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 2009  ottobre 15 Giovedì calendario

Cittadinanza, il piano di Fini e D’Alema (+scheda)- ROMA C’è molta attesa per quello che accadrà questo fine settimana ad Asolo, quando il presidente della Camera Gianfranco Fini e Massimo D’Alema si incontreranno per parlare di cittadinanza agli immigrati

Cittadinanza, il piano di Fini e D’Alema (+scheda)- ROMA C’è molta attesa per quello che accadrà questo fine settimana ad Asolo, quando il presidente della Camera Gianfranco Fini e Massimo D’Alema si incontreranno per parlare di cittadinanza agli immigrati. Si tratta di un seminario delle rispettive fondazioni dei due leaders politici, «Fare Futuro» e «ItalianiEuropei», durante il quale agli esperti è affidato il compito di presentare e discutere a partire da venerdì due documenti sul fenomeno immigrazione in Italia e sulle proposte per poter garantire una loro migliore integrazione. A Fini e D’Alema, invece, spetterà il compito di benedire sabato una sintesi delle due proposte in modo da arrivare ad un’intesa bipartisan che potrebbe sempre servire in futuro. Da mesi infatti i retroscenisti notano come il rapporto tra Fini e D’Alema sia sempre più stretto e il convegno organizzato in una roccaforte leghista come Asolo ne è un’ulteriore conferma. Se ne parla come delle prove generali di un eventuale dopo-Berlusconi, un’intesa sui programmi che viene costruita a poco a poco, a partire dal federalismo fiscale dello scorso anno. Questa volta la fondazione di Fini arriva ad Asolo con un documento che trae spunto dalla proposta di legge - già questa bipartisan - firmata da Fabio Granata del Pdl, da Andrea Sarubbi del Pd ma anche da altri 19 parlamentari del Pdl, 19 del Pd, 4 dell’Udc e altri 4 dell’Idv. «Si tratta di uno sforzo per dare una linea politica del Pdl non appiattita rispetto a quella della Lega», spiega Granata. E, quindi, l’accento nel documento sarà posto non solo sulle politiche legate alla sicurezza ma soprattutto su quelle legate all’integrazione. Granata sottolinea che anche all’interno del Pdl c’è una fascia abbastanza ampia di politici favorevoli a una politica che sia contraria alla «sala parto a Lampedusa», ma favorevole ad una cittadinanza dopo diversi anni di residenza a patto di superare un test «di integrazione civica e linguistica» e di prestare un giuramento vincolante sulla Costituzione. «Il punto - afferma Adolfo Urso, deputato Pdl e sottosegretario per lo Sviluppo Economico - non è soltanto di ridurre i tempi per l’acquisizione della cittadinanza - siamo i più lunghi in Europa - ma di introdurre un concetto di cittadinanza di qualità garantendo che gli stranieri abbiano acquisito elementi linguistici ma anche civili o sociali presenti nella Costituzione». E allora si potrà avere la cittadinanza anche se si è nati da un genitore legalmente soggiornante e residente da diversi anni o se si tratta di un minore che ha completato con successo un ciclo di studi indipendentemente dal luogo di nascita e dalla condizione dei genitori. «Insomma, quello che conta è che l’immigrato voglia fare un patto con la nazione che voglia aderire ad un progetto-nazione», sintetizza Granata. «Non intendiamo vietare il burqa ma fare in modo che dall’integrazione venga una sua sconfitta culturale». L’idea di un «progetto-nazione» non appartiene al documento degli esperti della fondazione ItalianiEuropei di D’Alema ma le vie per creare integrazione sì. Ed è su queste che si cercherà la sintesi finale. «Proveremo a fare in modo che il baricentro della politica non sia più sull’immigrazione irregolare ma a quella regolare - spiega Marcella Lucidi del Pd -. E’ possibile che la maggior parte degli immigrati in Italia abbia alle spalle una situazione irregolare? O che non ci sia una procedura regolare su come entrare in Italia? Chiederemo di realizzare un piano di integrazione perché è cieco far emergere all’improvviso centinaia di migliaia di persone all’interno di una società come avviene durante le regolarizzazioni senza prevedere l’impatto economico o sociale». Per i dalemiani di «Italiani Europei», invece, si devono immaginare fondi, politiche di sostegno, «perché soltanto l’integrazione permettere ai conflitti di non scatenarsi». Più difficile con il sistema a punti Finora bastava aver vissuto e lavorato 5 anni nel Regno Unito per richiedere la cittadinanza britannica, che quasi sempre veniva concessa. Le procedure si sono complicate quest’estate dopo la nuova legge che allunga di almeno un anno la conquista del passaporto ma facilita chi partecipa ad attività politiche, sociali, chi ha particolari competenze e conosce bene l’inglese. E’ il cosiddetto sistema a punti: dopo aver compiuto il quinto anno di residenza gli stranieri diventano «cittadini in prova» e devono raggiungere un certo punteggio per ottenere il passaporto (i «cattivi comportamenti» come «la mancanza di riguardo verso i valori britannici» sono penalizzanti). Rifugiati e parenti d’immigrati che già si trovano in Gran Bretagna potranno guadagnare punti extra in virtù della «vicinanza alla famiglia» come anche chi sceglie d’andare a vivere in Scozia o in zone «bisognose d’immigrazione». Con Sarkozy sposarsi è un’impresa Si può conseguire la nazionalità francese in quattro modi: la filiazione, essere nato da almeno un genitore francese; per «ius soli» ovvero essere nato in Francia e averci vissuto per almeno 5 anni tra gli undici e i 18 anni (ma bisogna fare domanda); essere nato in Francia da almeno un genitore a sua volta nato in Francia anche se non ha la cittadinanza; per naturalizzazione ovvero aver vissuto in Francia, con documenti regolari, per almeno cinque anni. richiesta in questo caso la prova della «assimilazione alla società francese a livello culturale e linguistico» (un esame di media difficoltà). In caso di richieste da parte di personaggi che «hanno capacità e talento per rendere servizi alla Francia» il tempo di permanenza può essere ridotto. Secondo le nuove draconiane disposizioni di Sarkozy sposarsi con una francese o un francese non dà più il diritto automatico alla cittadinanza. Richiesta fedeltà a re e Costituzione Ci sono 4 modi per acquisire la nazionalità spagnola: residenza (10 anni di permanenza legale continuata); effetto naturale; per possesso di status (quando un cittadino ha esercitato in buona fede e per 10 anni la sua condizione di spagnolo senza esserlo); scelta (adottati da cittadini spagnoli). I rifugiati politici diventano spagnoli dopo 5 anni di residenza legale (latino-americani, filippini e portoghesi dopo 2 anni), i vedovi/e di spagnoli dopo 1 anno. Le domande vanno presentate all’anagrafe di appartenenza. Ottenuto l’ok, basta giurare fedeltà a Re e Costituzione e rinunciare alla precedente cittadinanza. Per i minori vale lo ius sanguinis, la nazionalità viene trasmessa dalla famiglia di appartenenza, e un uso ristretto dello ius solis, ossia i nuovi nati diventano spagnoli se i genitori sono nati in Spagna. Oltre 250 euro per mettersi in regola Si acquista cittadinanza tedesca per effetto naturale, o per naturalizzazione. Tra le persone con «un certificato di soggiorno permanente» sono compresi anche i cittadini Ue. Naturalizzarsi costa 255 euro a persona. Il principio dello jus soli è recente. Soltanto dal 2000 i bambini nati da genitori stranieri sono automaticamente tedeschi, a patto che il padre o la madre risieda in Germania da almeno otto anni e possegga un certificato di soggiorno permanente. In generale gli stranieri possono essere naturalizzati tedeschi se vivono in Germania da almeno otto anni, se sono in grado di provvedere al sostentamento proprio e dei propri familiari e se non sono stati condannati per reati gravi. Gli aspiranti tedeschi devono inoltre superare un «test per la cittadinanza», composto da 33 domande a scelta multipla.