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 2009  ottobre 15 Giovedì calendario

UN ANNO DOPO IL CROLLO DI RIVOLI CONTROLLATE SOLO META’ DELLE SCUOLE


Tra poco più di un mese sarà passato un anno. Il crollo di Rivoli (Torino), in cui perse la vita il 17enne Vito Scafidi, risale al 22 novembre 2008. Un altro ragazzo è ancora in sedia a rotelle. Ministri sul posto, polemiche sulle responsabilità, promesse, «mai più». Libero è in grado di documentare a che punto è l’opera di ”controllo” degli edifici scolastici italiani voluta dai ministeri di Pubblica Istruzione e Infrastrutture proprio a seguito del gravissimo incidente. Si è proceduto così: i due dicasteri hanno avviato un tavolo tecnico con gli enti locali (Regioni, Province e Comuni) anche per aggirare le lungaggini provocate dal congelamento dei rapporti col governo, deterioratisi fino al congelamento della Conferenza unificata. A febbraio lo stanziamento ad hoc di un miliardo di euro (fondi FAS), specificamente dedicato alla messa in regola degli edifici scolastici. Di questi, 250 milioni di euro sono stati poi destinati all’Abruzzo devastato dal terremoto. Il problema vero è stabilire come spendere - e con quali priorità - i restanti 750 milioni per tentare di evitare altri casi Rivoli.
I 45 mila istituti

Su input del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Mario Mantovani (PdL), da agosto si è deciso di accelerare un maxi censimento degli istituti, operazione finora mai realizzata su questo raggio, anche perché da un lato il Ministero dell’Istruzione non ha al suo interno la disponibilità di tecnici adatti, dall’altro quello delle Infrastrutture non era stato utilizzato con queste finalità. Lo screening riguarda oltre 45mila edifici dove ogni mattina entrano 10 milioni di ragazzi italiani: servirà a stabilire quanti e quali necessitano di interventi di ristrutturazione. Il censimento ”centralizzato” ha permesso di raccordare scuole che altrimenti per competenza spettano a enti diversi: la Provincia per le superiori, i Comuni per elementari, medie e materne.

I dati che Libero è in grado di pubblicare mostrano l’avanzamento del censimento regione per regione. Con un discreto cammino: di fatto siamo a metà strada. Ma con clamorose eccezioni. Sorprendente che a chiudere la classifica sia proprio il Piemonte, dove la tragedia di Rivoli ha convinto a sbloccare l’intera operazione. Qui infatti il 13 ottobre, secondo i dati presentati al tavolo tecnico e raccolti dal ministero di Altero Matteoli, appena il 4% delle scuole è stato studiato dai tecnici. Nello stesso periodo, per esempio, regioni come la Basilicata e la Valle D’Aosta hanno completato il 100% delle strutture. Sicuramente avevano meno lavoro da fare, tuttavia anche una grande regione come il Lazio (3.283 scuole) ha completato il 45% del ”lavoro” (in media nazionale) pur avendo a disposizione 13 squadre di tecnici, contro le 22 piemontesi. Ottime performance per la Lombardia (97%), la Puglia (93%), la Liguria (66%) e la Campania (55%). Male Umbria, Toscana, Sicilia.
il freno

«Alcune regole del federalismo pasticciato introdotto dal centrosinistra nel 2001 hanno convinto anche un anti-statalista come me che, soprattutto dopo una tragedia come Rivoli, lo Stato doveva attivarsi e che su questioni di questo livello dove interviene lo Stato ci sono più garanzie», spiega a Libero Mantovani. Che commenta così il paradossale dato del Piemonte: «Se non di ostruzionismo, siamo di fronte a una scarsa collaborazione. Un peccato, perché dove c’è piena concordia le cose si fanno». Tra le righe, una critica alle regioni - in prevalenza di sinistra - che «su questo tema, così come accaduto sul piano casa, sul nucleare e su altre questioni rischiano di far prevalere sterili reclami di competenza tra enti rispetto all’efficienza che è interesse di tutti».

Mantovani spiega che il censimento dovrebbe comunque concludersi entro l’anno, ma che dovrebbe essere possibile iniziare le opere di messa in sicurezza delle scuole già censite che lo richiedano prima della sua conclusione «Conviene anche agli enti locali poter utilizzare i fondi stanziati, anche perché se non sono spesi vengono nuovamente prelevati».