Michela Tamburrino, La stampa 15/10/2009, 15 ottobre 2009
QUEL SALOTTO PIU’ INFLUENTE DEI PARTITI
Un minuto di silenzio alla Camera, un onore mai concesso prima a una signora dei salotti. Si è spenta ieri a 81 anni, quella che sarebbe riduttivo definire semplicemente padrona di casa. Maria Angiolillo era un potentissimo trait-d’union tra affari e politica. Tesseva trame altrui e le rendeva appetibili anche ai palati più difficili. Da lei non mancava la destra e c’era sempre la sinistra. Amava dire: «Il segreto di una buona tavola? Un mix felice di persone che mai ti aspetteresti di vedere insieme». A lei si deve il lancio di Fausto Bertinotti in società, appena arrivato a Roma come politico dopo gli anni nella trincea sindacale di Torino, lì intrecciò dialoghi con direttori di giornali e boiardi di Stato mentre spiegava candido che lui, di golf in cashmere, non ne possedeva. Anche D’Alema era della partita, non assiduo quanto Consolo, quanto Tatò o quanto Romiti, ma andava quanto Bossi e La Russa, un po’ meno di Fini, mai quanto Andreotti a cui poco si scuciva se non la ricetta contro il mal di testa, quasi quanto Veltroni. Indimenticabile, la prima volta di Silvio Berlusconi, era il 2007, e lei apparecchiò il suo tipico tavolo da mix spurio, con Sandra Carraro, Pippo Baudo, Tronchetti Provera, Ferruccio De Bortoli e Bonaiuti. Facezie & politica, la cronaca narra che Maria s’irrigidì per una barzelletta di troppo; lei non amava la risata, piuttosto il sorriso. Nel suo salotto la Prima Repubblica è diventata la Seconda, il costume è diventato politica, i potenti si sono incrociati in quelli che romanamente si chiamano «inciuci», destra e sinistra, alto e basso. Quasi la Costituente parallela della politica italiana degli ultimi 30 anni.
Mai mancavano le belle ragazze per dar colore all’insieme: lei le testava in anticipo e non sbagliava mai. Le invitava a colazione, all’Hassler, per vedere come sapevano sedere a tavola e come se la cavavano in conversazione. Se non seguiva invito a cena erano spacciate per sempre. Ma la divertiva anche fare da pigmalione, così spesso invitava la segretaria di un noto editore, non senza averla debitamente istruita. Molti accordi economici e politici portano il marchio Angiolillo. Solo da lei (sempre con le sue calze bianche e i capelli impeccabili riordinati quotidianamente da Sergio Valente che le riservava l’unico privé del salone di bellezza in via Condotti) si potevano conoscere dettagli di affari segretissimi, svelati tra il primo e il secondo. Tanta nobiltà romana e una sola défaillance. Quando per la prima volta Prodi (per cui Maria non provava simpatia), allora presidente dell’Iri, si presentò al suo primo invito al villino, con un giorno di ritardo mandando in tilt il maggiordomo.