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 2009  dicembre 18 Venerdì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE


LONDRA – Scot? O Michelle? Marito e moglie era­no una elegante coppia di arcimiliardari britannici, condividevano un patrimonio di 400 milioni di ster­line, ville, panfili, Rolls Royce, e il loro salotto ospita­va ciò che di meglio può offrire il mercato pregiato della mondanità rampante. Peccato che la loro sto­ria d’amore e di affari si sia sfasciata nel peggiore dei modi. Adesso i coniugi Young si parlano solo attra­verso gli avvocati e si tirano addosso cannonate di ogni genere. Lei, quarantenne col fisico di un’adole­scente, vive con le due figlie in un appartamento in affitto ma non ha i soldi per pagarlo e pare che in suo soccorso provvedano alcuni amici. Ai giornali ha raccontato di non avere più neppure un penny per fare la spesa. Lui non le passa un soldo perché, sostiene, ha perso tutto nella crisi della City. Azioni, investimenti, proprietà immobiliari. Il tracollo, dal paradiso all’inferno. Sarà vero? Oppure recita una messinscena per non passare alla ex consorte, una volta così tanto amata, il 50 per cento della sua (del­la loro) straordinaria fortuna? Insomma, quel patri­monio dov’è?

Storia appassionante per i tabloid, avidi di scoop sul bel mondo. Ma anche una scommessa sulla qua­le puntare qualche denaro per arrotondare la rendi­ta e riempire il conto in banca. Investire nella causa di divorzio fra Scot e Michelle è l’ultima passione della finanza creativa londinese. I derivati e quella infinita sottospecie di titoli spazzatura che hanno piegato l’economia internazionale sono articoli supe­rati. Gli hedge fund hanno scoperto un nuovo filone e si sono specializzati in «litigation», ovvero in con­troversie legali. Ovviamente di un certo tipo e li­gnaggio, di mezzo ci devono essere montagne di ere­dità e di ori. La fantasia non ha limite. E la City si dimostra all’altezza della fama che si è creata.

Questo, delle «litigation», è un territorio vergine, o quasi. E sfrutta l’onda di un fenomeno esclusivamente londinese: la capitale ha il record globale dei divorzi, specie dei divorzi da fantascienza, con in gioco la cassaforte più che la reputazione. I maghi e i maghetti dei fondi non potevano mica lasciarsi sfuggire un piatto così succulento. Le decine di «guerre dei Roses» (il film con Michael Douglas e Kathleen Turner) che quotidianamente scuotono le fondamenta di lussuose residenze a Mayfair o a Chelsea o a Belgravia sono un fantastico pretesto per muovere la leva finanziaria del risparmiatore che ama il rischio. Il discorso è semplice: tu mi dai un capitale e io lo investo sulla vittoria di uno dei due contendenti col quale ho raggiunto un accordo. Se vince e porta a casa il gruzzolo ne dovrà dividere una fetta con me e io, salva la mia quota, lo distribuirò a chi mi ha seguito.

La giornalista Elena Moya, nella pagina economi­ca del Guardian , ha ben documentato l’ultima fron­tiera degli hedge fund . Uno, l’Harbour Litigation Fun­ding, base nella lussuosa Mayfair, ha per l’appunto offerto il pieno sostegno a Michelle pagandole un certa cifra e ha raccolto le adesioni. Il rischio è il dna dello speculatore ed è un «rifugio» stimolante per molti investitori in cerca di guadagni veloci e forti. Qualora l’ex signora Young dimostrasse che il furbo Scot, da bravo prestigiatore, ha nascosto da qualche parte i 400 milioni di sterline, ne intascherebbe al­meno la metà ma il 20 o il 30 per cento (ovviamente i patti sono segreti) verrebbe dirottato all’Harbour Funding. Mica male.

L’immaginazione regala sogni ma può causare ca­pitomboli rovinosi. Londra non ha smesso di batte­re la strada della spregiudicatezza. Un team dell’Al­lianz Litigation Fund, gruppo Allianz, ha aperto uffi­ci nella capitale britannica e scommette sulle sorti di ricchissime coppie tedesche e svizzere. Un occhio al gossip, un occhio ai tribunali, un occhio alle finan­ze. Finché non diventerà una «bolla» o una «bollici­na », la City ha il suo ultimo giochino: la litigation.

Fabio Cavalera