Aldo Cazzullo, Corriere della sera 15/10/2009, 15 ottobre 2009
«Mi credevano una zapatera? Sapevano che porto il cilicio»- Binetti: ma resto nel partito, nel Pdl non andrò mai «Ma cosa si aspettavano da me? Quando gli amici della Margherita, e poi del Pd, mi hanno chiesto di candidarmi, io ero già presidente di Scienza e Vita, avevo già fatto la campagna contro il referendum sulla procreazione assistita
«Mi credevano una zapatera? Sapevano che porto il cilicio»- Binetti: ma resto nel partito, nel Pdl non andrò mai «Ma cosa si aspettavano da me? Quando gli amici della Margherita, e poi del Pd, mi hanno chiesto di candidarmi, io ero già presidente di Scienza e Vita, avevo già fatto la campagna contro il referendum sulla procreazione assistita. Sono stata pure presa in giro per essermi lasciata sfuggire la storia del cilicio. Pensavano di avere a che fare con una Zapatera? Non credo». Onorevole Binetti, come si sente? «Sono profondamente ferita. Come quando ti mettono sull’uscio di una casa da cui non vorresti uscire ». Non vuole uscire dal Pd anche se il suo capogruppo Soro auspica che lei se ne vada, e il suo segretario la considera un «problema» per il partito? «No, io non me ne vado. Valuterò dopo le primarie, in base a come sarà la futura classe dirigente del partito. E sa perché? Perché io non sono di destra». Non andrà nel Pdl? «Mai. Non sono una che volta gabbana». E nell’Udc? «Neppure. Non dimentico che quando sono entrata in Parlamento l’Udc stava con Berlusconi. Stimo e rispetto Casini, ma per quindici anni è stato in un’alleanza in cui la destra prevaleva sul centro». Quindi lei in politica dove si colloca? «Nel centro che guarda a sinistra. Per senso di giustizia e sensibilità sociale. Anche nei confronti degli omosessuali. Ho simpatia per loro. Sono sensibile a tutti coloro che possono rivelarsi deboli, avere problemi, essere discriminati. Non condivido le idee di Paola Concia, ma non permetterei mai che sia discriminata per le sue inclinazioni sessuali». I giornali scrivono che Paola Concia è molto arrabbiata con lei e stava per aggredirla fisicamente. «Ci siamo appena parlate. E posso assicurarle che Paola Concia ha capito benissimo che la legge, cui ha lavorato con impegno e dedizione dall’inizio della legislatura, è stata affossata semmai dagli errori del Pd, non certo da me. E pensare che mi ero pure schierata con Franceschini... ». Ora voterà Bersani? «Non lo so. Prendo atto che Bersani ha avuto un atteggiamento diverso. Ha riconosciuto che la responsabilità non è mia, ma del centrodestra, e della strategia d’Aula sbagliata del Pd. C’era un accordo per il ritorno in commissione. Poi i nostri dirigenti hanno ritenuto di non avere garanzie dalla maggioranza sul ritorno della legge in Aula, e sono andati incontro alla sconfitta...». Lei però, onorevole Binetti, ha votato contro una legge che non introduce le nozze o le adozioni gay, ma inasprisce le pene per le aggressioni omofobiche. Cioè punisce più duramente chi picchia qualcuno solo perché omosessuale. «Ma io su questo sono d’accordo. E se la legge si fosse limitata a tutelare la vita, l’incolumità, la libertà personale degli omosessuali, non avrei esitato a votarla. Ma nel testo si parla anche di ’libertà morale’. E non vorrei che un giorno un magistrato potesse sostenere che viola la legge chi non è d’accordo sui Pacs o sulle adozioni ». Se le facessero la domanda che costò a Buttiglione il posto di commissario europeo – cos’è per lei l’omosessualità ”, cosa risponderebbe? « una variabile del comportamento sessuale umano. Sono una sostenitrice dei diritti individuali degli omosessuali. Però non mi possono chiedere di rinunciare a pochi ma radicatissimi principi morali». Mica così pochi: lei è spesso in disaccordo dal suo partito. «No. Io voto pressoché sempre con il mio partito. Mi sono distinta sul tema del testamento biologico, del diritto alla vita». E lo scudo fiscale? «Ero alla Croce Rossa! Tornassi indietro, andrei in Aula e voterei no». Ma come fa a restare in un partito che non la vuole? «Il mio disagio è mitigato dalle straordinarie manifestazioni di solidarietà che ho ricevuto, anche da parlamentari del Pd». I «teodem»? «I più vicini a me: Gigi Bobba, Enzo Carra, Emanuela Baio, Marco Calgaro. Ma non solo: Luciana Pedoto, Donata Lenzi, Claudio Gustavino, Donato Mosella, Giusi Servadio. E devo confessare che mi hanno toccato in particolare le dimostrazioni di solidarietà e affetto di Beppe Fioroni, Maria Pia Garavaglia e anche di Livia Turco». La Turco le ha anche chiesto affettuosamente di votare Bersani? «Non dica così. Vede, per me la vita politica non è separata dalla vita privata. I sentimenti e i valori sono importanti. E io non ci posso rinunciare. Il segretario di un grande partito non impone maggioranze bulgare; e poi anche nel partito comunista bulgaro qualche voto in dissenso era consentito. Quando si costruisce un ponte, si lascia sempre una minuscola linea di frattura, un margine di flessibilità che lo salva dal terremoto. Sulle questioni etiche io sono quel margine di flessibilità. Non sono il problema; posso essere parte della soluzione».