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 2009  ottobre 15 Giovedì calendario

TUTTA L’AMERICA IN 50 MESTIERI (+SCHEDA)


Ai fotografi mostra con orgoglio la mappa degli Stati Uniti piena di bandierine, cinquanta per la precisione, una per ogni Stato dell’Unione. E ne ha tutto il diritto Daniel Seddiqui, perché non solo con la sua jeep ha attraversato uno ad uno i 50 Stati, ma lo ha fatto in 50 settimane svolgendo in ognuno un lavoro diverso, per un totale di 50 mestieri. Un’impresa da guinness dei primati, il riscatto nei confronti di quella società «ingrata» che lo ha tenuto ai margini per troppo tempo.
Laureato in economia, Daniel si ritrova a 26 anni con un lavoro temporaneo e mal retribuito in un laboratorio di Skokie, in Illinois, sulle spalle un mutuo di 100 mila dollari acceso tempo prima per pagarsi gli studi, e centinaia di colloqui di lavoro finiti tutti allo stesso modo: «Mi spiace ma non ha esperienze». «Ma se nessuno mi fa lavorare come faccio ad avere esperienze?», risponde lui. I genitori lo spediscono persino dallo psicologo: «Forse hai qualche problema, non ti poni nella maniera più giusta con gli altri», gli dicono. «La cosa incredibile è che mi avevano quasi convinto, per me forse non c’era veramente nulla da fare, era colpa mia», racconta il ragazzo rivelando di essersi trovato negli ultimi tempi senza nemmeno i soldi per mangiare.
E’ da quel senso di impotenza che matura il desiderio di riscatto e nasce la sfida al limite del possibile: «Era il momento di agire e di farlo alla grande». La scintilla scatta lo scorso autunno, Daniel riempie lo zaino con qualche vestito, una cartina e un pc, e a bordo della sua jeep usata inizia il «Living the Map», «Vivere la mappa». L’obiettivo? Fare il massimo delle esperienze possibili in un tempo ragionevole: tradotto in numeri un lavoro per ogni Stato americano nel giro di un anno. E’ così nasce il progetto «Fifty-Fifty-Fifty» (50-50-50): partenza Utah, dove Daniel lavora in un centro di assistenza gestito dai mormoni, e arrivo in California presso un’azienda vitivinicola di Napa Valley.
Una sfida nella sfida, visto che il giovane Seddiqui non prende il primo lavoro che capita, ma uno di quelli per il quale ogni Stato è famoso. Ecco allora che organizza matrimoni lampo nei casinò di Las Vegas, concerti jazz a New Orleans. Vive immerso nei boschi dell’Oregon dove taglia legna, o nelle acque del Pacifico davanti allo stato di Washington dove fa il biologo marino. Calza il cappellone da cow boy per annunciare i rodei nel Sud Dakota, e veste giacca e cravatta per presentare progetti promozionali in una società di marketing a Times Square. Nonostante le quattro o cinque ore di sonno per notte non molla neanche un lavoro.
All’inizio nei suoi confronti c’è diffidenza: «Quando chiedevo un posto mi facevano problemi sul training o sulla sicurezza, per non parlare dei miei genitori, pensavano che fossi completamente andato». Man mano che l’avventura prosegue, e le imprese del giovane Seddiqui finiscono sul suo sito Internet, le cose cambiano, e per lui si aprono molte porte. Nel giro di cinquanta settimane, poco meno di un anno, colleziona una gamma di lavori al suo attivo come nessun altro prima, molti ha sempre desiderato provarli, altri giura che non li farà mai più. E al termine di ogni tappa riporta tutto nel diario online con tanto di commenti e spiegazioni.
«L’esperienza più bella è stata organizzare concerti jazz in Louisiana durante il martedì grasso». La peggiore? Allevare aragoste nel Maine: «Ho scoperto che fanno male con quelle grosse pinze». La più difficile è stata fare il formaggio in un caseificio del Wisconsin: «Provate voi a mantecare 40 chili di forme grezze per due ore di seguito». Il più pericoloso? La guardia di confine in Arizona: «Ci tiravano pietre enormi e noi rispondevamo sparando proiettili al peperoncino». In ogni caso questa avventura è destinata a cambiargli la vita non solo sotto l’aspetto umano ma anche economico visto che il giovane Seddiqui sta scrivendo un libro dal titolo «Living the Map» che sarà pubblicato entro fine anno. «Ora sono tutti contenti, persino i miei genitori o chi prima mi chiudeva le porte in faccia. Voglio vedere chi avrà il coraggio di dirmi che non ho esperienze?».

3DOMANDE a Giacomo Vaciago
Economista

Professor Giacomo Vaciago, da economista cosa ne pensa: in Italia sarebbe possibile replicare l’impresa di cambiare 50 posti di lavoro in 50 settimane?
«No, perché in Italia quel ragazzo avrebbe bisogno di 50 lettere di raccomandazione. Il nostro mercato del lavoro è basato su relazioni di conoscenza e per trovare un lavoro occorrono almeno sei mesi. Anche quando lo si trova bisogna passare dallo stage: in Italia nessuno si fida nemmeno della laurea, perché non ha uno standard uniforme tra le diverse università».
E’ così anche per i lavori manuali?
«E’ ancora peggio. Da noi chi non ha esperienza non riesce a farla. Non per nulla c’è pochissimo turn over: c’è una generale sfiducia nelle capacità altrui, ci si fida solo di chi si conosce».
Nemmeno l’introduzione di una certa flessibilità ha aiutato a cambiare le cose?
«Il nostro resta un altro mondo: da noi contano tantissimo la reputazione, l’affidabilità e anche la permanenza in un posto di lavoro. Se quel ragazzo si presentasse qui, dopo aver cambiato 50 lavori, gli darebbero del matto. Con un sospetto: lo hanno cacciato tutti, perché dovrei assumerlo io?».