Roberto Sommella, Milano Finanza 15/10/2009, 15 ottobre 2009
Berlusconi studia il taglio dell’Irap - il progetto punta a rendere deducibili gli interessi passivi
Berlusconi studia il taglio dell’Irap - il progetto punta a rendere deducibili gli interessi passivi. ma mancano le risorse - La mossa del premier potrebbe dare fiato ai bilanci e rilancerebbe la produzione Banca del Sud, ok della Lega. Oggi Cdm - L’idea, non del tutto inedita, pare gli frulli da un po’ nella testa. Poi le impellenze del presente, la sentenza Mondadori e il Lodo Alfano l’hanno fatta finire nel cassetto. Eppure il progetto di abolire l’Irap, l’odiatissima imposta sulle attività produttive che grava come un macigno sui bilanci in rosso di migliaia di imprese, Silvio Berlusconi la coltiva da tempo, tanto da averla messa nero su bianco nel programma del Pdl alle scorse elezioni. Poi le esigenze di bilancio (l’abolizione tout court costerebbe una tombola, qualcosa come 30 miliardi di euro) e la crisi finanziaria hanno fatto finire nel cassetto programma e conti. La novità è che negli ultimi giorni il Presidente del Consiglio avrebbe ripreso in considerazione almeno una parte dell’operazione, quella relativa a una dell’imposta sugli interessi passivi che compongono, insieme ad una serie di vecchi tributi, l’ossatura dell’Irap. Si tratta di qualche miliardo di euro che le aziende pagano alle banche per finanziarsi e pagare gli stipendi quando mancano fondi in cassa. Una voce di costo, indeducibile dalle imposte, che di questi tempi affossa ancora di più i bilanci già in rosso di tantissime aziende italiane. Se il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ancora non avrebbe preso in mano il dossier, qualche mezza conferma arriva da un’autorevole fonte della maggioranza. «Tagliare tutta l’Irap è impossibile, costa troppo ed è per sempre, come l’Ici», racconta, «diverso è il discorso sulla possibilità di rendere deducibili gli interessi passivi, quelli che gravano sul costo del lavoro e sulle perdite. una cosa fattibile, che potrebbe essere finanziata gradualmente all’inizio con i proventi dello scudo fiscale». L’idea del premier avrebbe tre finalità: rilanciare le imprese, rinsaldando i rapporti con Confindustria (che giusto martedì ha bocciato la Finanziaria), preparare un terreno fertile per le prossime elezioni regionali e, infine, rinsaldare i rapporti con i poteri forti di Via Solferino, vero cruccio del Cavaliere. Banca del Sud, ok della Lega. Un altro progetto, in stato più avanzato, potrebbe ricevere oggi l’ok del governo. La Banca del Sud, tanto cara a Tremonti, ha ricevuto un sostanziale via libera martedì nel pre-Consiglio dei ministri e lo snellissimo ddl (comitato promotore di 15 saggi, co-partecipazione dello Stato, raccolta affidata alle Poste e Sud Bond da 7 miliardi di euro), approda a Palazzo Chigi per un primo esame. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la Lega con i suoi ministri ha assicurato il pieno appoggio al ministro dell’Economia, mentre ci sarebbero resistenze ancora da parte di alcuni ministri come quello degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo e dello Sviluppo, Claudio Scajola. «Le tensioni oggi in Consiglio dei ministri non mancheranno», rileva un ministro leghista, «ma credo che alla fine il progetto Banca del Sud passerà».