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 2009  ottobre 13 Martedì calendario

IL DISINCANTO DI UNA FOTOGRAFIA


La memoria involonta­ria, quella che appare all’improvviso, si insi­nua nella mente e con immagini la intrattiene, la me­moria che ti arriva quando in­tingi nel tè la madeleine di Proust, quella mi sta bene. gentile, romantica o dolcemen­te malinconica, e la sua capaci­tà di trasfigurazione si accom­pagna alla disposizione del­l’animo, gli tiene compagnia. Ma la memoria che brusca­mente mi arriva dall’album di fotografie che sto sfogliando, quella non mi sta bene, mi as­sale e disturba l’accomoda­mento che ho stabilito con la mia vita.

Quel ragazzo che vedo nella foto ed io, siamo la stessa per­sona? Com’è possibile? Eppure è così, lo dice la foto. Lo dice? A chi lo dice? A me non dice proprio niente. Tra me e quel­la fotografia c’è il tempo, ma il suo trascorrere dov’è? stato tutto così inavvertibile! E ora la brusca irruzione di «quello lì» della foto, che non conosco e non riconosco, di quel ragaz­zo che dovrei essere stato io, mi fa solo voltare velocemente la pagina dell’album. Via, via, andiamo via!

E quest’altra fotografia di me con lei, abbracciati e sorri­denti al tempo del primo amo­re, cosa mi dice? Di quale istan­te la fotografia ha colto e fer­mato il passaggio? E come fac­cio ad arrivare a quell’istante andando a ritroso e risalendo il tempo? Non conosco il per­corso e forse non c’è, forse «il passato non esiste», lo ha det­to un famoso scrittore e guar­dando questa foto capisco co­sa voleva dire. Non esiste per­ché il sorriso di quei due, di me più giovane e di lei bellissi­ma, non puoi più farlo ritorna­re, non puoi afferrarlo, non ti appartiene, e così la bellezza di lei. C’è un guardiano armato che vi tiene lontani da quel sor­riso. Quel guardiano vigila sul confine dell’Irreversibilità del tempo, non permette, non per­metterà mai, al vissuto di esse­re rivissuto. Mai, mai più, per­metterà a quel sorriso di riap­parire allo stesso modo e con lo stesso sentimento su quei vi­si.

Ma non solo le persone mi mostra quest’album – e i cari amici scomparsi, e mia figlia appena nata, e il tuffo che feci una volta, e un’allegra comiti­va in gita, un matrimonio, mi mostra anche i luoghi, le case, le stanze. Era quella la terrazza sul mare con noi seduti a tavo­la in una bella giornata e Rosa­ria che serviva un fritto di gam­beri e calamari? Ed era quello il giardino della villa dove sot­to i rami della grande tuia si di­scuteva animatamente nelle se­re d’estate quando davvero sembrava che il tempo si fosse fermato? E dov’è finito il salice piangente piegato sulla fonta­na che ora senz’acqua s’è tutta rinsecchita? Chi lo ha tagliato? E il tennis, il rumore della pal­la sulla racchetta, il grido del punto o del fallo, fu tutto così effimero? La foto me lo confer­ma. E quante sono le foto della felicità vera o mostrata, vera o «in posa»?

A chi sorride la ragazza che amavo? Non a me che sto scat­tando la foto ma so bene a chi, col senno di poi. A qualcuno, al mio rivale, che nella foto non appare, ma c’era e con la sua presenza mi feriva. Ora non più, ora quella ferita è scomparsa, è scomparsa la ra­gazza, dimenticata, quasi non fosse mai esistita. Ma in ogni fotografia dell’album è come se ci fosse qualcuno nascosto, qualcuno che come il mio riva­le non appare ma c’è, una pre­senza che dice: quel che tu cre­di reale, quello che questa foto ti mostra come reale, la bellez­za, il sorriso, il tuffo, l’albero, i volti, il giardino, il tennis, è so­lo apparenza, è un sogno. E pe­rò mentre tu guardi quest’al­bum, tu sei sveglio e lo sai.

Uh, guarda, quello è mio pa­dre, quella è mia madre! Quel­la è ancora la terrazza della ca­sa sul mare, loro sono più gio­vani di me che ora li sto guar­dando, molto più giovani. Per­ché non mi dicono nulla se an­cora li amo? Come sono silen­ziose le fotografie! Immote e si­lenziose, mortuarie. E quanti morti sembrano già morti pri­ma di morire quando sono ri­presi. Come se la foto quando viene scattata già rivelasse a ognuno quel che lo aspetta e sta in agguato.

Eravamo felici o fu un ingan­no? Non è anche la fotografia che sto vedendo un inganno di luce e ombra? Ingannevole fu ogni cosa o persona, è di questo che parla l’album, del­l’inganno consueto cui fummo assuefatti, ingannevole la giovi­nezza e la felicità, ingannevole la bellezza e la vita, ingannevo­le il negativo e il positivo al­l’origine di ogni foto. Chiudia­molo quest’album!