in «litigation», ovvero in controversie legali. Ovviamente di un certo tipo e lignaggio, di mezzo ci devono essere montagne di eredità e di ori. La fantasia non ha limite. E la City si dimostra all’altezza della fama che si è creata.
Questo, delle «litigation», è un territorio vergine, o quasi. E sfrutta l’onda di un fenomeno esclusivamente londinese: la capitale ha il record globale dei divorzi, specie dei divorzi da fantascienza, con in gioco la cassaforte più che la reputazione. I maghi e i maghetti dei fondi non potevano mica lasciarsi sfuggire un piatto così succulento. Le decine di «guerre dei Roses» (il film con Michael Douglas e Kathleen Turner) che quotidianamente scuotono le fondamenta di lussuose residenze a Mayfair o a Chelsea o a Belgravia sono un fantastico pretesto per muovere la leva finanziaria del risparmiatore che ama il rischio. Il discorso è semplice: tu mi dai un capitale e io lo investo sulla vittoria di uno dei due contendenti col quale ho raggiunto un accordo. Se vince e porta a casa il gruzzolo ne dovrà dividere una fetta con me e io, salva la mia quota, lo distribuirò a chi mi ha seguito.
La giornalista Elena Moya, nella pagina economica del Guardian , ha ben documentato l’ultima frontiera degli hedge fund . Uno, l’Harbour Litigation Funding, base nella lussuosa Mayfair, ha per l’appunto offerto il pieno sostegno a Michelle pagandole un certa cifra e ha raccolto le adesioni. Il rischio è il dna dello speculatore ed è un «rifugio» stimolante per molti investitori in cerca di guadagni veloci e forti. Qualora l’ex signora Young dimostrasse che il furbo Scot, da bravo prestigiatore, ha nascosto da qualche parte i 400 milioni di sterline, ne intascherebbe almeno la metà ma il 20 o il 30 per cento (ovviamente i patti sono segreti) verrebbe dirottato all’Harbour Funding. Mica male.
L’immaginazione regala sogni ma può causare capitomboli rovinosi. Londra non ha smesso di battere la strada della spregiudicatezza. Un team dell’Allianz Litigation Fund, gruppo Allianz, ha aperto uffici nella capitale britannica e scommette sulle sorti di ricchissime coppie tedesche e svizzere. Un occhio al gossip, un occhio ai tribunali, un occhio alle finanze. Finché non diventerà una «bolla» o una «bollicina », la City ha il suo ultimo giochino: la litigation.
Fabio Cavalera