The Times, 15 ottobre 2009. Traduzione integrale., 15 ottobre 2009
La Francia è rimasta sconvolta quando, l’anno scorso, dieci suoi soldati sono stati uccisi in un attacco dei guerriglieri afghani in un’area che si credeva relativamente tranquilla
La Francia è rimasta sconvolta quando, l’anno scorso, dieci suoi soldati sono stati uccisi in un attacco dei guerriglieri afghani in un’area che si credeva relativamente tranquilla. Lo sconcerto è anche aumentato con la notizia che molti soldati erano stati mutilati, e poi con la pubblicazione delle fotografie dei militanti talebani che indossavano trionfalmente i giubbotti antiproiettile e le armi delle loro vittime. I francesi hanno avuto in carico l’area di Sarobi, a est di Kabul, per un solo mese, ereditandola dagli italiani; quell’episodio è stato una delle peggiori stragi subite dall’esercito della Nato in Afghanistan. Quello che la Francia sconvolta non sapeva è che nei mesi prima dell’arrivo dei soldati francesi, a metà 2008, i servizi segreti italiani avevano pagato decine di migliaia di dollari ai comandanti talebani e ai signori della guerra per tenere quella zona tranquilla, secondo le informazioni raccolte dal Times. I pagamenti clandestini, la cui esistenza venne nascosta alle forze francesi, sono stati scoperti da ufficiali occidentali. L’intelligence statunitense è rimasta sbalordita scoprendo, attraverso intercettazioni telefoniche, che gli italiani avevano anche corrotto molti militanti, in particolare nella provincia di Herat, nell’ovest del paese. Nel giugno del 2008, molte settimane prima dell’attacco, l’ambasciatore americano a Roma aveva presentato un cosiddetto démarche, una protesta diplomatica, al governo Berlusconi, un documento contenente accuse riguardo la tattica italiana in Afghanistan. Comunque, numerosi alti ufficiali della Nato hanno confermato al Times che, in seguito, sono stati scoperti anche pagamenti avvenuti nell’area di Sarobi. Le fonti hanno spiegato che i francesi, non sapendo niente di quei pagamenti, hanno fatto una stima del rischio catastroficamente sbagliata. ’Uno non può fare troppo il difficile con queste cose – ha detto un alto ufficiale Nato che lavora a Kabul – può avere anche senso corrompere i gruppi locali e usare la non-violenza per tenere a bada la situazione. Ma è una pazzia farlo senza informare gli alleati”. Il 18 agosto, un mese dopo la partenza degli italiani, una pattuglia francese scarsamente armata, si spostò nelle montagne a nord della città di Sarobi, nell’omonimo distretto, 65 chilometri a Est di Kabul. Non aveva motivo di sospettare che stava andando incontro alla battaglia più pesante, in termini di vite umane, dell’ultimo quarto di secolo di storia francese. Operando in un arco di territorio a nord ed est della capitale afghana, i francesi sembravano essere convinti di trovarsi in un distretto relativamente tranquillo. Gli italiani, che avevano sostituito a luglio, avevano subito un solo morto in battaglia in un anno intero. Il quartier generale della Nato a Kabul si era più volte complimentato per i progetti di ricostruzione gestiti dagli italiani nell’area di Sarobi. Quando un gruppo di 170 guerriglieri attaccò i francesi nella valle di Uzbin il risultato fu un disastro. ”Ci presero di sorpresa” aveva raccontato dopo l’attacco un comandante francese. Successivamente la Nato criticò i francesi per la loro scarsa preparazione. ”Sono andati con due plotoni (circa 60 uomini) – spiegava un ufficiale – non avevano armi pesanti, nessun supporto aereo, niente artiglieria e nemmeno abbastanza radio”. Se in quella zona non ci fosse stata una forza speciale americana in grado di chiamare supporto aereo, i francesi si sarebbero trovati in una situazione anche peggiore. ”Avevano solo due mitraglie e 100 serie di munizioni a testa. Cercavano problemi, e i rivoltosi glieli hanno portati”. Un corpo dell’ottavo reggimento dei paracadutisti dei Marine ci mise un’ora e mezza per raggiungerli sulle montagne. ”Non potevamo vedere i nemici e non sapevamo quanti ce ne fossero” aveva poi raccontato un altro soldato francese. ”Dopo 20 minuti iniziammo a vederci sparare da dietro. Eravamo circondati”. La truppa rimase intrappolata finché le forze aeree non costrinsero i guerriglieri alla ritirata, il mattino successivo. A quel punto 10 soldati francesi erano stati uccisi e 21 erano feriti. Quando emerse che molti dei morti erano stati mutilati dagli insorti – un misto di talebani e guerriglieri di Hizb e-Islami – l’opinione pubblica francese ne fu sconvolta. Poche settimane dopo i giornalisti transalpini fotografarono militanti afghani che portavano fucili d’assalto francesi e indossavano i giubbotti antriproiettile dell’esercito, gli elmetti e, in un caso, l’orologio di un soldato morto. Due ufficiali della Nato a Kabul hanno confermato com’è andata quella storia: i francesi erano convinti di andare in un’area tranquilla, una zona che gli italiani militari avevano potuto presentare ai media come un esempio di successo di un’operazione ”dei cuori e delle menti”. Un’altra fonte Nato conferma anche le accuse di corruzione dei rivoltosi rivolte agli italiani: ”Quei pagamenti li fecero i servizi segreti, non l’esercito. Parliamo di decine di migliaia di dollari regolarmente pagati a singoli comandanti della guerriglia. Serviva per evitare vittime tra i soldati italiani, perché avrebbero creato difficoltà politiche a Roma”. ITALIA-AFGHANISTAN. PEZZO DEL TIMES. Il mese scorso, quando sei soldati italiani sono stati uccisi in un attacco a Kabul, per l’Italia è stata una tragedia nazionale, e si sono ripetute richieste di ritiro. La fonte Nato aggiunge che l’intelligence americana era venuta a sapere dei pagamenti a Herat: ”Gli italiani non li hanno mai ammessi, anche se c’erano intercettazioni telefoniche che li dimostravano. Il démarche fu il risultato di questa situazione. Non fu reso pubblico perché avrebbe generato un incubo diplomatico. Siamo venuti a sapere solo più tardi dei pagamenti avvenuti a Sarobi”. Un alto ufficiale dell’intelligence a Kabul ci è andato duro: ” stata una disgrazia totale. La Nato in Afghanistan è una struttura già abbastanza fragile senza che si lavori alle nostre spalle. Gli italiani hanno una montagna di domande a cui devono rispondere”. Haji Abdul Rahman, un anziano della tribù di Sarobi, ricorda come un ambiente tranquillo diventò ostile nello spazio di una notte. ”Non c’erano attacchi contro gli italiani. La gente dice che gli italiani e i talebani hanno buoni rapporti. Quando è cambiata la nazionalità delle forze militari, e arrivarono i francesi, i soldati sono stati attaccati. Sapevamo che i talebani erano venuti in città, sapevamo anche che non avevano attaccato gli italiani. Ma non sappiamo perché”. Il ministro della difesa italiano ci ha rimandati all’ufficio del primo ministro. Un portavoce ha spiegato: ”L’ambasciatore americano a Roma non ha fatto nessuna lamentela formale. Ha solo chiesto informazioni, prima allo passato governo, e quindi a questo. Le accuse sono state respinte e sono totalmente infondate”. Silvio Berlusconi, il primo ministro, ha sconfitto Romano Prodi alle elezioni di aprile 2008. Questi sospetti non sono privi di precedenti. In ottobre 2007 due agenti italiani furono rapiti nella parte occidentale dall’Afghanistan, uno fu ucciso e un altro salvato dalle forze speciali inglesi. Più tardi, sui giornali italiani, è emerso che erano stati rapiti mentre facevano pagamenti ai talebani.