Luigi Geninazzi, Avvenire 15/10/2009, 15 ottobre 2009
LA PASSIONE PER LA ROULETTE CHE HA CONTAGIATO L’EUROPA
Le puoi notare ad ogni angolo dell’Europa dell’Est. Le insegne luminose delle case da gioco brillano nelle notti scintillanti degli ex Paesi comunisti, un tempo buie e tristi come le stanze del potere. Dalla Polonia al Kazakhistan, dalla Croazia all’Estonia, prosperano e si diffondono gli Spiel- Kasino , un vocabolo tedesco ormai ben noto nelle terre slave e balcaniche. Roulette, black jack e slot machines sono di casa nell’Europa centro- orientale, divenuta negli ultimi anni la nuova frontiera del gioco d’azzardo. Le grandi capitali dell’Est come Varsavia, Praga, Budapest sono ormai delle piccole Las Vegas, per non parlare delle località turistiche sulla costa orientale dell’Adriatico o sul Mar Nero dove i casinò sono più affollati delle spiagge.
Ma le sale da gioco le puoi trovare anche nei posti più impensati. A Nyiregyahaza, sperduta cittadina dell’Ungheria orientale, sono capitato in un hotel dove il casinò stava a fianco della mia camera e le urla di giubilo, ma più spesso di rabbia e delusione, dei giocatori si susseguivano fino all’alba. Non sono soltanto gli hotel a cinque stelle a spalancare le porte agli appassionati del tavolo verde. A Praga, ad esempio, i casinò s’affacciano sulla storica piazza Venceslao che vent’anni fa vide la ’rivoluzione di velluto’ ed oggi pul- lula di night- club e bar a luci rosse. Attenzione però. Non sono certo i turisti o gli uomini d’affari stranieri, con la loro presenza occasionale, ad alimentare il colossale business delle case da gioco. Toglietevi dalla testa il mito del giocatore signorile circondato da belle donne tipo James Bond. No, è la gente del posto a formare il grosso della clientela. Basta andarci due sere di fila e ti trovi circondato dalle solite facce, gente intristita dalla dea bendata, giocatori compulsivi che sudano e imprecano avvolti nelle nuvole di fumo sino ad esaurimento psico- fisico ancor prima che finanziario. Ed anche i casinò di lusso negli hotel a cinque stelle ospitano la stessa fauna, giovani coi tic nervosi, anziani che bruciano la loro misera pensione nel fuoco fatuo di una puntata sul rosso o sul nero, casalinghe che hanno visto tramutare ben presto la loro noia in disperazione. Stando ad un recente studio del ’ Mecn’, Media and Entertainment Consulting Network, sono circa 130 milioni i frequentatori abituali dei casinò in tutto l’Est Europa. Un mercato che attira sempre più nuovi investitori.
Un segnale in controtendenza è arrivato però dalla Russia. L’ultimo e definitivo ’ Rien ne va plus!’ è stato dichiarato da Vladimir Putin che a partire dallo scorso 1 luglio ha chiuso d’autorità tutti i casinò sparsi per la Federazione. Qualcuno malignamente ha fatto notare che a Mosca la maggior parte dei 33 casinò e dei 580 club privati dov’era consentito il gioco d’azzardo si trovava in mano agli odiati georgiani. Ma il premier russo non ha avuto tutti i torti. «In questi locali si rovinano i giovani ed i pensionati si riducono alla miseria » è stata la motivazione. Le statistiche gli danno ragione: secondo il centro di riabilitazione ’ Narcodem’ in Russia ci sono almeno tre milioni di persone malate di gioco d’azzardo.
Beninteso, nella patria di Dostojevski la figura del giocatore, che dà il titolo ad uno dei più noti romanzi del grande scrittore russo, non scomparirà. Chi vorrà concedersi i brividi dello chemin de fer o della roulette dovrà però volare fino agli angoli della sterminata Russia, nelle quattro zone dove il gioco d’azzardo sarà ancora legale: a Kaliningrad ( tra Polonia e Lituania), sui monti Altaj al confine con la Mongolia, sulle rive del Mar d’Azov, appendice del Mar Nero, e a Primorye sul Pacifico. A Mosca si potrà giocare, sì, ma solo a poker. La nonna di Dostojevski, quella che bruciò tutti i suoi averi alla roulette puntando sullo zero, si rivolterà nella tomba.